Robert Frank, lo svizzero americano
Una mostra a Milano rende omaggio al fotografo elvetico a cinquant'anni dalla pubblicazione del volume "The Americans", un libro che raccoglie le foto scattate sulle strade americane tra il 1955 e il 1956.
È una delle fotografie più famose di Robert Frank quella che campeggia sulla locandina della mostra e che accoglie, occupando quasi tutta la parete, il visitatore nella prima tappa del percorso espositivo.
Una spiaggia degli Stati Uniti. Una donna con una fluente chioma bruna sdraiata sulla sabbia. Una bimba che brandisce una grande bandiera americana sollevata dal vento. Un ragazzino intento a leggere il giornale, dove spicca a chiare lettere il titolo “Marilyn Dead”.
In un unico scatto Robert Frank racchiude un attimo di vita quotidiana e un frammento di storia. La vita e la morte, la spensieratezza e la tragedia, in un’unica, stupenda ed irripetibile immagine.
Nella sala accanto, prima di iniziare il viaggio americano vero e proprio, un omaggio alla patria, alla terra madre, attraverso le immagini della Landsgemeinde di Hinwil, scattate da Frank di passaggio in Svizzera nel 1949
Un linguaggio nuovo e dirompente
Anche se lo sguardo viene catturato da ogni singola immagine, non possiamo non notare le citazioni scelte che corrono di stanza in stanza: “Amo le difficoltà e le difficoltà amano me”; “È il malinteso ad essere importante”; “[esprimere] un sentimento semplicissimo, quello di essere al mondo, esistere, esserci, nient’altro”.
È come se Robert Frank- di natura schiva e solitaria – abbia voluto affidare alle parole il racconto di una piccolissima parte interiore di sé, e delegare all’immagine il racconto degli altri, della realtà, di ciò che è fuori, che può essere colto e persino condiviso. Conferendo così all’immagine il dono della parola.
“Le fotografie parlano di fotografia, dell’artista, delle sue immagini, di noi. Come tutta la grande arte che racconta la condizione umana – afferma Robert Frank – porta in sé l’identità dell’artista. Non sono vedute anonime. Non sono posti e gente anonimi. Sono le parole del poeta, sontuosamente ambigue e perfettamente bilanciate, declamate, incorniciate sul muro, tenute in mano, stampate sulla pagina”.
Grazie al suo approccio radicalmente innovativo rispetto a “l’air du temps”, l’artista svizzero rivoluziona i canoni e gli stilemi della fotografia della seconda metà del Novecento, cambiando il mondo del foto giornalismo.
Documentare e sperimentare
Nelle sue immagini, dal forte sapore di documentazione sociale e allo stesso tempo di coraggiosa sperimentazione formale, emerge una visione più intima della quotidianità di un paese, gli Stati Uniti d’America, che Frank descrive come fino ad allora mai nessuno aveva saputo fare: una riflessione sulla realtà dura e ironica al tempo stesso.
Robert Frank si guardava intorno, posava il suo sguardo disincantato e attento su persone, edifici, paesaggi, strade. Scattava immagini nervose, desolate, ironiche, autentiche.
Le sue fotografie, volutamente contrastate, hanno sconvolto un paese ipnotizzato dall’American dream e hanno contribuito ad imprimere una svolta nel modo di concepire la fotografia: meno compiacente e nostalgica, più autentica e schietta. È lui stesso a svelare la chiave di questo suo percorso: “Semplicemente mi siedo e osservo la luce. Sapete, le fotografie invecchiano subito”.
“The Americans” – il libro di Frank destinato a stravolgere le regole del linguaggio fotografico e al contempo a scardinare la consuetudine del più illusorio luogo comune: l’american dream – svela la nascita di qualcosa di veramente nuovo. “L’America è stata un’avventura. Ero giovane – ricorda – non pensavo che avrei potuto soffrire perché mi portavano via qualcosa. L’idea era solo di essere liberi”.
Parigi il primo amore
Se è vero che l’America ha dato a Frank successo e fortuna, Parigi è il suo primo grande amore. E alle foto parigine, scattate tra il 1949 e il 1952, è dedicata la mostra al Museo di fotografia contemporanea a Cinisello Balsamo (Lombardia).
