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Scuole svizzere all’estero quali vettori di cultura

La conferenza annuale si è svolta nella sala del parlamento cantonale dei Grigioni swissinfo.ch

Un Paese dalla cultura ricca e diversificata con un sistema di formazione all’avanguardia, anche al di fuori dei propri confini: questa l’immagine della Confederazione che le scuole svizzere all’estero possono contribuire a veicolare.

«Le scuole svizzere all’estero hanno un ruolo fondamentale nella presenza della Svizzera nel mondo e contribuiscono a rafforzare l’immagine della Confederazione», ha affermato la consigliera nazionale Brigitta Gadient.

Intervenendo alla conferenza annuale delle scuole svizzere all’estero, tenutasi il 5 e 6 luglio 2010 a Coira (Grigioni), l’ex presidente della Commissione della gestione del Consiglio nazionale (Camera del Popolo) ha pure ricordato il valore innovativo degli istituti elvetici.

«Hanno la particolarità di offrire un insegnamento bilingue. Grazie alla costituzione delle scuole svizzere all’estero – ha aggiunto Gadient – la formazione in paesi quali la Spagna e l’Italia è inoltre migliorata».

Nuove scuole nei paesi emergenti?

Nate anche per consentire ai figli degli espatriati elvetici di mantenere un legame col paese di origine, le scuole svizzere all’estero sono oggi confrontate a nuove realtà.

In particolare, la globalizzazione e l’apertura di mercati emergenti sollevano alcuni interrogativi. «Diversi imprenditori – ha rilevato Brigitte Gadient – si chiedono perché non si costituiscano nuove scuole in India, Cina o Russia, Paesi in cui le imprese svizzere sono sempre più presenti».

Prima di pensare all’ampliamento della rete delle scuole svizzere all’estero, hanno fatto notare alcuni partecipanti, è però necessario riflettere sulla loro sopravvivenza.

Il Consiglio federale ha in effetti incluso le scuole svizzere all’estero nel suo piano di riesame dei compiti, volto a realizzare nuovi risparmi. A tal proposito ha presentato tre varianti per rivedere la Legge federale sul promovimento dell’istruzione dei giovani Svizzeri all’estero (vedi a fianco).

«L’attuale legge va sicuramente rivista, anche perché non permette più di aprire nuove scuole», dice a swissinfo.ch Robert Engeler, presidente della Scuola svizzera di Milano. «Se vogliamo profilarci anche nei paesi emergenti – ribadisce – dobbiamo agire sulla legge».

Veicolare la cultura svizzera

Per Jean-Frédéric Jauslin, direttore dell’Ufficio federale della cultura (UFC), ovvero dell’ufficio al quale fanno capo le scuole svizzere all’estero, nella revisione legislativa è necessario definire obiettivi nuovi e chiari. In particolare in ambito prettamente culturale.

«A differenza degli istituti nel mondo di Austria e Germania, lo scopo delle scuole svizzere all’estero non è di difendere il tedesco, o le altre lingue nazionali. Il loro scopo è di presentare la Svizzera e le sue qualità», spiega Jauslin a swissinfo.ch.

«Personalmente insisto sull’aspetto culturale: la Svizzera è nota all’estero per le sue banche o la cioccolata, ma non per la sua cultura. Sono convinto che le scuole svizzere all’estero possono contribuire a presentare la ricchezza della cultura svizzera».

«D’altronde – sottolinea il direttore dell’UFC – la Svizzera investe nella cultura più soldi pro capite rispetto a Francia e Germania».

È però necessario avere una visione a lungo termine, sostiene Jean-Frédéric Jauslin. In quest’ottica, prosegue, andrebbe seguita la strada tracciata dalla mozione del deputato popolare democratico Pius Segmüller, che chiede di fissare i contributi a favore delle scuole svizzere sull’arco di un quadriennio, e non più su base annuale.

Due scuole uniscono le forze

L’incontro a Coira dei responsabili delle 17 scuole svizzere all’estero è stato anche un’occasione per presentare la strategia degli istituti elvetici in Brasile.

Grazie alla convergenza tra le scuole di Curitiba (540 allievi) e San Paolo (660), ha spiegato il direttore della scuola di San Paolo Bernhard Beutler, è stata intensificata la collaborazione a tutti i livelli, dall’insegnamento all’amministrazione.

«Si tratta di due piccole scuole, ma unendo le forze possiamo ora contare su una posizione di mercato più forte», ha puntualizzato.

L’obiettivo, ha ribadito a più riprese Beutler, non è la riduzione dei costi, ma il miglioramento della qualità. «È però ovvio – riconosce – che “cucinando nella stessa cucina” è possibile effettuare anche dei risparmi».

Luigi Jorio, swissinfo.ch, Coira

Attualmente all’estero vi sono 17 scuole svizzere riconosciute, in Europa, Africa, Asia e America latina.

Sono frequentate da 6’570 allievi, di cui 1’800 di nazionalità svizzera. I professori sono circa 500.

La legge fissa la proporzione minima degli studenti svizzeri: 30% nelle scuole di piccole dimensioni, 20% in quelle grandi.

In passato le scuole svizzere all’estero sono state colpite da misure di risparmio, che hanno portato tra l’altro all’aumento delle tasse scolastiche e alla riduzione degli stipendi degli insegnanti.

Nel 2008, nonostante il parere contrario del governo, il parlamento ha deciso di aumentare da 15 a 20 milioni di franchi il credito destinato alle scuole svizzere all’estero.

Nel 2009 l’Ufficio federale della cultura ha messo a disposizione un sussidio di poco inferiore ai 17 milioni di franchi.

Le scuole svizzere all’estero beneficiano anche del sostegno di uno o più cantoni partner.

Il rapporto sul futuro orientamento delle scuole svizzere all’estero, approvato dal Consiglio federale nell’agosto 2009, contempla tre alternative al modello esistente.

Tutte presuppongono una revisione della Legge federale sul promovimento dell’istruzione dei giovani Svizzeri all’estero.

La prima variante prevede la sospensione di tutti gli aiuti finanziari da parte della Confederazione. In base alla seconda alternativa, l’attuale sostegno federale di 20 milioni di franchi verrebbe dimezzato.

Il terzo scenario, privilegiato dal governo, mira invece ad aggiornare e a ottimizzare l’attuale strategia di promozione, senza ridurre il credito di 20 milioni.

Lo scorso mese di marzo, la Camera dei Cantoni (camera alta) si è espressa in favore del terzo modello.

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