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Lilo Baur, intuizione creativa e tenace fervore

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Classe 1958, Lilo Baur è stata premiata con la più importante onorificeenza delle arti sceniche in Svizzera. © Charlotte Krieger / OFC/BAK/UFC/FOC 2024

L'attrice e regista teatrale e operistica Lilo Baur, artista argoviese di fama internazionale, riceverà il Gran Premio svizzero delle arti sceniche / Anello Hans Reinhart alla fine di ottobre 2024.

Il mondo di Lilo Baur è vasto. Comprende la Svizzera, dove è nata, l’Inghilterra, l’America, il Giappone, la Grecia, l’Italia e la Francia, dove attualmente vive. Tutti Paesi che ama, dove ha presentato numerosi spettacoli e dato lezioni di recitazione.

Altrettanto vasta è la sua ambizione, nata quando, all’età di 16 anni, ha scoperto l’attore svizzero tedesco Mark Wetter, che si esibiva in un assolo comico su un palcoscenico di Zurigo.

“Sono andata a trovarlo dopo lo spettacolo e gli ho chiesto dove avesse imparato il mestiere, ricorda. Mi rispose: alla scuola Jacques Lecoq di Parigi”.

Così Lilo Baur è partita per inseguire i suoi sogni: voleva entrare a far parte di questa rinomata scuola, che ha formato eccellenti attori e attrici, nonché alcuni dei più famosi registi di oggi. Ma è ancora molto giovane e dovrà convincere i suoi genitori che solo i titoli universitari contano e che il palcoscenico può essere un mestiere d’avvenire.

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“Non mi piace la parola ‘gloria’”

A cinquant’anni di distanza, l’attrice e regista teatrale e operistica è considerata una delle migliori artiste della scena europea, sulla scia dei colleghi svizzeri Milo Rau e Stefan Kaegi, che lei ammira.

In riconoscimento del suo talento e della sua fama internazionale, l’Ufficio federale della cultura (UFC) le conferirà il 31 ottobre a Zugo il Gran Premio svizzero delle arti sceniche / Anello Hans Reinhart 2024Collegamento esterno.

Quando le si chiede se questo premio rappresenti per lei la gloria, sorride: “Non mi piace la parola ‘gloria’, mi fa pensare a Napoleone e alle sue conquiste”. Questo premio è più che altro una sorpresa, accompagnata da una marea di ricordi che riportano Lilo Baur alla sua adolescenza in Argovia.

“Mi rivedo nella nostra casa, quando ho difeso i miei progetti d’avvenire di fronte ai miei genitori. Loro resistevano, io mi aggrappavo ai miei sogni e poi ho avuto le mani libere”.

L’amore per il denaro

Sua madre aveva un atelier di sartoria; suo padre era un contabile, sindaco del suo villaggio di Sarmenstorf (Argovia) e molto coinvolto nella vita della comunità. “Gestiva gli affari con un grande senso di giustizia. Un vero patriota! Una domenica tornò a casa con la camicia piena di sangue. Era scoppiata una rissa e lui era intervenuto per calmare i due litiganti”, racconta.

La Svizzera è cambiata molto da allora e l’impegno personale non è più così ardente. Lilo Baur ritiene che oggi ciò che spinge molta gente è soprattutto l’amore per il denaro. “In questo Paese c’è una grande ricchezza culturale, che è molto apprezzabile, ma c’è un’altra ricchezza che si può contare in franchi, e questo mi stupisce ogni volta che torno in Svizzera, a Losanna e a Ginevra in particolare, dove il richiamo del denaro sembra essere il motore della vita”, dichiara.

Non sorprende quindi che abbia rappresentato L’avaro nei panni di un banchiere ginevrino. Lilo Baur ha adattato la famosa opera di Molière ai nostri tempi, mettendola in scena nel 2022 alla Comédie-Française di Parigi. All’epoca, dopo lo spettacolo ci disse: “L’avaro nasconde il suo denaro in una cassetta, proprio come oggi viene rinchiuso nei mausolei che sono i caveau delle banche”.

La Comédie-Française ripropone L’avaro in questa stagione e ha anche invitato Lilo Baur a dirigere una commedia di Agatha Christie, Trappola per topi. Si tratta della sua settima produzione per la prestigiosa istituzione parigina.

Anche altri teatri altrettanto importanti hanno puntato sull’artista argoviese. Tra questi, il Tokyo Metropolitan Theatre, dove nel 2019 è apparsa in One Green Bottle, una pièce del drammaturgo giapponese Hideki Noda, successivamente presentata al Théâtre La MaMa di New York. Oppure il Théâtre de Carouge di Ginevra, dove nel 2023 ha scritto l’adattamento di Una giornata particolare, tratto dal film di Ettore Scola.

due attori su un palco
Laetitia Casta e Roschdy Zem nell’adattamento di Lilo Baur del film di Ettore Scola “Una giornata particolare”. Simon Gosselin

Una ricca immaginazione

La sua straripante immaginazione e la sua frizzante direzione degli attori e delle attrici hanno plasmato la reputazione di Lilo Baur, e i suoi spettacoli si concentrano principalmente sull’amore, la famiglia e le relazioni sociali.

Oltre al suo intuito creativo, deve parte del suo successo anche alla scuola di Jacques Lecoq, che le ha permesso di ampliare la sua cerchia di conoscenze e di stabilire complicità artistiche.

Molti dei suoi compagni di corso le hanno poi chiesto di accompagnarli nel loro lavoro di registi teatrali. È così che è finita a Londra, Atene e Roma, oltre che al Festival di Edimburgo e al Festival di Avignone, tutti eventi culturali internazionali che le hanno dato una visibilità ancora maggiore.

Oggi, grazie al Grand Prix che le è stato assegnato, Lilo Baur può vedere la sua carriera svolgersi come su un grande schermo, ci dice. Ma non è una finzione.

Assegnato dall’Ufficio federale della cultura (UFC) in collaborazione con la Società svizzera di teatro, il Gran Premio/Anello Hans Reinhart ha un valore di 100’000 franchi svizzeri.

Gli altri premi hanno un valore di 40’000 franchi svizzeri ciascuno.

Quest’anno sono stati premiati nove artisti e artiste o compagnie di danza e teatro provenienti dalle diverse regioni linguistiche del Paese: Anne Delahaye, Petra Fischer, Ursina Greuel, Ueli Hirzel, Marchepied Cie, Old Masters, Ivy Monteiro, Philippe Olza e Adina Secretan.

Articolo a cura di Pauline Turuban

Traduzione con l’aiuto di Deepl/mar

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