Rousseau, più che mai scrittore del mondo
Trecento anni dopo la sua nascita a Ginevra, il filosofo e scrittore Jean-Jacques Rousseau rimane una vera e propria figura di culto in tutto il mondo. I suoi scritti continuano ad essere pubblicati, commentati e tradotti.
Francia, Italia, Inghilterra, Russia, Stati Uniti, Brasile, Benin, Cina, Giappone,… Non si tratta di un sorteggio calcistico, bensì della lista (incompleta) dei paesi che rendono omaggio al “cittadino di Ginevra” con innumerevoli manifestazioni.
Non è un caso che le opere di Jean-Jacques Rousseau, così come i libri su di lui, siano stati iscritti nelle Memorie del mondo dell’Unesco.
«Rousseau è tra gli autori occidentali più noti in Giappone, dove dalla fine del XIX secolo sono state tradotte quasi tutte le sue opere », afferma a swissinfo.ch Takuya Kobayashi, autore di una tesi di dottorato sulla passione botanica di Rousseau.
«Attualmente, se consideriamo i dottorandi e i giovani ricercatori, possiamo dire che almeno una cinquantina di giapponesi lavorano su Rousseau. Quattro di loro si stanno occupando delle nuove Opere complete».
«Ci interessiamo anche al carattere quasi buddista dell’identificazione nella natura e nell’universo che troviamo nelle Rêveries [Fantasticherie del passeggiatore solitario, ndr]», aggiunge Kobayashi.
Stimolo per gli studenti
Il numero di lavori e libri di Rousseau pubblicati ogni anno uguaglia quelli di Shakespeare e supera quelli di Voltaire, il suo grande rivale, annota Frédéric Eigeldinger, professore in pensione dell’Università di Neuchâtel.
«Gli studenti sono attratti dall’aspetto autobiografico delle Confessioni e dal Discorso dell’ineguaglianza, un testo sempre attuale. È il fondatore del pensiero moderno e, con La nuova Eloisa, è stato il primo autore di best-seller della storia!».
«Ci sono pochi scrittori così precisi nelle descrizioni, così profondi nelle costruzioni e così eleganti», sottolinea Martin Rueff, professore all’Università di Ginevra. «Le sue qualità di scrittore sono uno stimolo per gli studenti».
Ci sono due altri motivi fondamentali per cui continuare a leggere Rousseau, aggiunge Rueff. «C’è innanzitutto la qualità delle sue descrizioni, visto che nella società in cui si è evoluto ha saputo percepire alcune alienazioni che i suoi contemporanei non avevano invece notato. È addirittura riuscito ad anticipare quelle che sarebbero state le nostre alienazioni».
In secondo luogo, prosegue Rueff, c’è «la qualità straordinaria delle sue costruzioni teoriche, con ipotesi ancora valide oggigiorno».
Abile autodidatta, Rousseau ha affrontato ogni tipo di tematica e le sue riflessioni hanno toccato tutti i rami: filosofia, pedagogia, poesia, botanica, musica,…
Le riflessioni permanenti sulla natura del potere e sui sistemi di governo, precursori della Rivoluzione francese, gli hanno valso persecuzioni ed esilio. Bruciati sulla piazza di Ginevra, L’Emilio e il Contratto sociale continuano a essere soggetti a dibattiti.
Il Rousseau scrittore fa invece l’unanimità. La scrittura di questo amante della natura presenta una qualità descrittiva innovativa. La sua prosa carica di sensazioni visive e uditive fornirà la lingua necessaria allo sviluppo della poesia del secolo successivo. Senza dimenticare che Rousseau viene poi considerato il padre del Romanticismo che stava nascendo in Europa.
Egocentrismo e/o introspezione
Rousseau, va detto, per i giovani non è facilmente accessibile. Ciò non impedisce comunque Marie-France Puro, professoressa al Liceo di Ginevra, di inserire lo scrittore nel suo programma.
