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Locarno 76, il giro del mondo in 214 film

Una scena del film Espaldas Mojadas in cui si vede un uomo accovacciato tra la vegetazione
Una scena di "Espaldas Mojadas", di Alejandro Galindo, uno dei film della retrospettiva sul cinema popolare messicano dal 1940 al 1969. Courtesy of Locarno Film Festival

La 76ª edizione del Locarno Film Festival inizia mercoledì con la promessa di stravolgere la nostra zona di comfort in materia di cinema.

Come da tradizione, il festival inizierà con la proiezione di un film storico. Quest’anno si tratta del film muto di Alfred Hitchcock Il pensionante (The Lodger: A story of the London Fog), del 1927, accompagnato dalla musica dal vivo dell’Orchestra della Svizzera italiana.

Questa preapertura precede l’inizio del festival sul grande schermo all’aperto di Piazza Grande, il marchio più famoso della rassegna, con una nuova produzione della coppia belga-australiana Fiona Gordon e Dominique Abel, L’Étoile Filante (The Falling Star).

Il Festival del film di Locarno, che durerà dieci giorni, coprirà i quasi cento anni che separano Il pensionante da L’Étoile Filante. Il programma privilegia gli outsider, registi e registe indipendenti e le figure esordienti, con una forte attenzione alle narrazioni che sfidano quelle classiche.

vista aerea di piazza grande a locarno durante la proiezioni di un film
Vista aerea della Piazza Grande di Locarno, il cinema all’aperto con oltre 8’000 posti a sedere. Keystone / Urs Flueeler

Il cinema europeo mantiene una forte presenza quest’anno – in particolare con produzioni francesi e italiane – ma come negli anni passati, le scelte del festival riflettono un panorama cinematografico più diversificato. Autori e cineaste con un passato migratorio continuano a portare nuove prospettive a temi attuali e meno recenti.

Diciassette film provenienti da tutti i continenti – a eccezione dell’Africa – sono in lizza per il Pardo d’Oro, vinto l’anno scorso dal film brasiliano Regra 34. Tra i film di spicco di questa edizione figurano Do Not Expect Too Much From the End of the World, la nuova pellicola del regista rumeno Radu Jude, vincitore dell’Orso d’oro di Berlino nel 2021; Stepne, un film molto personale dell’ucraina Maryna Vroda, non direttamente collegato alla guerra in corso; e The Vanishing Soldier, opera seconda dell’israeliano Dani Rosenberg.

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La Svizzera è rappresentata nel concorso principale da Manga D’Terra, il secondo lungometraggio di Basil da Cunha, la cui traiettoria si allontana dalla scena cinematografica svizzera. Nato da genitori portoghesi a Morges, nella Svizzera francese, da Cunha si è trasferito a Lisbona nel sobborgo di Reboleira, dove ha girato il suo primo film, O Fim do Mundo (La fine del mondo), con protagonisti gli e le abitanti del quartiere e una trama basata sulle loro storie di vita.

Se O Fim do Mundo è stato paragonato ai classici sulle gang di giovani di colore americani come Strade violente (Boyz in the Hood, 1991) di John Singleton, Manga D’Terra è incentrato su una donna, immigrata da Capo Verde, che si trova invischiata nelle guerre tra bande a Lisbona mentre cerca di farsi strada con la musica.

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Presenza americana

Contrariamente ai festival cinematografici più glamour – Cannes, Venezia, Berlino – dove Hollywood ha sempre una presenza distintiva e talvolta preponderante, Locarno presenta solitamente film provenienti dalle frange più indipendenti e autoriali degli Stati Uniti.

Quest’anno, la commedia Lousy Carter di Bob Byington parteciperà al concorso principale, mentre Family Portrait di Lucy Kerr è in corsa per il Pardo d’oro Cineasti del Presente, una sezione per registi e registe che presentano il loro primo o secondo lungometraggio.

