Regalo in vista per le scuole svizzere di Roma e Catania
Gli edifici che ospitano le scuole svizzere di Roma e Catania dovrebbero diventare di proprietà dei due istituti. È quanto auspica il governo svizzero. La decisione potrebbe aprire nuovi orizzonti alle scuole.
Che il governo stesse valutando la possibilità di trasferire il titolo di proprietà dei due edifici era cosa nota. Da tempo, infatti, nel quadro del periodico riesame dei compiti della Confederazione, l’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica è stato incaricato di valutare la razionalizzazione del portafoglio immobiliare della Confederazione.
In un rapporto del 2010, il governo scriveva: «Queste costruzioni [le scuole svizzere di Roma e Catania] sono solo indirettamente vincolate ai compiti della Confederazione e sono per la maggior parte rimaste nel portafoglio per motivi storici. Si tratterà di esaminare […] le possibilità e le modalità di un trasferimento alle scuole riconosciute e sostenute finanziariamente dalla Confederazione».
A metà novembre 2011, il Consiglio federale ha confermato per bocca del suo portavoce André Simonazzi che il trasferimento si farà. La decisione non è ancora ufficiale, poiché per procedere al passaggio di proprietà sarà necessaria una modifica legislativa.
Concretamente, i due immobili saranno venduti per una cifra simbolica alle istituzioni che gestiscono le scuole. L’edificio di Roma dovrebbe ad esempio essere ceduto per un milione di franchi, a fronte di un valore stimato in 12 milioni.
Risparmi per Berna
La Confederazione avrebbe comunque il suo tornaconto. Berna, infatti, non dovrà più sobbarcarsi i costi di manutenzione, che ammontano a circa 150’000 franchi annui per la scuola di Roma e 90’000 per quella di Catania. A questi importi vanno poi aggiunte le future spese per interventi edilizi.
«Il risparmio totale è valutato in 8,6 milioni su 10 anni, ovvero un po’ meno di un milione l’anno», stando a quanto comunicatoci dal responsabile della comunicazione dell’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica Jonas Spirig.
Il direttore della Scuola svizzera di Roma Edwin Züger non nasconde che accollarsi i costi di manutenzione rappresenta una voce d’uscita importante per l’istituto, che attualmente ha un budget annuale attorno ai 3,5 milioni di franchi annui. La direttrice della Scuola svizzera di Catania Loretta Brodbeck non ha dal canto suo voluto commentare la notizia, non essendoci ancora una decisione ufficiale.
Nuove prospettive
Il bicchiere è comunque anche mezzo pieno. Il fatto di essere proprietari del palazzo apre infatti nuove orizzonti per la scuola. «Ci rende molto più forti», sottolinea Züger. Attualmente circa 520 ragazzi frequentano l’istituto. I livelli vanno dall’asilo al liceo e l’insegnamento è bilingue, tedesco e italiano. «Abbiamo bisogno di altri spazi e essendo proprietari, abbiamo più possibilità di ottenere un prestito dalle banche per eventualmente acquistare un altro edificio».
Ad inizio ottobre, la Scuola svizzera di Milano ha inaugurato una nuova sede a Cadorago, in provincia di Como. Il risultato ha superato le aspettative. «Contavamo di riuscire a iscrivere 26 allievi, di cui 7 svizzeri, mentre in realtà sono stati annunciati 41 bambini di cui 19 svizzeri», aveva dichiarato a swissinfo.ch il presidente della scuola Roberto Engeler.
Dopo le chiusure degli anni ’80 (ad esempio la Scuola svizzera di Firenze cessò le attività nel 1983, quella di Napoli nel 1984), gli istituti elvetici stanno risalendo la china?
La situazione in cui versa la scuola pubblica italiana contribuisce ad aumentare l’interesse per gli istituti privati. «Abbiamo una grande richiesta da parte dei genitori italiani», osserva Edwin Züger. Tanto più che le rette non sono proibitive. Per gli alunni che non hanno la nazionalità elvetica le spese d’iscrizione variano, a seconda dei livelli, da 4’000 a 7’000 franchi.
Revisione legislativa in vista
Un’ulteriore spinta alle scuole svizzere potrebbe venire dalla revisione della Legge federale concernente il promovimento dell’istruzione dei giovani all’estero.
Nel progetto di revisione, che sarà posto in consultazione a partire dal febbraio 2012, il governo propone di abbassare la proporzione di allievi svizzeri in queste scuole, proporzione che attualmente dev’essere almeno del 20% (o del 30% se vi sono meno di 60 studenti).
«Fino ad oggi non abbiamo mai avuto problemi per avere questa percentuale. Ma naturalmente se dovesse essere abbassata, possiamo crescere», precisa Züger.
L’obiettivo della scuola diretta da Züger, che nell’estate 2012 andrà in pensione e sarà sostituito da Thomas Schädler, non è comunque di aumentare a dismisura. «I genitori apprezzano molto l’atmosfera famigliare che regna nel nostro istituto. Ingrandirsi troppo significherebbe perdere questa caratteristica».
Accra: 77 allievi (12 svizzeri), sussidio della Confederazione 120’500 franchi
Bangkok: 211 (53), 603’500
Barcellona: 640 (161), 1’781’500
Bergamo: 162 (36), 338’900
Bogotà: 767 (171), 1’913’600
Catania: 68 (28), 276’700
Lima: 689 (221), 1’934’600
Madrid: 586 (118), 1’383’300
Milano: 353 (106), 1’210’200
Messico: 871 (178), 1’815’300
Roma: 505 (137), 1’644’000
Santiago: 622 (171), 1’841’700
San Paolo e Curitiba: 816 (179), 1’731’400
Singapore: 244 (162), 1’470’000
Dati: Ufficio federale della cultura, anno scolastico 2009/2010
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