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Nuovi percorsi nella storia svizzera

Landesmuseum Zürich

Il Museo nazionale svizzero di Zurigo si presenta al pubblico in veste rinnovata. Due nuove esposizioni permanenti invitano i visitatori a un viaggio ricco di sorprese attraverso la storia svizzera e le collezioni del museo.

Il suo profilo irto di torri e pinnacoli è noto a chiunque si sia già recato in treno a Zurigo: il Museo nazionale svizzero è una sorta di castello delle favole a pochi passi dalla stazione centrale, costruito alla fine dell’Ottocento.

Sede della più grande collezione di oggetti relativi alla storia culturale svizzera – in totale oltre 820’000 oggetti, di cui però la maggior parte è relegata in magazzino – il museo è confrontato da decenni con problemi di spazio e di struttura.

Prima fase di ristrutturazione

L’architettura storicista dell’edificio è del resto da tempo fuori moda e in passato non pochi avrebbero visto con favore il suo abbattimento. Oggi il museo è però considerato un monumento di importanza nazionale.

All’inizio del nuovo secolo si è perciò deciso di ristrutturarlo e ampliarlo – anche perché, come ha ricordato il direttore Andreas Spillmann, per cent’anni il museo non era più stato risanato.

Ora, dopo quattro anni di lavoro, la prima fase dell’operazione è conclusa. I lavori di ristrutturazione dell’edificio esistente – affidati all’ufficio di architettura basilese Christ & Gantenbein – hanno riguardato l’intera ala rivolta verso la stazione.

Dalle alabarde alla democrazia

L’intervento, molto discreto, riconoscibile solo in qualche dettaglio e nel cemento a vista del soffitto nella grande «sala delle colonne», ha ridato respiro ad alcuni spazi centrali del museo, tra cui in particolare la sala detta «della gloria» o «delle armi», dominata dal grande affresco di Ferdinand Hodler dedicato alla battaglia di Marignano.

In passato la sala era piena di picche e alabarde e rappresentava l’immagine eroica e marziale che la Svizzera voleva dare della propria storia. Oggi nella stessa sala i visitatori compiono un percorso che dai conflitti dell’Ancien régime conduce alla democrazia.

La «sala delle armi» è diventata il cuore della nuova esposizione permanente dedicata alla storia svizzera – un’esposizione che vuole offrire, secondo le parole del direttore Spillmann, «una visione la più globale possibile sulla storia svizzera».

Una nuova storia aperta

L’esposizione, articolata in quattro sezioni, dedicate rispettivamente alle migrazioni, alla religione e alla cultura, alla storia politica e all’economia, rispecchia i risultati della più recente ricerca storiografica, sfuggendo tuttavia alla tentazione di fornire una nuova «storia ufficiale» della Svizzera.

Gli aspetti controversi della storia elvetica – per esempio il ruolo del paese durante la seconda guerra mondiale o la sua politica verso i rifugiati – non sono taciuti, ma non hanno neppure il vago sapore provocatorio che ancora avevano negli anni Novanta.

La curatrice Pascale Meyer ha saputo costruire un percorso aperto, che presenta luci e ombre della storia elvetica, senza imporre interpretazioni rigide e risolvendo con eleganza questioni che anni fa avrebbero suscitato aspre polemiche.

Per esempio quella delle «origini»: dove iniziare una mostra sulla storia svizzera? Dalle palafitte? Dal patto del 1291? Dalla costituzione del 1848? La mostra aggira con abilità il problema, intitolando la prima sezione «Nessuno è qui da sempre» e mostrando così che ogni discorso sulle origini storiche di un paese è arduo.

Miti in movimento

Al centro dell’esposizione, accanto a una rampa di legno che conduce dai conflitti della prima età moderna alla progressiva integrazione delle nuove classi sociali nel sistema democratico svizzero, si trovano i miti nazionali.

Guglielmo Tell, il corno delle Alpi, Heidi, il giuramento del Rütli e altri simboli della Svizzera sono collocati in una grande ruota in perenne movimento, separati dal cammino della storia, ma da esso sempre visibili.

Se fino a pochi anni fa la storiografia cercava soprattutto di decostruire i miti, oggi sembra osservarli con indulgenza, come fenomeno della storia del pensiero di cui ogni epoca si riappropria a modo suo.

Del resto anche la sezione dedicata all’economia si chiude con una sorta di mito: le cassette di sicurezza di una banca, in cui il visitatore paziente può mettere le mani – nonostante il segreto bancario – e scoprirvi varie cose.

La storia raccontata dagli oggetti

Se il Museo nazionale è essenzialmente un luogo dedicato alla storia, fra i suoi compiti rientra anche la conservazione della cultura materiale del paese. Con le due nuove mostre permanenti, il museo cerca di distinguere in modo chiaro i suoi due ruoli.

La mostra sulla storia si basa essenzialmente sulla collezione del museo, ma ricorre anche oggetti appartenenti ad altre istituzioni, se servono all’illustrazione di particolari fenomeni o momenti storici.

L’esposizione permanente dedicata alla collezione sull’artigianato svizzero –una selezione di circa 750 pezzi – è invece allestita seguendo criteri estetici. «Gli oggetti dovrebbero raccontare da soli la loro storia», afferma il direttore Spillmann, pur con l’aiuto di strumenti multimediali.

I manufatti sono raggruppati per “famiglie”, dai mobili alle vetrate, dalle statue sacre ai vestiti, dalla ceramica all’oreficeria, e permettono di seguire l’evoluzione delle tecniche e delle capacità artistiche e artigianali nel corso dei secoli.

Così dal vestito del Seicento, ritrovato intatto in una tomba zurighese, si arriva attraverso le mode e i gusti delle epoche successive alle creazioni stravaganti in seta e rame di Christa de Carouge e dallo scrigno di ferro e legno di fattura gotica tardo-medievale al trolley in alluminio laccato in rosso della Swissair.

E via discorrendo, in una affascinante viaggio attraverso le forme, i materiali e i colori che hanno accompagnato durante un millennio la vita quotidiana di uomini e donne vissute in un territorio che oggi si chiama Svizzera.

Andrea Tognina, swissinfo.ch, Zurigo

Il Museo nazionale svizzero di Zurigo è stato inaugurato nel 1898.

Il suo compito è quello di conservare e presentare al pubblico il patrimonio culturale materiale della Svizzera.

La collezione del museo conta circa 820’000 oggetti di interesse storico e culturale.

Accanto al Museo nazionale di Zurigo, fanno parte del circuito dei musei nazionali anche il Forum della storia svizzera di Svitto, il castello di Wildegg (Argovia), la casa delle corporazioni «zur Meisen» di Zurigo, il Museo svizzero delle dogane alle cantine di Gandria, il Centro delle collezioni ad Affoltern am Albis (Zurigo) e il castello di Prangins (Vaud).

L’inaugurazione delle due nuove esposizioni permanenti chiude la prima tappa del progetto di ristrutturazione del Museo nazionale di Zurigo.

I lavori di ristrutturazione dell’ala rivolta verso la stazione sono costati 47 milioni di franchi. Le due collezioni occupano una superficie di 1200 m2.

Il nuovo edificio che affiancherà l’attuale sede del Museo sarà realizzato dallo studio di architettura basilese Christ & Gantenbein.

Ospiterà spazi per lo studio degli oggetti della collezione, la biblioteca e le esposizioni temporanee. I lavori potrebbero iniziare nel 2012.

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