2020: un anno solitario ma d’oro per i vignettisti svizzeri
Com'è cambiata la vita dei caricaturisti politici nel 2020? Da una parte, non molto per un'attività generalmente solitaria, spesso svolta a casa. D'altra parte, c'erano talmente tante notizie – per lo più lugubri – che i vignettisti non hanno mai rischiato di rimanere a corto di materia prima d'ispirazione satirica.
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Nato a Londra, Thomas ha lavorato come giornalista per The Independent prima di arrivare a Berna nel 2005. Gli piace viaggiare e parla le tre lingue ufficiali della Confederazione, praticandole un po' dappertutto: nei pub, nei ristoranti e nelle gelaterie.
Benché il coronavirus fosse apparso già nel 2019 in Cina, ci sono volute alcune settimane prima che attirasse l’attenzione dei media occidentali. Il primo articolo di swissinfo.ch è stato pubblicato il 22 gennaio e da allora sulla nostra piattaforma multimediale il tema ha dominato.
Anche i vignettisti svizzeri si sono rapidamente occupati della Covid-19, che si è rivelata un soggetto ideale. C’erano la percezione dell’incompetenza di personalità politiche e autorità, la confusione e la rabbia popolare per le mascherine di protezione e più tardi per le vaccinazioni, il potenziale umoristico dei cambiamenti forzati nel comportamento sociale, come il distanziamento e la quarantena, come pure l’esistenza di forti simboli visivi quali le mascherine e le siringhe.
Gli artisti della satira hanno adottato approcci diversi verso la pandemia, così come riguardo ad altri temi importanti, in particolare a Donald Trump. Mentre alcuni hanno usato riferimenti culturali altisonanti o critiche puntigliose (meno comuni in Svizzera), quasi scioccanti per i lettori, altri hanno mirato alle risate, come una sorta di antidoto alla tensione della gente di fronte a una situazione che comporta una forte carica emotiva.
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