Quadrilinguismo solo teorico
Tedesco e francese consolidano la loro posizione, perdono colpi italiano e romancio mentre cresce l'uso dell'inglese in ambito professionale.
Nel panorama linguistico elvetico aumenta la percentuale di chi in famiglia si esprime principalmente in una lingua non nazionale.
Il quadrilinguismo svizzero sembra ormai superato. È questa una delle conclusioni formulate da due studi commissionati dall’Ufficio federale di statistica (UFS) e presentati martedì a Berna. L’indagine è basata sul censimento della popolazione 2000.
L’italiano e il romancio stanno lentamente ma inesorabilmente perdendo importanza, risultando sempre più isolati a livello nazionale. Continua invece l’espansione di tedesco e francese, accanto all’inglese, usato soprattutto nella vita professionale. A testimonianza di un plurilinguismo sempre più accentuato, è inoltre cresciuto l’utilizzo delle lingue straniere in famiglia a scapito di quelle nazionali. Questa percentuale ha raggiunto il 9%, con serbo/croato (1,4%) e albanese (1,3%) che si ritagliano le fette maggiori.
A livello svizzero, il tedesco rimane la lingua principale per il 63,7% della popolazione (63,3% nel 1990), mentre il francese si consolida al 20,4% (19,2% nel 1990). La buona salute di queste due lingue è strettamente connessa all’ integrazione degli stranieri. Nel 2000 due terzi di loro dichiaravano di adottare una lingua nazionale quale lingua principale, con un aumento percentuale del 16,7% rispetto a dieci anni prima.
L’italiano resiste solo in Ticino
La percentuale di persone che dichiarano di parlare l’italiano come lingua principale è scesa dal 7,6% al 6,5%. L’idioma è riuscito a rafforzare la propria posizione unicamente in Ticino, dove è utilizzato da oltre l’83% degli abitanti.
La diminuzione a livello svizzero si spiega con l’integrazione linguistica degli stranieri di origine italiana e residenti nelle zone francofone e germanofone del paese. In questi casi i figli degli immigrati hanno abbandonato la loro lingua d’origine a vantaggio di quella locale.
Nei Grigioni, la lingua di Dante rappresenta il 10,2% del totale e rimane tutto sommato stabile rispetto al 1990, quando gli italofoni erano l’11%. La valle di Poschiavo e la Mesolcina risultano chiaramente italofone, con una scarsa rappresentanza delle altre lingue. La Bregaglia, invece, «nonostante una popolazione che per tre quarti parla italiano, conta quasi un quinto di germanofoni e potrebbe diventare tendenzialmente una regione bilingue», si legge nel rapporto dell’UST.
Romancio in calo
I cittadini di lingua romancia sono passati da 66mila a poco più di 60mila (-8,4%). L’UFS giudica scarsa (meno del 40%) la capacità delle vallate ladine di assimilare persone con altri idiomi, ciò che «rende palpabile la minaccia che incombe sulla salvaguardia di questa lingua».
Rispetto al 1990, il romancio ha perso terreno a favore del tedesco, passato dal 65,3% al 68,3%, confermando così una tendenza già osservata da anni.
Inglese in ufficio
Come prevedibile l’inglese è la lingua che nel mondo del lavoro segna la progressione più netta, passando dal 15,9% del 1990 al 21,7% del 2000. Cantoni e regioni linguistiche non hanno però un comportamento unitario per quanto riguarda il plurilinguismo sul lavoro. L’inglese ha comunque superato il francese nella Svizzera tedesca e il tedesco nella Svizzera Romanda.
In genere – sottolinea il rapporto – le lingue nazionali sono più importanti nelle professioni semplici, mentre l’inglese è parlato sul posto di lavoro da chi ha avuto una formazione più completa.
swissinfo e agenzie
Nel 2000, il 63,7% della popolazione ha indicato il tedesco quale lingua principale (1990: 63,6%)
20,4% dei residenti utilizza in prevalenza il francese (1990: 19,2%)
6,5% dei residenti utilizza in prevalenza l’italiano (1990: 7,6%)
Solo lo 0,5% parla ancora romancio
Nel 2000, il 16,6% dei residenti in Svizzera utilizza a casa una lingua diversa da quelle nazionali (1990: 13%)
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