Quegli svizzeri che hanno segnato Bergamo
Bergamo sorprende per la ricchezza dei monumenti: l'imponente Palazzo Nuovo, la basilica di Santa Maria Maggiore, la Torre dei Caduti, la cappella Colleoni, il duomo, il battistero... L'elenco dei gioielli architettonici è lungo.
Forse molti svizzeri che la visitano ignorano che alcuni dei più importanti edifici della città furono pianificati e costruiti da architetti, scultori e scalpellini ticinesi. Magari pochi sanno pure che la presenza elvetica fu determinante a Bergamo per il commercio della seta e per le banche.
La storia dell’emigrazione elvetica a Bergamo risale a più di 500 anni fa. Una storia di cui il console generale svizzero a Milano David Vogelsanger è un profondo conoscitore. Proprio lui è all’origine del libro “Svizzeri a Bergamo”, sesto volume dedicato alla presenza elvetica in Italia della collezione “Arte e storia” della rivista “Ticino Management”.
I protestanti svizzeri accolti a Bergamo
“Nessun’altra città italiana è altrettanto legata alla Svizzera quanto Bergamo”, ha sottolineato Vogelsanger alla recente presentazione dell’opera a Lugano. “All’epoca dell’arrivo dei primi svizzeri, verso la fine del 1500, Bergamo era una città molto più tollerante di Milano, allora sotto domininazione spagnola. Era dunque naturalmente designata per accogliere i nostri compatrioti protestanti che i cantoni cattolici non volevano”.
Così, i commercianti protestanti Ronco e Orelli – scacciati da Locarno a causa della loro fede e rifugiati a Zurigo – che giunsero a Bergamo per acquistare seta e cotone, finirono per fermarsi nella città lombarda. A Bergamo furono raggiunti da altre famiglie che si trovavano in situazioni analoghe, come i Pestalozzi e i von Muralt.
Quei pionieri svizzeri insediarono a Bergamo le prime fabbriche di seta e a partire dal XIX secolo anche quelle di cotone. Originari dei Grigioni, di Zurigo, Berna, Glarona, scrissero la storia industriale della città.
Il primo console svizzero a Bergamo assunse le funzioni nel 1609, ossia già 400 anni fa. Si trattava di un generale zurighese che chiese immediatamente alle autorità bergamasche tre cose per i suoi concittadini: l’autorizzazione del porto d’armi, l’esenzione delle imposte e la libertà di culto”, spiega David Vogelsanger.
La prima richiesta fu accolta, la seconda non ricevette risposta e la terza fu oggetto di un compromesso: “le autorità risposero che gli svizzeri potevano praticare la propria religione come volevano, ma a casa loro”, spiega il console generale svizzero di Milano, da cui dipendono anche Venezia e Bergamo.
I protestanti elvetici a Bergamo dovettero infatti attendere fino al 1876 per avere la loro chiesa in città.
Una famiglia di mecenati
“La comunità svizzera di Bergamo ha saputo mantenere ancora fino ad oggi la propria identità e al contempo integrarsi perfettamente nella nostra città. Mi sono appassionato alla storia degli svizzeri a Bergamo appena sono entrato alla sede dell’amministrazione comunale, il sontuoso Palazzo Frizzoni”, racconda il vicesindaco Gianfranco Ceci.
L’edificio era di proprietà della famiglia dell’engadinese Giovanni Frizzoni, che nel 1848 partecipò alla rivolta di Bergamo contro il dominio austriaco che opprimeva Milano. Enrico Frizzoni, un discendente di Giovanni, lo donò alla città nel 1927.
La famiglia Frizzoni si distinse a Bergamo anche per le sue opere caritative. Uno dei suoi membri, Teodoro Frizzoni, fondò l’ “Opera bergamasca per la salute del fanciullo”.
Svizzero era anche Cesare Ginouilhiac, il fondatore del principale istituto di credito locale: la Banca popolare di Bergamo, che presiedette dal 1869 al 1879.
