Una bella musica per una buona causa
Di giorno, è un medico giramondo che lavora sodo per eradicare la tubercolosi. Di notte Christian Lienhardt suona il violoncello nell'Orchestra delle Nazioni Unite.
Quando l’epidemiologo Christian Lienhardt, dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), va in India, Etiopia, Vietnam o altri paesi ad alto rischio di tubercolosi, non prende il suo violoncello. Ma dopo una lunga giornata di lavoro trascorsa sul campo ad esaminare promettenti (o meno) nuovi trattamenti, lo si può spesso trovare in una camera d’albergo seduto davanti al suo portatile, con gli auricolari nelle orecchie, intento ad ascoltare un brano orchestrale e a girare le pagine della partitura. È un modo di prepararsi ai concerti, quale membro dell’Orchestra delle Nazioni Unite.
“Il mio lavoro è abbastanza pesante, richiede molta attenzione”, dice Lienhardt, che è cresciuto a Laon, in Francia, dove ha studiato musica da bambino. Ama le sue ardue ricerche per l’OMS, ma suonare “è come essere in uno spazio vuoto in cui mi libero dal lavoro”.
Difendendo valori
La missione dell’orchestra è “difendere i valori delle Nazioni Unite attraverso la musica”, dice la co-fondatrice e presidente Martine Coppens. E portare “il messaggio di pace”, aggiunge il co-fondatore Antoine Marguier, che è direttore d’orchestra e direttore artistico. Egli è anche docente di musica da camera presso la Scuola universitaria di musica di Ginevra, ed è stato direttore ospite di numerose rinomate orchestre professioniste.
Chi sono i musicisti che non solo suonano gratis per l’orchestra, ma in più versano una piccola quota annuale per esserne membri? “Alcuni hanno dovuto prendere una decisione nella loro vita”, dice Coppens, “Devo diventare musicista o medico?” O fisico, o ambientalista, oppure operatore umanitario.
Christian Lienhardt, 61 anni, non si è mai posto questa domanda. “Volevo essere medico sin dall’infanzia”, racconta. Ma gli piaceva anche la musica. È uno di cinque fratelli cresciuti a Laon, e più tardi a Colmar e Strasburgo, che hanno iniziato a suonare diversi strumenti in tenera età, grazie alla mamma che “sognava di avere una piccola orchestra”, narra il medico. La madre “ha assegnato” il violoncello a Christian, che allora aveva dieci anni, e agli altri quattro figli rispettivamente il pianoforte, il violino, la tromba e il flauto.
Da adolescente, Christian Lienhardt ha studiato al Conservatorio di Colmar. Dedicarsi seriamente agli studi musicali era naturale, ricorda, poiché suo padre era un predicatore protestante. E il “rigore è uno dei principi di una famiglia del genere”.
Medicina e musica
Lui ha anche insegnato chitarra, imparato canzoni di Simon and Garfunkel, e del suo preferito, Leonard Cohen. Quando era un giovane medico in Alsazia, ha formato un complesso che suonava tango, sostituendo il tradizionale violino con la voce più bassa del violoncello.
A Christian Lienhardt piace il violoncello per il suo “timbro”, il suo tono, in grado di scandagliare le profondità, ma anche raggiungere i registri più alti. Gli piace anche fisicamente: “abbracci lo strumento”.
Ma come per ogni strumento, suonarlo in modo professionale richiede un impegno enorme. Proprio come la medicina.
Quando era un giovane medico specializzato in malattie infettive che viaggiava in lungo e in largo per l’Africa, Lienhardt ha messo da parte la sua musica per 20 anni. Poi, nel 2005, quando si è installato con la moglie e due figli a Parigi, ha trovato un insegnante privato e ha ricominciato a suonare.
Nel 2009 si è trasferito con la famiglia a Ginevra, dove gli è stato assegnato il posto, presso l’OMS, di capo del gruppo di lavoro per un programma di ricerca internazionale sulla tubercolosi. Un giorno, un paio di anni dopo, mentre passeggiava nel campus dell’OMS, ha visto delle persone che trasportavano gli strumenti. Ha quindi chiesto dove stavano andando. Fino ad allora non aveva mai sentito parlare dell’Orchestra delle Nazioni Unite, ma subito dopo si è presentato a un’audizione e si è unito agli altri musicisti “dilettanti”.
Passione
Tuttavia, ad Antoine Marguier non piace la parola “dilettanti” per descrivere i membri della sua orchestra. Dice che sono tutti “appassionati” e molto impegnati. “Percepiamo questa passione in ogni candidato che viene a suonare con noi”, afferma. “Danno il 200 per cento”. Egli si aspetta molto da loro, comprese prove settimanali di tre ore, dirette in francese e in inglese. Un musicista che manca più di due prove per un concerto, non vi può partecipare. Ciò nonostante, “non ho mai diretto un’orchestra così felice”, osserva.
Per musicisti come Christian Lienhardt, costretti a recarsi spesso all’estero per lavoro, non è sempre facile partecipare alle prove; per non parlare poi delle ripetizioni in privato un paio di volte alla settimana e magari prendere anche lezioni private, come fa Lienhardt. Ma egli dice che l’orchestra è sempre una priorità, quando il lavoro lo consente. Se può, pianifica per esempio la sua prossima riunione nello Swaziland di mercoledì, in modo da riuscire a partecipare alla prova d’orchestra il lunedì in Svizzera.
L’orchestra era “esattamente il tipo di cosa che mi mancava”, sottolinea. “È sia un piacere sia una disciplina”. E quasi non riesce a credere che riesca a suonare con i migliori solisti ospiti provenienti da tutto il mondo che si uniscono all’orchestra per concerti speciali. “Non avrei mai sognato una cosa del genere”.
Missione umanitaria
Christian Lienhardt è anche orgoglioso della missione umanitaria dell’orchestra. Nello spirito delle Nazioni Unite, tutti gli introiti provenienti dai biglietti d’ingresso ai concerti (ad alcuni concerti però non si paga), sono devoluti a enti con scopi umanitari. Tra questi vi sono: l’UNICEF, il fondo dell’UNHCR per profughi siriani, l’associazione Bilifou (aiuto alle popolazioni di una provincia settentrionale del Burkina Faso), l’aiuto alle vittime dello tsunami in Giappone, l’educazione in Sierra Leone, l’organizzazione non governativa con sede a Ginevra, Graines de Paix (Semi di Pace).
Dal 2011 l’orchestra ha elargito donazioni per un totale di circa 170mila franchi, precisa la presidente Martine Coppens.
(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)
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