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Migrazioni: nessun luogo è lontano

Migrazioni: non solo sfide o disagi, bensì anche risorse e opportunità swissinfo.ch

Paesi alle spalle, città di approdo: i flussi migratori lasciano le periferie del benessere portando uomini, donne, bambini, sogni. Ma anche tantissimi drammi.

Le rotte della speranza, disseminate di spaventosi lutti, portano a Milano, Barcellona, Atene, Istanbul, anche numerose sfide: integrazione e sicurezza.

Ed è a Lugano, a due passi dal Mediterraneo e dalle Alpi, che numerosi esperti europei si sono dati appuntamento per confrontare esperienze e strategie dei rispettivi paesi. E per verificare la possibilità di dare risposte comuni ad un problema planetario e complesso.

Organizzato dall’Istituto studi mediterranei (ISM), in collaborazione con la città di Lugano e il comune di Milano, il convegno ha messo in evidenza l’importanza dell’integrazione come strumento privilegiato di convivenza fra diverse etnie, fra società di accoglienza e migranti. Una sfida impegnativa.

I numeri hanno dei volti e delle storie

“A Milano – spiega Guido Manca, Assessore alla sicurezza del Comune – gli stranieri sono 145 mila ai quali, secondo le stime, vanno aggiunti circa 70 mila clandestini”. Ad Atene, sottolinea la consigliera del sindaco, le pratiche esaminate nel corso dell’anno sono state 160 mila.

“Abbiamo focalizzato la nostra attenzione e la nostra azione nell’accoglienza – aggiunge Christina Rouggeri – ma ora si tratta di lavorare all’integrazione”. Un campo che Barcellona, con 230 mila 942 immigrati (a gennaio 2005), conosce bene.

La città catalana ha riunito nel volume “Piano municipale dell’immigrazione” nove principi direttori, tre linee strategiche, sedici obiettivi e novanta misure.

Un piano pensato e costruito sulla concretezza. “Le nostre priorità – spiega Ramon Sanahuja Velez – sono difendere e diffondere i valori della diversità, promuovere la convivenza e prevenire le situazioni di conflitto”.

Ma a monte delle sfide delle società di accoglienza, ci sono la fame, la povertà, i conflitti, le guerre, la disperazione, che spingono uomini e donne lontano dai loro paesi di origine, alla ricerca di un piccolo quanto improbabile posto al sole al di là del Mediterraneo.

L’altra sponda del Mediterraneo

Lo sa bene Abderrahman Baniyahya, vice presidente dalla Regione del Grand Casablanca.

Il professore di diritto non usa mezze parole. “Parliamo di sicurezza, ma vediamo morti”. Per molti disperati il Mediterraneo si trasforma infatti in un cimitero e le coste tanto sognate in scogli invalicabili.

“All’estero vivono due milioni di marocchini che ogni anno tornano in patria per le vacanze. Ma ora il Marocco, e con esso Algeria e Tunisia, non è più percorso da sud a nord dai maghrebini, bensì dagli africani, che lasciano le loro aride terre in cerca di una vita dignitosa”.

“In attesa di tentare la traversata a nuoto dello stretto – ricorda Abderrahman Baniyahya – i migranti vivono nei boschi, senza assistenza, senza nulla. Ma con un’idea: superare quei 15 chilometri per trovare, forse, un’altra vita”.

Ma un’altra via ci sarebbe. “Oggi il Marocco è confrontato con la spietata concorrenza dei mercati internazionali. Centinaia di piccole medie imprese dovranno chiudere entro il 2010, uno scenario che porterà disoccupazione, povertà, migrazioni”.

“Per permettere che nei loro paesi di origine uomini e donne possano restare – sottolinea il professore di diritto – occorre aiutare il Sud, concretamente”. Con adeguate forme di cooperazione e politiche di aiuto allo sviluppo.

E consapevoli del fatto che nei flussi migratori si intreccia anche la criminalità organizzata, che lucra sulla disperazione e nelle cui maglie rimangono intrappolati i sogni di chi fugge.

“Lugano bella” tra sfide e risorse

Il fenomeno migratorio non è solo fonte di disagi e instabilità, bensì anche un’opportunità e una risorsa. La necessità di un approccio umano e culturale è emersa in modo piuttosto chiaro al convegno.

Ed è il discorso che sta portando avanti la città di Lugano, sempre più multiculturale. Un recente studio del Dicastero integrazione mostra che Lugano è aperta al mondo come nessun altro comune ticinese e, forse, anche, svizzero: il 37% della popolazione è di origine straniera, oltre 130 le nazionalità rappresentate.

Quella della Nuova Lugano è dunque una fotografia decisamente a colori, che fornisce molte informazioni a chi di integrazione si occupa in prima linea. “Questo studio – spiega a swissinfo la municipale Nicoletta Mariolini, responsabile del Dicastero integrazione – conferma gli orientamenti nella nostra politica”.

“Il dialogo tra residenti e stranieri – osserva Mariolini – è ottimo. Lavorando con le commissioni di quartiere il tema degli stranieri non è mai stato posto come un problema. Un segnale positivo che mostra come il lavoro della città stia dando i suoi frutti”.

Uno dei prossimi temi a cui Lugano intende prestare attenzione riguarda le coppie miste. “L’esperienza delle coppie miste – sottolinea la municipale – ci permette di capire concretamente quali sono le difficoltà, ma anche le ricchezze, che culture diverse vivono nella quotidianità. E come possono collegarsi alla realtà sociale della nostra città”.

“Mi è capitato, in più di un’occasione, sentirmi dire: Lugano non è più quella di una volta. E’ vero, ma la nostra sfida sarà quella di spiegare perché Lugano non è più come prima e in che cosa questa Lugano nuova è più ricca”.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

Nel 2004 sono state oltre 185 milioni le persone che hanno abbandonato il proprio paese
Esse rappresentano il 3% del pianeta
A Lugano il 37% della popolazione è di origine straniera

Una mostra fotografica dal titolo “La Città eventuale” ha fatto da cornice al convegno “Migrazione: una sfida per la città. Integrazione, sicurezza e qualità della vita nell’area mediterranea”, organizzato lo scorso weekend all’Università della Svizzera italiana.

La mostra è frutto di un progetto del Dipartimento degli Studi Urbani dell’Università degli Studi di Roma 3 in collaborazione con lo “studioLENS”, nato nel 2004 per indagare sulle trasformazioni urbane e sul mondo quotidiano dell’immigrazione.

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