Tecnologia, armonia e leggibilità
Adrian Frutiger, progettista di caratteri, ha vissuto in prima persona le grandi evoluzioni tecnologiche che hanno trasformato l'arte tipografica nel XX secolo, dal piombo all'informatica.
Ma considera ancora la mano uno strumento insostituibile e mette in primo piano l’armonia delle forme e la leggibilità della scrittura.
Fin dagli anni di attività presso la fonderia Deberny & Peignot a Parigi, Adrian Frutiger si è dovuto confrontare con l’innovazione delle tecniche di stampa.
Univers, la sua scrittura forse più conosciuta, è sorta dalle nuove esigenze poste dalla fotocomposizione. OCR-B, creata da Frutiger nel 1968, è dal 1973 standard internazionale per la lettura ottica tramite computer.
Per dieci anni Frutiger è stato inoltre consulente della IBM. Verso l’informatica non ha pregiudizi. “Gli schermi dei computer hanno oggi una definizione sufficiente per valorizzare anche i minimi dettagli di una buona scrittura”, dice.
La mano, uno strumento meraviglioso
Ma l’informatica non ha trasformato il suo modo di progettare i caratteri. “Mi sono sempre rifiutato di sostituire la mia mano, uno strumento tanto meraviglioso, con un computer”, osserva con tono severo.
Gli schizzi che mi mostra testimoniano della ricerca caparbia di un’armonia delle forme. Le linee dei caratteri sono disegnate e ridisegnate, otto, dieci, dodici volte. “Un lavoro del genere non è possibile sullo schermo.”
“Le curve naturalmente non le disegnavo a mano libera”, spiega. “Ho costruito dei modelli sagomati, con i quali tracciare curve precise”. Così ogni scrittura ha un suo modello, che conferisce a tutti i segni le stesse caratteristiche.
“Nelle mie scritture non ci sono linee rette”, prosegue Frutiger. “Questo le rende molto vive.”
E riassume la sua concezione del lavoro di progettista con un’immagine paesaggistica: “Volevo che chi legge le mie scritture avesse l’impressione di passeggiare fra le belle forme di un bosco e non nel deserto di cemento delle periferie urbane.”
Il criterio irrinunciabile della leggibilità
Un carattere tipografico, oltre ad avere forme armoniose, deve però essere innanzi tutto leggibile. La leggibilità è un criterio essenziale nel lavoro di un progettista di caratteri. Per Adrian Frutiger non c’è dubbio che questo criterio sia strettamente connesso con la storia dei caratteri tipografici.
“Nel corso della propria vita un uomo adulto ha letto molti libri e molti giornali”, spiega Frutiger. “La silhouette dei caratteri tipografici classici gli è passata milioni di volte sotto gli occhi. Quei segni sono iscritti nel suo subconscio, come una matrice.”
Per cercare di definire cosa sia la leggibilità, Frutiger ha provato a sovrapporre i caratteri di otto scritture, tra cui per esempio la Garamond, la Times, la Helvetica. Ne è uscito una sorta di scheletro, comune a tutte le scritture.
“Caratteri realizzati al di fuori di questo schema risultano illeggibili”, sostiene Frutiger. “Certo, il lettore riconosce le singole lettere, ma inconsciamente percepisce una frustrazione tale che è indotto ad abbandonare la lettura.”
E paragona la scrittura ad un cucchiaio. “Come la lingua, anche gli occhi sono un organo molto sensibile. Se il cucchiaio non è ben sagomato, si finisce per rinunciare a mangiare la minestra.”
Ma questo significa che i caratteri tipografici occidentali sono giunti al termine della loro evoluzione? “Sì”, risponde Frutiger. “Ci vorrebbe una rivoluzione per interrompere un’evoluzione durata secoli”.
Tuttavia c’è un esempio non troppo lontano di un repentino mutamento di scrittura. Dopo la seconda guerra mondiale, i tedeschi dovettero abbandonare i caratteri gotici per quelli latini. “Soprattutto le persone anziane ne furono enormemente frustrate”, ricorda Frutiger.
swissinfo, Andrea Tognina
Nel corso della sua attività di grafico e progettista di caratteri, Adrian Frutiger ha dedicato particolare attenzione al mondo dei segni e dei simboli.
“La scrittura da sola non basta”, afferma. Alle relazioni tra segni, figure, scritture e simboli Frutiger ha dedicato anche alcuni libri, nati nel contesto del suo lavoro d’insegnante a Parigi.
“I segni mi affascinano, da un punto di vista grafico e artistico, ma anche filosofico e scientifico.” Neppure l’aspetto religioso della simbologia sfugge al suo interesse.
Nel 1965 Frutiger ha cominciato a disegnare delle forme. “Un’attività che mi dava tranquillità, una sorta di dialogo interiore”, scrive nella sua autobiografia.
Ne sono uscite illustrazioni per vari libri, tra cui la Genesi e il Corano.
In italiano sono stati tradotti almeno due opere di Adrian Frutiger:
Segni & simboli: disegno, progetto e significato, Viterbo, Nuovi equilibri, 1996
Il mondo dei simboli: passeggiate fra i segni, Viterbo, Nuovi equilibri, 1998
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.