Pussy Riot in Svizzera: “L’Europa finanzia la guerra in Ucraina”
Cantano da anni contro Putin e ora protestano dai palchi europei contro la guerra in Ucraina. Intervista con il gruppo punk-rock femminista Pussy Riot, il cui tour passa anche dalla Svizzera.
La band Pussy Riot è diventata famosa in tutto il mondo nel 2012, dopo che la sua “Preghiera punk” nella cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca è diventata virale. Con passamontagna in testa, hanno invocato la Madre di Dio, chiedendole di “liberarci da Putin!”.
Olga Borisova ha annunciato sui social media l’arresto di Marija Alëchina, Lucy Shtein e Taso Pletner, le tre altre componenti delle Pussy Riot, attorno a mezzanotte nella notte tra lunedì 29 e martedì 30 agosto.
Sono state “ammanettate e arrestate” a Berna mentre stavano disegnando un graffito contro la guerra. Secondo l’attivista, le tre Pussy Riot sono state rilasciate attorno alle tre del mattino. Un concerto della band è in programma il 30 agosto a Rubigen, a sud di Berna.
Le Pussy Riot dipingono dei cartelli stradali per ricordare che la guerra non è lontana, ha spiegato su Facebook Olga Borisova. “L’hanno fatto in diverse città europee”, ma in Svizzera “non hanno neanche avuto il tempo di scrivere la distanza in chilometri”. “La polizia ha detto che le componenti della band rischiano una multa e/o di essere espulse dalla Svizzera”, ha aggiunto.
Contattate dal quotidiano Le Temps, le forze dell’ordine cantonali hanno detto di “non poter confermare la vicenda per ragioni legate alla protezione dei dati”. Hanno tuttavia indicato che si trattava di “tre cittadine russe che erano in possesso di bombolette spray”. “Le tre donne sono state portate alla stazione di polizia per dei controlli e poi rilasciate”.
Il cantone non ha precisato a Le Temps la durata dell’arresto e ha affermato che non intende fornire ulteriori dettagli. Per ciò che riguarda le possibili ripercussioni giudiziarie, al giornale è stato comunicato che dipenderà dalla persona proprietaria del muro su cui è stato realizzato il graffito, la quale potrà decidere se sporgere denuncia.
Questo riquadro è stato aggiunto all’articolo il 30 agosto.
— olga borisova (@borissssova) August 29, 2022Collegamento esterno
Pussy Riot Masha @all_maryCollegamento esterno , Lucy @lcshtnCollegamento esterno and Taso are detained in Rubigen, Switzerland for trying to make an anti war action
they’ve been taken to the police station in HANDCUFFS
police forced to delete pictures of girls in handcuffs
wtf pic.twitter.com/LLrP0wP4wDCollegamento esterno
SWI swissinfo.ch ha parlato con Maria Alëchina e Olga Borisova, del gruppo punk-rock e femminista, attualmente in tournée in Europa.
SWI swissinfo.ch: Perché avete scelto la neutrale Svizzera come tappa per i vostri concerti e apparizioni politiche?
Olga Borisova: Non si tratta della Svizzera in particolare. Ci esibiamo in tutta Europa. Per noi è importante mostrare al pubblico europeo la necessità di un embargo sistematico sulle importazioni di petrolio e gas dalla Russia – e sottolineare l’ipocrisia europea su questo tema.
Marija Alëchina è una dei membri originali delle Pussy Riot. È fuggita dalla Russia attraverso la Bielorussia nella primavera del 2022 dopo essere stata condannata a un anno di “restrizioni” della libertà per aver invitato a protestare contro l’arresto del leader dell’opposizione Alexei Navalny.
Olga Borisova è la curatrice del libro di Alëchina “Riot Days”, in cui racconta della preparazione della famosa “Preghiera Punk” e dei giorni trascorsi in prigione.
Quale ipocrisia?
