Mezzogiorno, uno scorcio d’Italia lontana dalla bella vita
Il mercato del quartiere di Ballarò, nel centro di Palermo.
Roger Wehrli
Nel suo libro illustrato "Mezzogiorno", il fotografo svizzero Roger Wehrli si addentra ancor di più nel soggetto che lo accompagna da molti anni. Allontanandosi dalla Bella Italia delle mete turistiche, ci mostra la vita quotidiana e la gente del sud del Paese.
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Come editor fotografico sono responsabile dell'uso editoriale della fotografia su SWI swissinfo.ch e delle nostre collaborazioni con le e i fotografi. Quando se ne presenta l'occasione, prendo la macchina fotografica e accompagno uno dei nostri giornalisti.
Mi sono formato come fotografo a Zurigo e ho iniziato a lavorare come fotoreporter nel 1989. Nel 1990 ho fondato l'agenzia fotografica svizzera Lookat Photos. Vincitore per due volte del World Press Award, ho ricevuto anche diverse borse di studio nazionali svizzere. Il mio lavoro è stato ampiamente esposto ed è presente in diverse collezioni.
Vediamo una strada di montagna che nell’immagine scompare in una curva a sinistra. La parte destra della carreggiata è dissestata e si è staccata, precipitando lungo il pendio. In un primo momento, la fotografia di Roger Wehrli non racconta altro che questa frana. Ma se si guarda più da vicino, si capisce che il quadro non riguarda solo una forza della natura, ma il fallimento di un potere statale assente e indifferente.
“In Italia si ha sempre la sensazione che la situazione stia peggiorando, o addirittura che sia senza speranza. Ma poi si scopre che al peggio non c’è fine. Ancora e ancora”, dice il fotografo.
Le conseguenze della miseria economica sono visibili in molti luoghi dell’Italia del Sud, in Sicilia ancora di più che altrove: edifici industriali abbandonati, ponti fatiscenti, strade in rovina, demolizioni invece di nuovi inizi. Questo probabilmente non cambierà nemmeno con il nuovo Governo, che promette di mettere cittadini e cittadine al primo posto. Un terzo di tutte le famiglie del Sud è considerato povero, mentre al Nord è solo una su dieci.
L’esercito dei disoccupati attira spesso l’attenzione su di sé – non sempre in modo pacifico, perché la rabbia dei “disoccupati” è grande.
Roger Wehrli
San Luca, nel cuore dell’Aspromonte, è considerata una delle roccaforti della mafia calabrese. Il villaggio è balzato agli onori della cronaca in tutta Europa quando i membri di due clan locali si sono massacrati a vicenda nella lontana Duisburg, in Germania.
Roger Wehrli
Il cristianesimo praticato in Aspromonte ha una forte componente pagana, che si rivela ad esempio nel santuario della Madonna dei Polsi.
Roger Wehrli
È qui che le abitanti e gli abitanti dell’Aspromonte si ritrovano per fare picnic e ballare. Il luogo ha anche un significato speciale per i capi clan della `Ndrangheta: durante il pellegrinaggio di settembre, vi si incontrano per risolvere dispute e parlare di “affari”. Durante questo periodo, le armi sono tradizionalmente silenziose.
Roger Wehrli
A San Luca, su 5.000 abitanti, quasi un quarto ha precedenti penali e più di cento sono attualmente in carcere.
Roger Wehrli
Una strada di montagna dopo una frana in Calabria.
Roger Wehrli
Nessuno al Nord capirà mai cosa ha significato per il Napoli il geniale calciatore Diego Armando Maradona.
Roger Wehrli
I “Quartieri Spagnoli” sono una zona povera del centro storico di Napoli. Qui la disoccupazione è particolarmente elevata. Molte persone si arrangiano con lavori saltuari più o meno legali.
Roger Wehrli
“Cu è surdu, orbu e taci, campa cent’anni ‘mpaci”. “Chi è sordo, cieco e muto vive cento anni in pace”, dice un proverbio siciliano.
Roger Wehrli
Il mercato del quartiere Ballarò è il più grande di Palermo. Poiché la concorrenza è agguerrita, i venditori urlano a squarciagola. In questo mercato ci si sente davvero nel ventre di Palermo e si ha la sensazione che le cose fossero state simili anche 2000 anni fa.
Roger Wehrli
Calogero Parisi è il responsabile della cooperativa “Lavoro e non solo”. Questa cooperativa gestisce i terreni confiscati dallo Stato italiano al più brutale dei boss mafiosi, Toto Riina. Nonostante le minacce e gli atti di sabotaggio, sempre più persone osano lavorare per lui.
Roger Wehrli
Le immagini di Wehrli irradiano calma, in netto contrasto con l’atmosfera di un bar siciliano
Roger Wehrli
La tarantella viene suonata e ballata per strada, una musica che sembra allegra che dà sfogo anche alla tristezza.
Roger Wehrli
Wehrli conosce i soggetti delle sue fotografie. Lo scatto è preceduto da un lungo processo, si può chiamare ricerca, ma forse è anche semplicemente la vita. La sua compagna è italiana, i suoi genitori si sono trasferiti in Svizzera per lavorare e rimanere qui.
“Più si visita un Paese, più sorgono domande”, dice Wehrli. Le risposte a queste domande le trova in frammenti dei suoi viaggi, quando osserva la vita delle persone e le conversazioni.
Una famiglia attende la cerimonia di battesimo davanti al cancello d’ingresso del Duomo di Palermo.
Roger Wehrli
Le immagini di Wehrli irradiano calma, in netto contrasto con i soggetti, di cui possiamo immaginare la discussione animata e il concitato vociare in un bar siciliano. Il suo approccio è caratterizzato dalla pazienza, non cerca la spettacolarità, ciò che gli interessa sono le condizioni di vita e la quotidianità delle persone che incontra.
Paesaggio mafioso
Non è immediatamente visibile nelle sue immagini, ma anche qui siamo in un viaggio lungo i luoghi di origine della criminalità organizzata, la mafia italiana: la ‘Ndrangheta calabrese, Cosa Nostra siciliana, la Camorra napoletana e la Sacra Corona Unita pugliese.
Immortalare immagini a San Luca, in Calabria, ma anche in alcune zone della Sicilia o di sera nei Quartieri Spagnoli di Napoli, richiede non solo competenze tecniche, ma anche coraggio. Wehrli non è però uno che si fa mettere i piedi in testa. Alla base di tutto c’è la profonda convinzione che documentare le situazioni crei consapevolezza e quindi, nel migliore dei casi, porti a dei miglioramenti.
All’interno del libroCollegamento esterno, le immagini sono completate da un testo di Leonardo La Rosa, un compagno di viaggio di lunga data del fotografo. La sua è più di una semplice introduzione alle fotografie: è il risultato di una collaborazione. Del titolo del libro scrive quanto segue: “A un certo punto (…) il Mezzogiorno, il Sud, è diventato qualcosa di pietoso, di arretrato, un non-luogo di incapacità e – in definitiva – di criminalità. Oggi il Mezzogiorno è la cifra del Paese che si lascia per cercare fortuna al nord. Ma non tutti se ne vanno. E quelli che restano sono una razza dura e resistente di persone che non hanno dimenticato come sognare, ma che lo fanno con uno sguardo di amara ironia”.
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