Ricordare la guerra per costruire la pace
Film sobrio e anti-spettacolare, "Oltre il confine" di Rolando Colla, pellicola italo-svizzera in concorso a Locarno, è un esempio riuscito di cinema impegnato.
Vi sono buoni film, al festival di Locarno, alcuni anche molti buoni. Ma raramente capita di vedere film “necessari”, la cui necessità è iscritta nella storia travagliata del Novecento. “Oltre il confine”, una coproduzione italo-svizzera firmata da Rolando Colla, regista nato a Sciaffusa, è una di queste eccezioni.
Tra seconda guerra mondiale e guerra di Bosnia
La vicenda si svolge nei primi anni Novanta, durante la guerra in Bosnia, e ruota attorno a una donna, Agnese (una bravissima Anna Galiena). Il padre di Agnese, in fin di vita in un ricovero per veterani italiani della seconda guerra mondiale, è vegliato durante una notte da un profugo bosniaco, Reuf.
Reuf, ospite del medico curante del vecchio, è fatto arrestare il mattino seguente dal direttore del ricovero, perché senza documenti. Agnese lo aiuta a fuggire, il giorno stesso in cui suo padre muore.
Il coinvolgimento della donna nella storia del profugo la porterà fino in Bosnia, per condurre con sé in Italia la figlia minore di Reuf, Ada. Un viaggio che non è solo attraverso la realtà della guerra, ma anche attraverso i ricordi di un’infanzia vissuta nel dopoguerra, con un padre incapace di ritrovare la normalità dopo l’esperienza delle trincee e rinchiuso per anni in manicomio.
Ricordare per non ripetere
Il film, per il suo parallelismo tra Italia del dopoguerra e attualità balcanica ricorda il grandioso “Lamerica” di Gianni Amelio. Come Amelio, anche Colla osserva i corsi e ricorsi della storia, il suo tragico ripetersi. E propone il recupero della memoria, la consapevolezza dei dolori individuali, come possibile via d’uscita.
“Forse proprio la rimozione del dolore individuale e collettivo è la causa della perversa naturalezza con la quale le guerre tendono a ripetersi”, osserva il regista. Agnese, con il viaggio in Bosnia, supera la rimozione, si riconcilia con il suo passato agendo nel presente, cercando di ricostruire ciò che la guerra ha distrutto (quel che resta della famiglia di Reuf).
E poco importa se il motore primo della sua azione è l’attrazione che prova verso Reuf. Come nel celebre racconto “Una questione privata” di Fenoglio, le azioni giuste non dipendono da un imperativo categorico, ma sono frutto di una complessa corrispondenza tra ragioni individuali e scelte etiche.
A due passi dal confine
Privo di effetti speciali, costruito su riprese tutte al servizio della storia narrata e segnato da un certo pudore nel mostrare il dolore e la sofferenza, “Oltre il confine” è tuttavia un film di grande impatto emotivo.
Viste a Locarno, a pochi passi dal confine italo-svizzero, non possono lasciare del resto indifferenti le scene di ordinaria immigrazione illegale alla frontiera sud della Svizzera e le immagini dell’espulsione forzata di un clandestino.
Rolando Colla fa ben sperare, per il cinema svizzero.
Andrea Tognina, Locarno
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