Olga Borisova: Si sente parlare di piani per interrompere il rilascio di visti a cittadine e cittadini russi, ma nel frattempo i Paesi europei continuano ad acquistare petrolio e gas dalla Russia. I profitti che ne derivano sono enormi e costituiscono una parte importante del bilancio russo. È denaro utilizzato per mantenere il regime di Putin al potere e per far proseguire la guerra: l’Europa e l’Occidente finanziano la guerra in Ucraina.
Marija Alëchina: Non c’è guerra senza soldi. I soldati non combattono se non sono pagati e neanche l’oppressione agisce gratuitamente.
Olga Borisova: Abbiamo lanciato appelli per sanzioni ed embarghi fin dall’annessione della Crimea nel 2014 e da allora abbiamo sottolineato che non si trattava solo della Crimea o di parti di Donetsk e Luhansk. È un tentativo di riportare in vita il cadavere dell’impero sovietico e ciò deve essere impedito.
Nel frattempo, anche la Svizzera si è allineata alle sanzioni dell’UE contro Mosca.
Olga Borisova: Sì, ho sentito che la Svizzera ha rivisto la sua neutralità, come la chiamate voi. Ma la Svizzera resta ancora il Paese preferito dagli oligarchi russi. Mandano qui i figli a studiare e soprattutto amano conservare nelle banche elvetiche il denaro rubato alla popolazione russa tramite l’evasione fiscale.
Si potrebbe fare molto di più. Si potrebbero revocare i permessi di soggiorno e congelare i beni. Si potrebbe anche dare più sostegno a organizzazioni specializzate nell’individuare i conti di queste persone nelle banche svizzere.
Dal palco invitate a urlare “Fuck Putin!”, ma ritenete che il pubblico svizzero capisca cosa stia realmente accadendo in Russia?
Olga Borisova: Svizzere e svizzeri hanno uno standard di vita elevato e il Paese non ha vissuto guerre per diverse generazioni. Quindi, il problema di comprensione di cui parla è reale. Credo che “Fuck Putin!” sia uno slogan abbastanza accettabile per questo pubblico che della situazione capisce perlomeno una cosa: “Putin è pessimo”.
Tuttavia, appena si parla di sostegno attivo all’Ucraina, la gente si dimostra più riluttante perché è ancora legata a una tradizione pacifista. Anche io ero una pacifista convinta fino all’aggressione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022.
Oggi milioni di persone ucraine sono in fuga, abbiamo visto Bucha e Mariupol. La gente in Svizzera ne sa troppo poco. È nostro compito far capire meglio questi eventi.
Come descrivereste la vostra arte?
Marija Alëchina: È arte di protesta russa. Abbiamo inciso una canzone contro la guerra che suoniamo in tutti i concerti di questo tour. È questo il nostro messaggio, la nostra reazione alla guerra istigata da Putin.
Olga Borisova: Idealmente, anche il pubblico svizzero abituato a una vita comoda capirà la nostra arte e che il regime di Putin non è solo un problema per la Russia e l’Ucraina, ma per il mondo intero.
Se doveste citare solo due versi della vostra canzone contro la guerra in questa intervista, quali scegliereste?
Olga Borisova: Ce ne sono due che trovo fantastici: “A Putin piace la tua indifferenza; l’Occidente gli fornisce armi da dieci anni”.
Forse suona un po’ patetico, ma il nostro messaggio principale è: “Non siate indifferenti!”. Lo scopo è che il nostro pubblico faccia pressione sulla politica affinché vengano intraprese misure più incisive nei confronti della Russia.
Quali sono i vostri progetti dopo il tour? Se non fosse fuggita, Marija Alëchina, si troverebbe in prigione.
Marija Alëchina: Sono stata arrestata decine di volte. Credo che il tema principale non debba essere questo. Sono fuggita affinché il nostro messaggio venga ascoltato. Ed è di questo messaggio che preferisco parlare, non di me.
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