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Nove giorni di Svizzera per i ragazzi di New York

Dal Bronx all'Uetliberg swissinfo.ch

Provengono da famiglie disagiate e per qualche giorno visiteranno la Svizzera: storia di 15 ragazzini di New York.

Li attende un programma variato e all’insegna della tradizione, che li porterà a conoscere uno dei paesi della vecchia Europa.

Una sorpresa: il viaggio in Svizzera per 15 ragazzini dei bassifondi di New York giunge del tutto inaspettato. A renderlo possibile è stato il festival culturale Swisspeaks, attualmente in corso nella Grande mela.

Swisspeaks ha concluso un partenariato con l’associazione americana «Fresh Air Fund». Attiva dal 1877, la «Fresh Air» è una fondazione che organizza vacanze per i bambini delle grandi città. Questa volta, la «gita in campagna» non ha luogo negli Stati uniti, ma porta i ragazzi a respirare l’aria svizzera.

Ospitati da famiglie

I teenager sono tutti ospitati da famiglie che abitano nei dintorni di Zurigo e che sono in grado di parlare inglese. Quest’ultima condizione era tra le richieste di «Swiss Ping Pong», l’associazione svizzera specializzata nella ricerca di famiglie disposte ad accogliere i giovani svizzeri dell’estero. Responsabile del soggiorno dei giovani newyorkesi in terra elvetica è l’OSE, l’Organizzazione degli svizzeri all’estero con sede a Berna.

Le famiglie ospitanti sono entusiaste dei ragazzi della Grande mela. «Sono allegri, gentili, puliti e ordinati. Ringraziano per ogni cosa. Insieme ci divertiamo molto», questo il commento unanime delle famiglie in gita con i loro piccoli ospiti sull’Uetliberg, la montagna di casa zurighese.

Là dove lo «ja» suona

Tom Morgenegg si occupa di coordinare le attività per l’OSE. In passato si è occupato del settore giovanile di un’associazione caritatevole. Il programma dei ragazzi di New York è piuttosto denso, non c’è il pericolo che manchi il tempo per interiorizzare quanto visto e per riposarsi?

«Siamo coscienti del fatto che il menu, composto da innumerevoli gite, sia piuttosto nutriente», dice a swissinfo Morgenegg. «Per questo evitiamo di concentrarci troppo sul programma ufficiale. Siamo flessibili». In caso di necessità, si rinuncerà senza troppe remore ad alcuni elementi del programma.

La gita sull’Uetliberg ha dimostrato che i ragazzi di New York sono abituati ad un ritmo sostenuto. Inoltre sono pieni di entusiasmo e di voglia di scoprire la Svizzera, un paese che per loro – così raccontano a swissinfo – è il luogo dove tutti dicono sempre «ja, ja».

Viaggiare è formarsi

La tabella di marcia è stata concepita cercando di rispettare i desideri dell’associazione americana «Fresh Air Fund». Per loro il viaggio in Svizzera deve essere un’opportunità offerta ai giovani di imparare cose nuove. Michael Clark lavora in qualità di «Secondary schools coordinator» per la «Fresh Air». L’associazione – attiva grazie a donazioni private – s’impegna per poter dare un futuro ai bambini poveri di New York.

«I 15 giovani che si trovano in Svizzera provengono da ambienti poveri e la maggior parte di loro non può fare affidamento su una famiglia integra», ci confida Clark. «I più abitano nel Bronx o nel Queens, quartieri dove la vita è difficile».

A New York, la «Fresh Air Fund» si occupa di 300 ragazzi, seguendoli per tre anni. Attraverso degli incontri regolari, i giovani vengono preparati al loro non facile futuro.

«Il tasso di successo è molto alto», sostiene Clark. La maggior parte di loro si appropria di uno stile di vita regolare, porta a termine la scuola e riesce a trovare un lavoro. «Ci preoccupiamo affinché ottengano una formazione».

Il viaggio attraverso la Svizzera serve ad ampliare la cultura generale dei giovani e a favorire i contatti con gli altri. I ragazzi hanno avuto l’occasione di conoscersi già a New York, durante i campi di studio organizzati da «Fresh Air». Ma è la prima volta che si spingono all’estero, ospiti di famiglie che non conoscono.

Un’operazione d’immagine

Il festival culturale Swisspeaks – che dovrebbe far conoscere agli americani aspetti della Svizzera che vanno oltre il coltellino militare – chiuderà i battenti alla fine di aprile. Per il momento il festival, che si tiene a New York, non ha ottenuto l’eco sperata.

Forse a causa della guerra in Iraq, che ha monopolizzato l’attenzione dei media, Swisspeaks non è riuscito ad imporsi all’attenzione generale. E questo nonostante i due milioni di franchi investiti nell’operazione.

Per i ragazzi che hanno avuto l’occasione di visitare la Svizzera le cose stanno diversamente. Una volta a casa, ne sono sicuri, racconteranno a tutti del loro viaggio: dell’Uetliberg, della fondue di formaggio, di Lucerna. Del castello di Thun, della capitale Berna o del museo della Croce rossa a Ginevra.

E se anche non dovessero più poter tornare in Svizzera, di certo non dimenticheranno questo paese che, stando alle loro testimonianze, è piaciuto molto. «Una cosa che mi ha colpito subito», racconta un ragazzo, «è la calma che regna ovunque e il buio di notte. Da noi la notte non è mai così buio».

swissinfo, Urs Maurer
(traduzione: Doris Lucini)

La tabella di marcia dei giovani newyorkesi:

20 aprile: arrivo in Svizzera
21 aprile: giorno di riposo (family day)
22 aprile: mattinata in famiglia e gita all’Uetliberg
23 aprile: Lucerna, museo dei trasporti; La sera fondue
24 aprile: Zurigo, pattinaggio in riva al lago, pomeriggio con la famiglia ospitante
25 aprile: Berna e castello di Thun
26 aprile: Ginevra, museo della Croce rossa
27 aprile: giornata in famiglia
28 aprile: rientro a New York

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