«In generale i miei studenti hanno dei pregiudizi negativi siccome Rousseau appare lontano dalle loro preoccupazioni. Devo quindi di fare un po’ di chiarezza e spiegare che l’autore delle Confessioni parla di un giovane della loro età. È un vecchio che si china con tenerezza sul giovane spensierato che è stato, di cui si prende anche gioco», spiega a swissinfo.ch.
«Alcuni allievi finiscono per avvicinarsi a questa scrittura, che si ricollega al romanzo di formazione e di apprendimento». Tuttavia, puntualizza Marie-France Puro, «sono infastiditi dall’atteggiamento estremamente impacciato di Rousseau con le donne e soprattutto dal suo accanito egocentrismo, che sfugge loro».
Ammettendo lei stessa di essere «irritata dall’ambivalenza di Rousseau nei confronti delle donne», la professoressa si dice al contempo «toccata dalla sua umanità e dal suo coraggio di parlare delle proprie difficoltà intime».
Per Fédéric Eigeldinger, «l’egocentrismo» di Rousseau rappresenta la sua più grande originalità, siccome «ha inventato l’introspezione e la confessione» che saranno emulate nella scrittura autobiografica sia in Francia (Chateaubriand, George Sand) sia in Svizzera (Henri-Frédéric Amiel). Questo genere letterario ha rappresentato un inesauribile campo di ricerca sin dall’apparizione della psicoanalisi.
Menzogna o verità?
Su un punto i critici letterari sono divisi: la sincerità di Rousseau. Alcuni lo accusano in effetti di «menzogna», soprattutto in riferimento ai suoi cinque figli abbandonati all’assistenza pubblica.
Martin Rueff si interessa alla sincerità con un approccio più teorico (cosa significa raccontare la propria vita) che fattuale (su cosa ha mentito). «Credo che Rousseau sia sincero. Ma come tutti noi si è fatto prendere dalle contraddizioni dell’esistenza. Fondamentalmente si tratta di qualcuno che non si auto-inganna e questo è inestimabile».
Universalità e modernità
Di certo resta comunque il fatto che Rousseau continua ad essere letto. Le sue opere sono vendute nelle librerie e su Internet esistono innumerevoli piattaforme e blog specializzati.
Il sito Athena dell’Università di Ginevra, tra i primi ad aver pubblicato online i principali testi di Rousseau, è stato creato nel 1994. Al suo ideatore, Pierre Perroud, ci sono voluti due anni di lavoro per redigere le Confessioni.
«Il sito registra un milione di connessioni al mese. Il
Discorso sull’ineguaglianza
è stato consultato migliaia o addirittura milioni di volte», si compiace questo pioniere del web, precisando che oggigiorno l’offerta in linea si è considerevolmente allargata.
28 giugno 1712: nasce a Ginevra in un’umile famiglia di origine francese. Sua madre muore dopo il parto mentre suo padre, di professione orologiaio, lo affida a un istituto all’età di 10 anni. A 16 anni lascia Ginevra per iniziare una vita errante.
1739: pubblica il suo primo libro, Le Verger de Madame la baronne de Warens.
1745: incontra Thérèse Levasseur, con la quale avrà cinque figli (che in seguito abbandonerà).
1752: la sua opera comica L’indovino del villaggio viene rappresentata per il re Luigi XV a Fontainebleau.
1755: Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza tra gli uomini.
1761: Giulia o la nuova Eloisa, romanzo epistolare la cui storia si svolge a Clarens (canton Vaud), fa conoscere la Svizzera.
1762: L’Emilio e Il Contratto sociale sono bruciati a Parigi e a Ginevra. Condannato all’esilio, Rousseau rigetta la sua cittadinanza ginevrina e si trasferisce a Môtiers (Neuchâtel). Inizia ad appassionarsi di botanica. La sua Lettera al Maresciallo di Lussemburgo (1763) contiene diversi dettagli sul suo soggiorno e sugli svizzeri.
1764: Lettere scritte dalla montagna. Voltaire pubblica un breve saggio contro Rousseau (Sentimento dei cittadini), in cui rivela in particolare l’abbandono dei suoi figli.
(fonte: www.rousseau-chronologie.com)
Traduzione dal francese di Luigi Jorio
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