Il continente americano in senso lato ha una presenza significativa a Locarno. Il festival presenta sia rarità del passato che alcune delle più recenti produzioni del cinema latinoamericano. Ciascuno dei principali concorsi internazionali presenta un film della regione, El Auge del Humano 3 (The Human Surge 3) dell’argentino Eduardo Williams nella sezione principale e Todos los Incendios (All the Fires) del messicano Mauricio Calderón Rico nella categoria Cineasti del Presente.

una donna vampiro sta per mordere una donna che dorme
Scena di “Santo vs. the Vampire Women” (Alejandro Galindo, 1955), parte della retrospettiva di film popolari messicani del periodo 1940-1969. Courtesy of Locarno Film Festival

Inoltre, la retrospettiva di quest’anno è dedicata al cinema messicano. “Le molte stagioni del cinema popolare messicano” è una selezione di 36 opere prodotte tra il 1940 e il 1969, curata dal critico cinematografico Olaf Möller. Molte di queste pellicole non sono mai state proiettate al di fuori dei confini messicani e alcune sono vere e proprie rarità, come Le rive della morte (El Río y la Muerte, 1954), un film poco conosciuto del maestro surrealista spagnolo Luis Buñuel realizzato durante i suoi anni messicani.

La sezione Open Doors del festival, che promuove produttori e cineaste di Paesi con industrie cinematografiche scarsamente finanziate, si concentra anch’essa sull’America Latina. Quest’anno, a Locarno sono presentati sette lungometraggi provenienti da Bolivia, Perù, Venezuela, Paraguay ed Ecuador, Paesi quasi invisibili ai botteghini mondiali.

Radicalismo e sovversione

locandina del film abismo
Il titolo originale del film di Rogério Sganzerla è “Abismu”; le locandine all’epoca dell’uscita del film nelle sale hanno “corretto” la lingua. La colonna sonora è di Jimi Hendrix. Mercurio Produções Archive

Locarno propone altre due gemme latinoamericane nella sezione Histoire(s) du cinema, Documentário (1966) e Abismu (1977) del brasiliano Rogério Sganzerla (1946-2004). Probabilmente il più celebre autore di film della controcultura in Brasile, Sganzerla e i suoi “udigrudi” (underground) sfidarono non solo le convenzioni borghesi ma anche la dittatura militare che regnò in Brasile dal 1964 al 1985. Sfidarono persino il Cinema Novo, che era il principale movimento rivoluzionario della scena cinematografica brasiliana degli anni Sessanta e Settanta.

Impressionato e influenzato dal cinema di Jean-Luc Godard, Sganzerla ha talvolta superato il suo maestro con la sua satira assurda, la sovversione narrativa e l’uso indiscriminato del collage. La sua opera più famosa, Il bandito della luce rossa (O Bandido da Luz Vermelha, 1968), s’ispira a Il bandito delle 11 (Pierrot le Fou, 1965) di Godard, e la sua “trasposizione” nella realtà brasiliana ne ha fatto uno dei film brasiliani più importanti di tutti i tempi.

La vedova di Sganzerla, Helena Ignez, che fu anche la sua musa, partner creativa e protagonista di alcuni dei suoi film, mantiene viva la vena poetica sovversiva; sarà presente alle proiezioni di Locarno.

un uomo e una donna in una scena di un film in bianco e nero
La sezione Histoire(s) du Cinéma propone anche “Alphaville, una strana avventura di Lemmy Caution”, del 1965. Jean-Luc Godard voleva fare un film di fantascienza distopica, ma non aveva abbastanza soldi. Il film fu girato a Parigi nelle prime ore del giorno, quando non c’era nessuno, e per gli effetti speciali Godard si limitò a giocare con i negativi. Il film è diventato un classico. Keystone

Altri ospiti celebri apporteranno un tocco di glamour cinefilo a Locarno. Ken Loach, 87 anni, l’ultimo eroe della classe operaia, presenterà il suo nuovo film, The Old Oak. Anche Barbet Schroeder, 81 anni, il regista svizzero con la maggiore esperienza internazionale, presenterà il suo ultimo film, Ricardo et la Peinture.

>> Aspettando il buio… guarda come avviene la posa del grande schermo sulla Piazza Grande di Locarno:

Traduzione di Luigi Jorio

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