Oltre i confini alla ricerca di una «gemella»
Cosa accomuna Zurigo alla città cinese di Kunming? Si direbbe nulla, ma in realtà collaborano strettamente da 20 anni. Un gemellaggio prolifico, che ha fatto scuola.
Numerose località elvetiche hanno stretto la mano a città di tutto il mondo. Per condividere esperienze, scambiarsi conoscenze, ma anche per conoscersi meglio.
Situata al centro dell’Europa, Zurigo (365’000 abitanti) è la città più importante e dinamica della Svizzera. Dalla altra parte del globo – sulle montagne della provincia cinese dello Yunnan – Kunming, quasi 4 milioni di abitanti.
Due città, due Paesi, due realtà diverse. E soprattutto, 8’500 chilometri che le separano. La distanza geografica è però ingannevole e Zurigo e Kunming sono molto più vicine di quello che sembra.
Da oltre 20 anni, i destini delle due località sono infatti legati da un gemellaggio che ha permesso di realizzare numerosi progetti in comune. Un legame che, come in una perfetta simbiosi, ha beneficiato ad entrambe.
Gemellate grazie ai «Guerrieri di terracotta»
Il tutto ha inizio nel 1980, quando il museo nazionale di Zurigo accoglie, per la prima volta in Occidente, i «Guerrieri di terracotta di Xi’an», elemento centrale dell’archeologia cinese.
«L’evento ci ha permesso di stabilire contatti con le autorità cinesi. In accordo con il Dipartimento federale degli affari esteri, il comune di Zurigo si è poi gemellato, due anni dopo, con la città di Kunming», racconta a swissinfo Thomas Wagner, all’epoca sindaco di Zurigo.
Dopo i primi scambi in ambito culturale, il gemellaggio si è evoluto al punto di dare avvio ad un’intensa collaborazione nel settore della purificazione e distribuzione dell’acqua, dei trasporti pubblici (il progetto di corsie preferenziali per bus di Kunming è ad esempio nato negli uffici di Zurigo), della protezione dei monumenti storici e della pianificazione urbana.
«La situazione privilegiata della Svizzera ci ha permesso di trasmettere le nostre conoscenze alla popolazione di Kunming», indica Wagner.
Reciproco beneficio
Le parole dell’ex sindaco potrebbero far supporre che lo scambio sia avvenuto in un’unica direzione. Ma come ci fa notare lui stesso, così non è stato: «Oltre all’arricchimento che abbiamo acquisito grazie al contatto ravvicinato con una cultura diversa, la regione di Zurigo e l’intero paese hanno beneficiato di notevoli impulsi economici».
Thomas Wagner rammenta in effetti che il gemellaggio con Kunming ha permesso di stipulare contratti aziendali del valore di 50 milioni di franchi. «Una cifra che ben supera i 15 milioni di franchi investiti nel partenariato dal municipio».
Quello tra la città cinese e il comune sulla Limmat è probabilmente il gemellaggio più riuscito nella Confederazione. Ma non è certo l’unico.
Un’agenzia per il «matrimonio» tra comuni
Come indicano le stellette gialle sui cartelli stradali all’entrata di villaggi e città, numerose località elvetiche si definiscono «Comune d’Europa». Dietro a questa dicitura, un legame con un comune austriaco, italiano, francese o tedesco.
L’Associazione svizzera del Consiglio dei comuni e delle regioni d’Europa (ASCCRE) segnala che ci sono circa 200 comuni elvetici gemellati con 220 cittadine europee.
«Siamo una sorta di agenzia matrimoniale: raccogliamo le richieste dei singoli comuni e mettiamo in contatto i diretti interessati. Poi sta a loro definire il tipo di collaborazione», ci spiega la responsabile dell’associazione Rosemarie Koch.
Il fatto di non appartenere all’Unione europea – prosegue Koch – più che un incentivo a creare partenariati, è un freno, poiché i comuni svizzeri non hanno diritto allo speciale fondo europeo per i gemellaggi (circa 17 milioni di franchi per il 2005) e devono quindi autofinanziarsi.
Lugano, ti-cinese doc
Non tutti i gemellaggi si sviluppano attraverso il lavoro dell’ASCCRE. Molti legami si creano infatti in seguito a eventi casuali o tramite contatti personali. Spesso, sono le locali associazioni (società sportive, filarmoniche) o gli espatriati a intraprendere i primi passi.
Ne sa qualcosa il direttore dell’Ufficio informazione e comunicazione del Municipio di Lugano (Ticino) Claudio Gianinazzi: un giorno, riceve una chiamata da parte di un ticinese operante in Cina da parecchi anni, il quale propone al comune sulle sponde del Ceresio un gemellaggio con una località del Celeste Impero.
L’idea piace e nel settembre 2004 le autorità di Lugano e Beihai (nel sud-ovest della Cina) firmano un accordo di collaborazione. «Si tratta di un documento che apre una serie di possibilità di collaborazione in vari ambiti», spiega Gianinazzi, aggiungendo che è un ottima occasione per scambiarsi informazioni e per posizionarsi dal punto di vista dell’immagine turistica.
Una mossa che sembra azzeccata: l’industria turistica elvetica conta infatti di vendere ai cinesi 500’000 pernottamenti l’anno a partire dal 2008.
Al di là dell’aspetto commerciale, l’accordo racchiude un significato più profondo. «Nell’era della globalizzazione, si sta creando una sorta di «rete di città», nella quale ogni comune può rispecchiarsi nell’altro e in cui sono riunite e condivise le risorse», osserva Gianinazzi.
swissinfo, Luigi Jorio
Circa 200 località elvetiche sono riconosciute «Comune d’Europa», in quanto gemellate con città europee.
Tra i Paesi più “ricercati”, la Francia, la Germania, l’Italia e il Belgio.
In Europa, si registrano attualmente 30’000 partenariati tra comuni.
Accanto ai gemellaggi con città europee e asiatiche, gli esempi di collaborazione intercomunale sono numerosi anche oltre oceano.
Sulla scia dei gemellaggi tra Basilea e Boston o Lucerna e Chicago, nel 2003 Zurigo ha ad esempio stabilito un contatto con San Francisco per favorire lo scambio di idee tra gli istituti universitari delle due città.
In un contesto diverso si sono invece sviluppati alcuni partenariati con comuni africani: fra questi, la collaborazione tra Basilea e Tshwane (ex Pretoria, in Sudafrica) promossa da «Agenda 21 locale», l’associazione elvetica in favore dello sviluppo sostenibile.
L’intenzione è di coinvolgere gli abitanti delle due città per trovare soluzioni al problema dell’integrazione di culture diverse.
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