Lo scorso autunno, tre fotografi e due videografi giapponesi hanno trascorso un mese a Crans-Montana. Partendo alla scoperta di questa regione del Vallese, l’hanno interpretata secondo i loro canoni estetici. Le loro opere sono ora esposte al centro culturale dell’ambasciata del Giappone a Berna, nel quadro del 150. anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi.
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Paysage suisse en forme d’estampe japonaise
originale
La curatrice dell’esposizione si trova lei stessa in un crocevia culturale. D’origini laotiane, Phitsamone Souvannavong è cresciuta a Parigi, prima di trasferirsi a Tokyo per gli studi universitari. Dopo aver lavorato dieci anni in una banca svedese, decide di diventare una produttrice artistica acquistando una bella proprietà nella rinomata stazione turistica di Crans-Montana, che trasforma in una residenza per artisti.
La sua idea è d’invitare artisti da tutto il mondo, scelti da lei, per creare insieme un progetto e delle opere d’arte. «Adoro il processo di discussione con gli artisti», dice Souvannavong.
Cinque artisti giapponesi sono stati invitati per il terzo progetto di CMARTS, la fondazione creata da Souvannavong: i fotografi Tsuda Nao, Tomoki Imai e Hiromi Kakimoto e la coppia di videografi Mami Kosemura e Takaya Tsuchiya.
Il tema scelto da Phitsamone Souvannavong era «il paesaggio di Crans-Montana e della sua regione». Perché il paesaggio? «Crans-Montana è confrontata con difficoltà nel settore turistico siccome vengono costruiti edifici molto stereotipati. Bisogna però trovare un’altra soluzione. Uno sguardo artistico dall’estero potrebbe stimolare gli abitanti e far loro scoprire volti diversi del loro ambiente», ritiene Souvannavong.
Uno sguardo insolito che è un arricchimento anche per gli stessi artisti giapponesi. «Possono scoprire una nuova creatività grazie al loro lungo soggiorno in Svizzera. È quindi un’operazione che avvantaggia tutti».
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