Frank scorge le persone nelle vie di Parigi in momenti difficili: assenti, in piedi, in mezzo al trambusto o seduti in metropolitana, accasciati su una panchina del parco, immobili, o persino sdraiati, arrotolati su se stessi, su un prato. Le situazioni evidentemente casuali, diventano quasi intime.
Nell’intervista con Ute Eskildsen, raccolta nel catalogo della mostra, Frank racconta che il lavoro in America lo ha reso più “duro”. Tornato in Europa, a Parigi sente l’atmosfera del “vecchio mondo”, in tutta la sua umanità, tristezza e raffinatezza. “Quando le persone guardano le mie foto – commenta il fotografo – voglio che provino la sensazione che si ha quando si legge una riga di una poesia una seconda volta”.
Quella folle sensazione di America
“Quella folle sensazione di America”: inizia proprio con queste parole il testo introduttivo di “The Americans”, firmato da Jack Kerouac, scrittore statunitense tra i maggiori interpreti ed esponenti della beat generation che rende omaggio al genio, all’artista, all’amico Robert Frank, a cui manda questo messaggio: “Tu sai vedere”.
Il sole picchia forte sulle strade e ti arriva la musica di un jukebox o quella di un funerale che passa; il cowboy lungo e magro che si rolla una sigaretta; la strada 285, New Mexico, che sembra non finire mai; i fiori sparsi dal vento nel cimitero. “Chi non ama queste immagini – sostiene Kerouac – non ama la poesia, capito”?
Ed è vero! Perché le foto di Robert Frank mescolano malinconia, amore, ironia. Svelano stati d’animo, mostrano situazioni casuali, senza forzatura, senza quella idea di dover cogliere in flagrante qualcuno o qualcosa. E si congeda da noi con un’ultima foto, scattata a Capodanno del 1981, e un augurio scritto sopra: “Be happy”.
swissinfo, Françoise Gehring, Milano
“Robert Frank
lo straniero americano”
Nelle sale di Palazzo Reale a Milano sono esposte, fino al 18 gennaio 2009, ottanta opere del fotografo svizzero, provenienti dal “Fotomuseum Winterthur” e dalla “Fotostiftung Schweiz” di Zurigo. All’interno della mostra si può anche assistere alla proiezione di lungometraggi come “Pull My Daisy” (1959) e “About Me: A Musical”(1971).
“Robert Frank. Paris”
E’ il titolo della mostra proposta dal Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (in Lombardia). Ad essere protagonista è il primo amore di Robert Frank: Parigi. Sono esposte – fino al 28 dicembre 2008 – ottanta fotografie in bianco e nero scattate tra il 1949 e il 1952.
Robert Frank, fotografo e regista fra i più famosi a livello internazionale, nasce nel 1924 a Zurigo, cresce con i genitori in una casa benestante e culturalmente ricettiva. Nel 1941 inizia un tirocinio e nel 1942 prosegue la sua formazione.
Giovane e irrequieto, Frank sbarca a New York nel 1947 dove inizia la sua fulminea carriera. Il movimento e la velocità dell’american way of life lo affascinano. A New York riesce a lavorare come fotografo di moda per Harper´s Bazaar.
È il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio annuale della Fondazione Guggenheim di New York, grazie alla quale può viaggiare attraverso gli Stati Uniti d’America dal 1955 al 1956.
Dalla fine degli anni Cinquanta rivolge al cinema underground gran parte della sua ispirazione creativa, dirigendo sedici film che si sono presto convertiti in cult-movie.
Con il suo famosissimo libro “The Americans”, una selezione di 83 fotografie pubblicata nel 1958 a Parigi da Delpire (nuova edizione 2008 per i tipi di Contrasto), Robert Frank visualizza la profonda la solitudine della popolazione negli Stati Uniti.
Il libro – che contiene le immagini scattate sulle strade americane tra il 1955 e il 1956 – e considerato ancora oggi una pietra miliare nel mdono della fotografia.
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