Novità dal fronte settentrionale dell’italianità
Bivio e Maloja, due lembi estremi della cultura italiana a cavallo delle Alpi cercano soluzioni per difendere la propria identità, confrontata all'avanzare del tedesco.
Spopolamento e turismo hanno radicalmente cambiato la situazione geolinguistica del cantone trilingue dei Grigioni; la scuola diventa il laboratorio per sviluppare un nuovo plurilinguismo.
Maloja, un villaggio di poche centinaia di abitanti fra due realtà: politicamente appartiene al comune di Stampa, villaggio della Bregaglia – una delle quattro vallate del cantone dei Grigioni di lingua italiana – ma geograficamente si trova già in alta Engadina, territorio originariamente romancio, ma ormai soprattutto tedesco.
Posta a 1’800 metri sul mare, fino all’Ottocento la località era poco più di un alpeggio, ma oggi è saldamente in mano all’industria del turismo. I villeggianti arrivano per godere il paesaggio mozzafiato a pochi chilometri dalla metropoli dei VIP St. Moritz.
Bivio invece è l’unica località di lingua italiana che si trova al nord delle Alpi. Il piccolo villaggio di 260 abitanti è a sua volta legato storicamente alla Bregaglia. Nel tardo Medioevo, i contadini bregagliotti vi hanno portato lo loro cultura. Ma oggi per le strade del villaggio l’italiano è in pratica scomparso. Anche qui gli sport invernali e l’escursionismo estivo sono la prima fonte di sostentamento.
I due villaggi sono gli estremi lembi della cultura italiana, zone a contatto con realtà culturali ed economiche molto più forti. Il sovrapporsi delle lingue, il coesistere di identità diverse crea un crogiolo, un «melting pot» in miniatura. Questa situazione dinamica richiede dalle istituzioni, dalla scuola in primo luogo, delle risposte nuove e per niente esplicite.
La doppia crisi
A Bivio, le assemblee comunali si tengono ormai da anni in tedesco. Ma la lingua ufficiale è ancora l’italiano e – anche se in municipio nessuno lo sa parlare correntemente – il verbale continua ad essere scritto nella lingua degli avi. «Non so chi lo sappia redigere e poi leggere; e non voglio nemmeno sapere in che italiano venga scritto», commenta con tono amaro Elda Simonett-Giovanoli.
«La maestra» – come tutti continuano a chiamarla anche se ha smesso di insegnare negli anni Sessanta – ha dedicato tutta la vita alla difesa della cultura del posto. Per il suo impegno ha addirittura ottenuto la medaglia di cavaliere della Repubblica italiana. Ma, arrivata agli 81 anni, la sua conclusione è lapidaria: «La situazione a Bivio è disperata; io ho rinunciato».
Già, perché oltre al cambiamento linguistico, anche i problemi propri delle regioni periferiche danno del filo da torcere al piccolo comune, posto lungo la strada del Passo del Giulia. L’anno scorso, infatti, la mancanza di bambini ha imposto un cambiamento radicale: le scuole di numerosi villaggi sono state unite.
Nuovi modelli per la scuola
Il problema è che i vicini dei biviani parlano il romancio e la lingua del pane rimane il tedesco. Il nuovo modello scolastico prevede un buon numero di lezioni in tedesco, altre in italiano e altre ancora in romancio. Una vera scuola trilingue. La presidente del consiglio scolastico locale, Heidi Jacomella ci dice parlando in tedesco: «Una buona cosa: i nostri giovani sapranno bene il tedesco e conosceranno anche le altre due lingue del posto».
«È una soluzione di necessità, la seguiamo da vicino e vedremo che risultati darà», afferma da parte sua e senza sbilanciarsi l’ispettore scolastico regionale Gustavo Lardi. «Un minestrone – ritiene invece Elda Simonett-Giovanoli – la gente non si rende conto della ricchezza della nostra cultura; tutto si appiattisce, il villaggio non ha più la sua identità».
Anche Maloja al bivio
Lo stesso problema si pone ora a Maloja. Il sindaco Marco Giacometti ha rigirato le statistiche delle nascite in tutti i modi; i bambini non bastano per mantenere la scuola nei prossimi anni. A questo si aggiungono i conflitti con gli abitanti che parlano tedesco. L’amministrazione comunale funziona in italiano, ma non tutti gli albergatori conoscono la lingua.
Pochi anni fa si è addirittura arrivati al Tribunale federale. La massima istanza giudiziaria ha coperto le spalle alle autorità: il territorio è italofono; anche se a Maloja la maggioranza parla tedesco, il comune non deve cambiare. «Ma non possiamo continuare con gli scontri. Ci vogliono soluzioni pragmatiche», afferma il sindaco eletto due mesi fa.
Anche qui, la soluzione discussa è la scuola bilingue. Una Caporetto o una vera possibilità per il futuro? Il linguista Sandro Bianconi, che si è occupato a fondo della situazione della località di montagna, ha poche remore: «Non si tratta di cancellare la storia, ma di trovare una soluzione per ‘legalizzare’ l’attuale situazione linguistica che è reale e cui le istituzioni devono dare una risposta». Ma la nuova scuola non basta.
Soluzioni originali
«Crediamo che i tempi siano cambiati. Oggi c’è gente che capisce l’importanza di conoscere bene due culture, la nostra scuola può diventare interessante per numerose famiglie dell’Engadina», spiega Giacometti. Forse alcuni genitori, convinti dall’offerta scolastica, si trasferiranno a Maloja.
Il comune vuole studiare la possibilità di costruire appartamenti a prezzo modico, una rarità in una zona dove i prezzi per gli immobili eguagliano quelli del centro di Zurigo. Si tratta di una soluzione complessa, ma realizzabile. Lo confermano molte esperienze analoghe non solo nella svizzera plurilingue.
Malgrado l’esperimento scolastico, Heidi Jacomella lascia intendere che a Bivio l’italiano durerà poco: «Per il momento l’assemblea comunale è dominata dagli anziani che non mollano, ma fra qualche anno le cose saranno diverse».
Di segno opposto invece le convinzioni del presidente del consiglio scolastico di Maloja, Antonio Walther: «Con l’italiano e il tedesco i nostri figli non avranno problemi dalla Sicilia ad Amburgo. Quale soluzione migliore?».
Giovedì 3 marzo, l’assemblea comunale di Stampa/Maloja ha seguito l’entusiasmo dei promotori con stragrande maggioranza; al fronte settentrionale dell’italianità, sta cambiando qualcosa.
swissinfo, Daniele Papacella
La Svizzera è un paese plurilingue. In numerose regioni di contatto fra due lingue, come nei cantoni di Friburgo e Berna, i progetti di scuola bilingue hanno ormai un posto fisso nel panorama educativo.
Il sistema applicato si chiama «immersione», gli allievi seguono le lezioni nelle due lingue, imparandole parallelamente. Numerosi studi indicano che i risultati sono incoraggianti.
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