Tullio Lombardo e l’arte della perfezione
La Venezia rinascimentale deve gran parte dei suoi capolavori all'efficientissima e rinomata bottega dei Lombardo, architetti e scultori emigrati dal piccolo villaggio ticinese nella metà del Quattrocento.
Basta sfogliare una qualsiasi guida turistica di Venezia per rendersi conto che i nomi di Pietro Lombardo – e dei figli Antonio e Tullio – sono associati ai più importanti capolavori rinascimentali della laguna, dall’incantevole scuola di San Marco alle più lugubri tombe dei dogi.
Ma qual è l’origine di questa efficientissima bottega? L’avventura artistica dei Lombardo inizia da Carona, uno dei tanti villaggi della regione dei laghi caratterizzato da un’importante emigrazione verso i principali poli artistici, tra il XV e il XVIII secolo. La manodopera “straniera” era particolarmente richiesta a Venezia, non soltanto perché altamente specializzata nella lavorazione di marmi e pietre, ma anche perché meno cara.
Giunto a Venezia nella seconda metà del Quattrocento, dopo un breve soggiorno a Padova e forse anche a Bologna, «Pietro Lombardo si caratterizza soprattutto per la sua impressionante versatilità artistica, da scultore a intagliatore e perfino anche architetto», raccontano le ricercatrici Alba Scapin e Ilaria Turetta. Una polivalenza tipica anche dei figli Antonio e Tullio, cresciuti artisticamente proprio nella bottega del padre, un «laboratorio di esperienze e punto di incontro e di scambio tra maestri».
Le tracce lasciate dalla famiglia Lombardo nella Serenissima non sono soltanto numericamente importanti, ma rappresentative di una fase di transizione verso il rinascimento, verso la riscoperta dei modelli antichi. «Qualche segno di cambiamento è già visibile nelle opere di Pietro, ad esempio nel monumento funebre del doge Pasquale Malipiero, che fungono da cerniera tra due mondi. E se il padre apre la strada verso una nuova era – attento a non scontentare troppo i gusti dei veneziani – i figli Tullio e Antonio la cavalcano più liberamente, forti di un nuovo vento culturale e artistico».
Una bottega di tuttofare
Ripercorrere le tracce lasciate da questi artisti ticinesi tra le calli veneziane non è certo un’impresa facile. C’è un campo però che racchiude probabilmente la quintessenza delle loro opere: si tratta della piazza dei Santi Giovanni e Paolo, dove si erge l’omonima chiesa affiancata dalla scuola grande di San Marco.
In questo luogo sacro, costruito per uno degli ordini mendicanti, si trovano infatti le opere più significative dei Lombardo e forse le meno conosciute al grande pubblico: i monumenti funebri ai dogi veneziani. Per Alba Scapin e Ilaria Turetta, «queste strutture magnificenti e dall’impostazione trionfale immortalano su pietra – attraverso un repertorio di immagini dalla perfezione incredibile – i simboli del potere dei dogi, che si voleva eterno».
Anche nella facciata della scuola grande di San Marco si riconosce la mano dei Lombardo, con decorazioni marmoree e altorilievi caratterizzati da finte prospettive, tra le più incantevoli della laguna. Senza contare la chiesa di Santa Maria dei Miracoli e Palazzo Dario sul canal grande, la cui leggenda vuole molti dei suoi proprietari scomparsi per morte violenta.
A Pietro Lombardo viene affidata anche la ricostruzione dell’ala est di Palazzo Ducale, distrutta da un incendio nel 1483. «L’incarico di proto era di particolare prestigio», spiegano ancora le due ricercatrici, «e testimonia come la bottega dei Lombardo godesse di una certa considerazione nella società veneziana», dove i numerosi lapicidi stranieri – “milanex et de le terre aliene” – erano comunque guardati con una certa insofferenza dagli artigiani locali.
Da semplici esecutori a artisti rinomati
Da semplici esecutori dei disegni del padre, a partire dagli anni ottanta i figli Antonio e Tullio^iniziano a riscattarsi elaborando progressivamente «una nuova e personale interpretazione dei modelli antichi, che li porterà persino nella visitatissima basilica di San Marco». Nella cappella Zen si trova infatti la statua della Madonna con bambino, realizzata dal primogenito Antonio e particolarmente nota per quella scarpetta d’oro che sbuca dal manto e che – per tradizione – viene sfiorata dai fedeli di passaggio.
A Tullio si deve invece la realizzazione della statua di Adamo, forse osservata da Michelangelo nel 1494, e oggi conservata al Metropolitan Museum of Art di New York. Senza contare tutta una serie di doppi ritratti, «figure di una bellezza classica fuori dal comune», di cui un esempio in marmo è esposto alla galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ D’oro. Un rilievo analogo, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna, è stato probabilmente eseguito per la corte estense nel decennio successivo.
Seguendo le orme del padre, anche Tullio si cimenta in più aspetti dell’arte, dalla scultura all’architettura. Nel 1509 viene chiamato a dirigere i lavori di ricostruzione della scuola grande della misericordia e della chiesa di San Salvador, considerata la più importante impresa edilizia di questa fase del rinascimento italiano.
swissinfo, Stefania Summermatter
Stando ai dati del 2007, sono circa 48’000 i cittadini svizzeri residenti in Italia.
Di questi poco più della metà vivono nelle regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto. Nella città di Venezia sono registrati 127 cittadini elvetici.
La promozione della cultura svizzera nella regione è affidata allo Spazio culturale svizzero, coordinato dall’Istituto svizzero di Roma su mandato di Pro Helvetia.
Inaugurato nel 2002, lo Spazio offre due interessanti campi di attività: da un lato accoglie mostre, concerti, conferenze, letture e incontri, dall’altro ospita artisti elvetici che soggiornano a Venezia per studio e per lavoro.
Nel 2005 è stato costituito un comitato nazionale per le celebrazioni del 550° anniversario della nascita di Tullio Lombardo.
Nel 2006 e nel 2007 sono stati organizzati due convegni focalizzati principalmente sull’attività scultorea e decorativa della bottega lombardesca, a cui ha fatto seguito la diffusione degli atti.
È inoltre stato pubblicato un volume dei documenti di archivio legati alla figura di Tullio Lombardo e creato un atlante digitale delle opere della bottega, accessibile dal sito della Fondazione Cini.
Il comitato ha infine appoggiato la mostra organizzata presso la National Gallery di Washington nell’estate 2009, che dovrebbe riunire una serie di opere di Tullio e di scultori a lui vicini. Si tratta della prima esposizione su questo argomento negli Stati Uniti.
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