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Pro Helvetia: dopo l’India ci prova con la Cina

Pius Knüsel al momento della presentazione degli artisti di Pro Helvetia al China National Art Museum di Pechino

In vista dell'Esposizione universale di Shanghai del 2010 la Fondazione svizzera per la cultura lancia un programma di 3 milioni di franchi che potrebbe portare all'apertura di una nuova sede in Cina. Intervista con il suo direttore Pius Knüsel.

Nel 2004, Pro Helvetia ha scelto una nuova strategia che punta al rafforzamento della sua presenza in Asia, soprattutto in India e Cina.

swissinfo: Perché questa scelta?

Pius Knüsel: Le richieste degli artisti per la Cina e l’India sono in continuo aumento. Questi due paesi sono ai vertici del mercato mondiale e perciò gli artisti vi intravedono maggiori possibilità di trovare dei partner. Le domande di sostegno per un progetto in Cina sono state centinaia.

Trattandosi di scambi culturali con l’Asia, nel gennaio 2007 abbiamo aperto un ufficio in India. Nonostante le tensioni tra classi e religioni, nel paese sono riconosciuti i diritti degli artisti, di un’organizzazione o di un individuo.

L’India offre poi una sicurezza ed una stabilità maggiore rispetto alla Cina e il nostro lavoro ha trovato un riscontro positivo, specialmente nei media. Ciò ci ha incoraggiato a tentare delle esperienze in Cina, dove abbiamo in particolare testato il nostro spazio di manovra.

swissinfo: I legami tra la Svizzera e l’India o la Cina non sembrano però così scontati…

P. K.: In India abbiamo sviluppato dei progetti di ballo e di arte visiva che funzionano bene. Situazione analoga in Cina, sebbene la danza abbia un po’ meno importanza. La musica è al contrario una grande scoperta, con un palcoscenico nazionale di rilievo che suscita parecchio interesse.

All’estero, Pro Helvetia fa sempre capo ai suoi collaboratori locali, così da approfittare della loro rete di contatti. Un modo di agire che ci offre un vantaggio enorme sulla Germania o sulla Francia, le quali collocano sempre almeno un responsabile espatriato nelle loro equipe sul posto. Certo, noi disponiamo di meno soldi, ma siamo dell’idea che l’elemento nazionale sia rappresentato dai nostri artisti che s’integrano nella cultura locale, collaborando con la gente del luogo.

swissinfo: Nel mese di giugno, a margine delle Olimpiadi, avete presentato quattro artisti svizzeri ad un’esposizione a Pechino. Ora vi state preparando per l’Expo universale di Shanghai…

P. K.: In effetti sfruttiamo le sinergie. Presenza Svizzera ha lanciato un importante programma di promozione in Cina che si estende dal 2007 al 2010. Approfittiamo quindi della sua struttura di comunicazione, ciò che ci consente anche di risparmiare soldi e di consacrare più fondi all’aspetto artistico.

swissinfo: In quest’ottica avete quindi lanciato un concorso all’inizio dell’anno, ritenendo alla fine nove progetti. Con quali criteri?

P. K.: Visto l’enorme interesse suscitato dalla Cina abbiamo in effetti deciso di bandire un concorso. Per essere selezionati i progetti dovevano assolutamente presentare una componente cinese, sia questa di natura artistica, logistica o concettuale. È pure richiesta una partecipazione finanziaria: noi sponsorizziamo i progetti nella misura del 65% al massimo, mentre la differenza dev’essere coperta dai partner cinesi.

L’idea è che i progetti debbano poter essere mostrati dapprima in Cina ed in seguito in Svizzera, dove a fine 2010 organizzeremo una sorta di festival di chiusura del programma. Deve quindi poter interessare anche il pubblico elvetico.

Altro criterio: la fattibilità, poiché le strutture cinesi sono fragili e gli ostacoli numerosi. Per questo motivo la nostra giuria comprendeva tre cinesi, il cui compito era di valutare la realizzabilità dei progetti.

swissinfo: E dopo il 2010? Aprirete un ufficio di collegamento in Cina?

P. K.: Lavoriamo sul lungo termine e sulla qualità, spesso con dei piccoli progetti. Tentiamo quindi di sapere se possiamo interessare dei partner che non siano soltanto alla ricerca di un successo commerciale immediato con progetti più ampi.

Dobbiamo inoltre verificare ciò che è tollerato dal regime e ciò che pone un problema. Quest’estate, il nostro lavoro per Synthetic Times doveva essere accompagnato da concerti sperimentali in alcuni club indipendenti di Pechino. Due mesi prima delle Olimpiadi questo tipo di attività non è però più stato possibile. Abbiamo così dovuto rimandare il progetto Switch on all’autunno.

La grande esposizione sui nuovi media al China National Art Museum – una delle istituzioni culturali statali più importanti – ha comunque beneficiato di un grande spazio di manovra. La Svizzera vi ha presentato quattro opere: Mission Eternity di etoy; The Subjectivisation of Repetition di Yves Netzhammer, Naked Bandit di Knowbotic Research e Newscocoons di Jeffrey Huang & Muriel Waldvogel.

swissinfo: E se per l’Esposizione universale del 2010 la tensione dovesse nuovamente aumentare?

P. K.: Vedremo. Non c’è alcuna garanzia con la Cina, anche se si sta diffondendo una certa tolleranza. Abbiamo dunque molto da imparare, siccome il margine di manovra cambia ogni giorno. E le cose vanno molto in fretta.

Il fatto di poter contare su un’equipe di cinesi sul posto ci consentirà di conoscere i nostri limiti di oggi e di domani. E spero che un giorno potremmo installarci in modo permanente.

swissinfo, intervista di Isabelle Eichenberger
(traduzione dal francese di Luigi Jorio)

Pro Helvetia ha deciso di estendersi in Asia nel 2004. Dopo l’apertura di un ufficio in India ad inizio 2007, sta ora tentando un avvicinamento alla Cina.

Nel maggio 2008 si è tenuta una retrospettiva dell’artista svizzero Roger Pfund al Today Art Museum di Pechino. Il mese successivo 18 artisti elvetici hanno partecipato all’esposizione Synthetic Times al Museo nazionale d’arte cinese. Pro Helvetia ha sostenuto quattro progetti con 150’000 franchi.

L’Esposizione universale di Shanghai del 2010, alla quale sarà presente anche la Svizzera, costituirà un’ulteriore prova per Pro Helvetia, che sta pianificando l’apertura di un ufficio di collegamento in Cina.

Per il programma “Cina 2008-2010”, Pro Helvetia ha lanciato in gennaio un concorso destinato agli operatori culturali e artisti svizzeri e cinesi di ogni disciplina. Sui 117 progetti presentati ne sono stati selezionati 9. Ognuno riceverà un finanziamento tra i 30’000 e i 90’000 franchi, per un budget totale di 610’000 franchi.

La Fondazione svizzera per la cultura è stata creata nel 1939 per tutelare la cultura in Svizzera all’epoca della Germania nazista. La sua sede è a Berna e il suo segretariato a Zurigo. Dispone di 62 collaboratori, di cui 19 all’estero.

Il budget per il periodo 2008-2011 è di 135 milioni di franchi; il 60% del budget operativo è consacrato ad attività all’estero.

I 25 membri del consiglio di fondazione sono nominati direttamente dal Consiglio federale (governo svizzero).

Al di fuori della Svizzera dispone di uffici al Cairo, a Varsavia, a New Delhi e a Città del Capo. Gestisce il Centro culturale di Parigi e finanzia parzialmente l’Istituto svizzero di Roma e lo Swiss Institute di New York.

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