Gli artisti ticinesi
Rilevante è la presenza artistica elvetica. Bergamo deve buona parte delle sue opere d’arte ad architetti, scultori e cesellatori ticinesi. La magnifica struttura barocca del duomo è opera di uno dei più grandi architetti ticinesi: Carlo Fontana, allievo del Bernini.
L’interno della chiesa di Santa Maria Maggiore fu disegnato dai Sala, di Lugano, e una delle sue più imponenti sculture, il Monumento a Gaetano Donizetti, è un lavoro di Vincenzo Vela, di Ligornetto.
Il Palazzo Terzi porta anche le firme del disegnatore Vincenzo Angelo Orelli, di Locarno, e dello scultore Muzio Camuzio, la cui casa di famiglia a Montagnola fu il rifugio ticinese dello scrittore Hermann Hesse. In una sala del palazzo vi sono gli affreschi di Carporo Tencalla.
Ancora oggi a Bergamo vi sono parecchi cognomi elvetici. In buona parte, queste persone hanno la doppia cittadinanza, svizzera e italiana, come per esempio le famiglie Legler, Honegger, Steiner, Blondel, von Orelli e Zavaritt.
Provenienti dall’Engadina, gli Zavaritt aprirono la prima fabbrica di seta a Bergamo. Attualmente uno dei loro discendenti, Willi, è il presidente dell’Accademia Carrara, una delle più importanti pinacoteche d’Italia. “Come molti bergamaschi che sono emigrati in Svizzera, mio figlio ha fatto il viaggio in senso inverso dei suoi avi. Da Bergamo è andato a lavorare a Lugano”, scherza Willi Zavaritt. Suo figlio Giovanni lavora presso il Servizio comunicazione e media del Magazine Square all’USI.
L’idillio sviluppatosi per cinque secoli tra Bergamo e la Svizzera non si è ancora esaurito. L’architetto ticinese Mario Botta ha realizzato diversi progetti nella città lombarda, in particolare una biblioteca universitaria e una chiesa.
Gemma d’Urso, Lugano, swissinfo.ch
(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)
In Italia vivono circa 50mila svizzeri, di cui molti con la doppia cittadinanza. La metà abita nel nord della Repubblica.
La Svizzera ha un consolato a Bergamo che fa parte della giurisdizione del consolato generale svizzero di Milano.
Capoluogo della provincia omonima, la città di Bergamo conta circa 120mila abitanti.
Annovera un’università, istituti per la ricerca scientifica e una decina di musei.
Collocata su una collina, fu fondata in epoca pre-romana da popolazioni liguri dell’Insubria.
La città è caratterizzata dalla sua divisione in due parti ben distinte: Bergamo Alta e Bergamo Bassa.
Quest’ultima ha costituito lo sviluppo moderno della zona storica.
Edito dalla rivista Ticino Management, nella collezione Arte e Storia diretta da Giorgio Mollisi, Svizzeri a Bergamo è un volume di 400 pagine.
Presentata in anteprima a Bergamo il 3 ottobre 2009 in occasione del 400° anniversario della presenza consolare svizzera nella città lombarda, l’opera collettiva è stata presentata a Lugano il 19 gennaio 2010.
Grazie al contributo di specialisti di diverse discipline, il libro offre un quadro completo della storia delle molteplici sfaccettature delle relazioni fra la Svizzera e Bergamo dal 1500 a oggi. Arte, religione, industria, commercio, finanza: nulla è tralasciato. Il volume non contiene solo articoli sulla presenza elvetica nella città lombarda, ma anche sulla presenza bergamasca nella Confederazione.
Nella serie sulla presenza svizzera in Italia, Ticino Management in precedenza aveva pubblicato volumi dedicati a Genova, Milano, Napoli, Roma e Venezia. Il prossimo, atteso per l’autunno 2010, racconterà la storia degli svizzeri a Palermo.
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