Quando alle vecchie pietre viene data una seconda vita
Nell'antichità, nel Medioevo e in epoca moderna, la pietra veniva prelevata da vecchi edifici e riutilizzata in nuove costruzioni. Se da un lato questa pratica ha portato alla scomparsa di molti edifici, dall'altro ha permesso ad altre strutture di sopravvivere alla prova del tempo.
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Il principio dell’economia circolare nell’edilizia, in altre parole il riutilizzo dei materiali, ha guadagnato terreno negli ultimi decenni con l’affermarsi dello sviluppo sostenibile. Se un edificio viene demolito, si cerca di selezionare al meglio i materiali che possono essere riciclati. Questa pratica era comune anche in passato. Quasi tutti i vecchi elementi architettonici dell’involucro – la struttura esterna di un edificio – venivano conservati, soprattutto durante l’Antichità e il Medioevo, ma anche durante il periodo moderno.
Gli elementi costruttivi e ornamentali di vecchi edifici che vengono riutilizzati sono noti come sostituzioni o spolia, termine latino che originariamente significa “bottino”. L’Arco di Costantino a Roma, un arco trionfale eretto tra il 312 e il 315 d.C. in onore dell’imperatore romano Costantino, è uno degli esempi più noti dell’uso degli spolia. Molti dei rilievi che decorano l’edificio sono stati infatti presi da edifici eretti nel II secolo da famosi imperatori come Traiano, Adriano e Marco Aurelio. Le ragioni di questo riutilizzo sono diverse: Costantino voleva seguire le orme dei suoi prestigiosi predecessori, oppure c’era una carenza di pietre adatte, o addirittura una mancanza di abilità artigianale?
Una pietra miliare romana
Per costruire, i Romani utilizzavano spesso materie prime provenienti dalle immediate vicinanze, per motivi pratici o perché il trasporto era complicato e richiedeva molto tempo. Anche i loro successori hanno spesso utilizzato materiali da costruzione romani. Nel 1958, a Elsau, durante gli scavi archeologici condotti dal Servizio dei monumenti Sstorici del Cantone di Zurigo, è stato scoperto un tamburo di colonna romano utilizzato come pietra angolare di una casa-torre medievale intorno al 1’000 d.C.. I grandi blocchi di pietra venivano spesso utilizzati come pietre angolari per la loro stabilità. Tuttavia, con il suo diametro di 57 cm, questo tamburo di colonna è troppo imponente per far parte di una villa privata romana. Si presume quindi che in origine appartenesse alle colonne di un edificio monumentale, forse un tempio, a Vitudurum, che corrisponde all’attuale insediamento di Oberwinterthur. Poiché Elsau si trova a soli 4 chilometri di distanza, possiamo dedurre che nel Medioevo i materiali da costruzione venivano prelevati dalle rovine romane per risparmiare tempo e denaro.
Il dio della torre
In questo caso, il riutilizzo della struttura portante della colonna come materiale da costruzione era puramente pratico. Gli spolia potevano anche essere utilizzati come elementi ornamentali e servire ad altri scopi, come dimostra chiaramente il rilievo romano raffigurante il dio Attis, incastonato sulla sommità della Torre di Cesare, una torre medievale di Nyon. Il Museo nazionale di Zurigo possiede un calco in gesso realizzato nel 1924, ma l’originale è ancora al suo posto. Ancora oggi, il dio della torre continua a guardare la città. Nella mitologia, Attis era un bel giovane morto prematuramente, amante della Dea Madre. Egli compariva spesso nel culto romano dei morti, a simboleggiare il lutto. Si può quindi supporre che il rilievo ornasse una tomba romana del I secolo d.C..
Perché questa scultura funeraria romana è stata collocata nella torre medievale circa 900 anni dopo il suo utilizzo originario? La spiegazione sta nella storia della città: la colonia romana Colonia Iulia Equestris, fondata intorno al 45 a.C. da Giulio Cesare in persona, sorgeva un tempo sulla piazza della città di Nyon. Con i suoi imponenti edifici, era uno dei principali siti sul Lago di Ginevra. La colonia aveva una piazza principale, un tempio, un mercato, terme e un anfiteatro, di cui oggi rimangono molti resti. Alcuni degli spolia sono stati incorporati nella Torre di Cesare: il rilievo raffigurante Attis è l’elemento più evidente di queste sostituzioni. È molto probabile che l’ostentato riutilizzo di questi elementi architettonici servisse a ricordare il glorioso passato romano della città. I costruttori medievali probabilmente pensarono che il rilievo rappresentasse Cesare, il fondatore della città, da cui il nome dato alla torre.
Spolia al museo
Se da un lato le spolia hanno contribuito a preservare gli elementi edilizi e ornamentali, dall’altro l’utilizzo di parti di vecchi edifici, come macerie o scorte di materiali, ha portato alla distruzione di strutture storiche. In Europa, nel Settecento e nell’Ottocento, cresceva la consapevolezza del valore della pietra antica come testimonianza del passato. In Svizzera, la Società svizzera per la conservazione dei monumenti storici fu fondata nel 1880. Oltre a restaurare, scavare e acquisire opere d’arte, redigeva anche un inventario dei monumenti svizzeri. In questo modo, i musei riuscivano almeno a preservare parti di edifici per i posteri. L’architettura del Museo nazionale di Zurigo, inaugurato nel 1898, comprende anche spolia costituiti da elementi storici e sculture ornamentali. L’obiettivo era quello di fornire una cornice adeguata a questi reperti e di permettere al pubblico di visualizzare l’architettura di epoche passate. Ancora oggi, antichi soffitti in legno, tegole e porte di chiese e castelli, finestre e serie di arcate di chiostri demoliti da tempo, e persino stanze interamente ricostruite con elementi storici, costituiscono una parte essenziale del museo e possono essere scoperti nella mostra permanente intitolata “La collezione”.
Jacqueline Perifanakis cura le mostre del Museo nazionale svizzero.
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