La zona attorno a edifici governativi è spesso recintata e sotto stretta sorveglianza. Non però a Berna, dove la Piazza federale è un luogo assolutamente democratico e accessibile.
Di fronte alla sede del governo e del parlamento svizzero, gli agricoltori vendono i loro prodotti, i bambini giocano tra i getti d’acqua, le organizzazioni e i partiti politici lanciano le loro campagne. Sulla piazza si tengono eventi che vanno dai concerti agli spettacoli di pattinaggio artistico.
Il “vuoto pianificato” della Piazza federale è un’innovazione recente. Fino a poco più di dieci anni fa lo spazio era occupato da un parcheggio. La trasformazione è stata completata il 31 luglio 2004 e il pubblico ha scoperto la nuova piazza l’indomani, nel giorno della Festa nazionale svizzera.
I lavori sono stati oggetto di un concorso internazionale vinto da Stephan Mundwiler, di Lee + Mundwiler Architects (Basilea e Los Angeles) e da Stauffenegger + Stutz Visual design (Basilea). «La nostra soluzione per la piazza era appunto questo vuoto assoluto. La piazza è composta di elementi architettonici minimalisti, ma precisi: pietra, luce e acqua», spiega a swissinfo.ch Stephan Mundwiler.
Le lastre di gneiss per la pavimentazione della piazza provengono da Vals, località grigionese nelle Alpi. Una striscia bianca, luminosa di notte, conduce simbolicamente la gente verso il parlamento.
Tutti gli elementi dell’infrastruttura, e in particolare il sistema di riciclaggio dell’acqua della fontana, sono nascosti nel suolo per «raggiungere l’estetica del minimalismo assoluto».
Gli ideatori del progetto hanno dovuto tener conto anche degli imperativi di sicurezza, data la prossimità dell’edificio del parlamento e della Banca nazionale svizzera, che si affaccia sulla piazza.
La Piazza federale, che celebra il decimo anniversario quale spazio pubblico, cattura l’essenza del «volksnah» («vicinanza al popolo»), un valore tipicamente svizzero.
Alla sua inaugurazione, l’allora presidente della Confederazione Joseph Deiss disse che il vuoto della piazza «incita l’apertura del pensiero, ciò di cui hanno ugualmente bisogno i nostri politici. Utilizziamolo come una metafora per una nuova Svizzera, per un paese che tende la mano al mondo».
(Testo: Clare O’Dea, swissinfo.ch; scelta delle immagini: Christoph Balsiger, swissinfo.ch).
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