Un tesoro dell’architettura militare si svela ai turisti
Nell'ambito dell'Anno europeo del patrimonio culturale, il pubblico ha libero accesso a gran parte delle mura della città di Friburgo. Un'occasione per scoprire una delle opere difensive meglio conservate in Svizzera e in Europa.
Dal mese di giugno, turisti e residenti hanno la possibilità di passeggiare sulla cinta muraria della città di Friburgo e di salire su alcuni torri di difesa, risalenti al Medioevo. L’accesso a queste fortificazioni militari, solitamente vietato, rientra nell’ambito della partecipazione svizzera all’iniziativa Anno europeo del patrimonio culturale.
«Si tratta di un’opera eccezionale per l’estensione della cintura di fortificazioni. È in ottimo stato di conservazione e può essere osservata nella sua integralità, un fatto piuttosto raro. Anche nei posti meno preservati, ci sono ancora importanti testimonianze che permettono di distinguere i limiti della città medievale», spiega l’archeologo Gilles Bourgarel, esperto di Medioevo.
La grandezza dell’opera è ancor più percettibile dall’alto, camminando sulla cinta muraria lunga circa 800 metri, la più grande in Svizzera.
Difesa, prestigio e… polizia
Le mura di Friburgo sono state erette durante la seconda metà del XIV secolo e l’inizio del XV, con un obiettivo principalmente difensivo. La città cercava soprattutto di difendersi dagli attacchi della vicina Berna. Poter sfoggiare imponenti fortificazioni era però anche una questione di prestigio.
«Prendiamo l’ultima parte della cinta muraria, a nord. Il numero di torri presenti – otto – è molto più importante di quanto necessario per assicurare la difesa della città, tenendo conto della gittata di archi e balestre. Costruendo più torri, la città voleva soprattutto dimostrare forza e prosperità», afferma Gilles Bourgarel.
Torri e mura avevano però anche una funzione di controllo poliziesco, forse meno conosciuta. «All’epoca non si pensava nemmeno di poter lasciare le città aperte. La sera, le porte venivano chiuse per impedire l’ingresso a vagabondi e ad altre persone», spiega l’archeologo.
Adattamento all’artiglieria
Il sito di Friburgo è interessante anche perché illustra il modo in cui l’architettura militare si è adattata al progresso dell’artiglieria, a partire dal XV secolo. Un tempo strette e alte, le fortificazioni sono diventate più basse e spesse, per evitare di servire da punto focale e per resistere meglio ai colpi. A Friburgo, questi aggiustamenti sono ancora visibili nella pietra.
«Le torri alte del Medioevo erano bersagli ideali e quando venivano colpite da palle di cannone, crollavano nei fossati, riempiendoli. In definitiva rappresentavano dunque più un pericolo che un vantaggio», spiega Gilles Bourgarel.
L’artiglieria non era però una prerogativa degli assalitori. Veniva utilizzata anche a scopi di difesa e in questo contesto a Friburgo si trova un’opera militare rara, il baluardo meglio conservato in Svizzera. Si tratta di una struttura semicircolare, integrata a una torre o alle mura, nella quale venivano collocati i cannoni.
Altri sviluppi
L’arte di resistere all’artiglieria
Troppo caro demolirle
In Svizzera, come nel resto dell’Europa, molte fortificazioni urbane sono state smantellate durante la seconda metà del XIX secolo. Da un lato, queste strutture erano diventate obsolete a causa dei progressi dell’artiglieria. «Per essere efficaci, le fortificazioni avrebbero dovuto avere un’aera equivalente a quella della città da proteggere e ciò non era fattibile», sottolinea Gilles Bourgarel.
Dall’altro lato, con l’industrializzazione e la ferrovia, le città hanno conosciuto un forte sviluppo e sono state costrette ad estendersi ben oltre i confini medievali. Le fortificazioni sono così diventate un ostacolo da eliminare.
Anche Friburgo non è estranea a questo fenomeno. Le demolizioni sono iniziate nelle zone in cui le torri e le mura frenavano il traffico e lo sviluppo di nuovi quartieri, in particolare nei pressi della stazione, vero e proprio simbolo di modernità nel XIX secolo. Nel cuore della città moderna, solo una torre è stata risparmiata, forse perché all’epoca nei paraggi c’era un cimitero.
Altri sviluppi
La torre Henri
«Le fortificazioni, invece, sono state conservate nelle zone scoscese e di difficile accesso, perché il costo della demolizione non era redditizio rispetto al prezzo dei materiali. È soprattutto l’aspetto finanziario ad averle salvate, in attesa della fine del XIX e l’inizio del XX secolo, che coincidono con una maggior consapevolezza dell’importanza di preservare il patrimonio culturale di un paese. Ormai, però, la metà delle torri e delle mura era già stata distrutta», deplora l’archeologo.
Una consolazione per gli amanti del patrimonio: la metà delle fortificazioni sopravvissute rappresenta ancora un’eccezionale testimonianza del passato medievale della città. Un passato da riscoprire fino al 31 ottobre.
Il 17 maggio 2017, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue hanno proclamato il 2018 “Anno europeo del patrimonio culturale“.
L’obiettivo dichiaratoCollegamento esterno è di promuovere il patrimonio come elemento centrale della diversità culturale e del dialogo interculturale, valorizzare le migliori pratiche di conservazione e salvaguardia del patrimonio e sviluppare la conoscenza e la diffusione della cultura e della storia dei popoli europei.
Anche la Svizzera ha aderito all’iniziativa, con un ricco programma di eventi e manifestazioni Collegamento esternoin diverse regioni del paese.
(Traduzione dal francese: Stefania Summermatter)
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.