La battaglia dei giovani poeti
Una gara di poesia, con testi scritti di proprio pugno: la Poetry Slam è sempre più popolare in Svizzera. Anche tra i giovanissimi. Reportage durante un atelier con il famoso artista svizzero Laurin Buser.
“Quanti anni avete?”, chiede Laurin Buser alla ventina di giovani riuniti nella fredda cantina del vecchio ospedale di Soletta. La classe di allievi sta partecipando a uno dei workshop organizzati nell’ambito delle Giornate letterarie di SolettaCollegamento esterno. La maggior parte di loro ha 15 anni.
“Anch’io avevo 15 anni quando ho iniziato con la poetry slam”, spiega Buser, oggi 24enne. Con le sue scarpe da ginnastica, i jeans neri e il cappellino, questo giovane non si distingue molto dagli allievi che ha di fronte.
Poetry Slam
Sviluppatasi negli Stati Uniti, alla fine degli anni Ottanta, su iniziativa del poeta Marc Kelly Smith. Appassionato di letteratura, l’artista trovava noiose le letture ed era convinto che la poesia dovesse essere interpretata. Con un gruppo di altri scrittori, nel 1986 ha così organizzato un evento letterario a Chicago, che ha segnato la nascita della Poetry Slam.
Eppure Laurin Buser è un poeta slam professionista: ha vinto il campionato U20 e praticamente ogni anno partecipa ai campionati in lingua tedesca. Fa diversi spettacoli al mese e grazie anche ai workshop che organizza, oggi riesce a vivere di sola poesia.
Con una buona dose di sicurezza, Buser guida i giovani studenti in un viaggio di due ore attraverso il mondo della poetry slam. Di cosa si tratta? Gli allievi hanno una vaga idea, ma nessuno ne conosce la definizione esatta. Secondo Buser, ci sono quattro aspetti fondamentali: in primo luogo, i testi devono essere scritti dagli stessi artisti; poi bisogna andare sul palco vestiti come d’abitudine (senza trucchi); in terzo luogo la poetry slam è una gara; e infine il tempo d’esibizione è limitato a tre o sei minuti.
La Poetry Slam funziona senza musica. Poiché si tratta proprio di una forma musicale con la lingua. Chi utilizza uno strumento durante una performance, oppure si mette a cantare, viene automaticamente squalificato, racconta Buser. Per poi aggiungere un piccolo dettaglio, che scatena l’ilarità dei giovani: “Il vincitore ottiene una bottiglia di whisky”.
La peggior poesia al mondo
Laurin Buser inizia la parte pratica del workshop con un esercizio per sciogliere la lingua. Piegati in avanti con le mani dietro la schiena, i ragazzi devono raddrizzarsi lentamente e fare “Ooohmmm” con la voce, sempre più forte. “Tutti assieme!”, grida Buser. „Se lo si fa tutti assieme è meno imbarazzante per il singolo”.
La vergogna è ovviamente il tema principale dell’atelier. Il primo compito affidato ai giovani è dunque quello di scrivere la peggior poesia del mondo. Un’impresa non certo facile. Le ragazze spiano i fogli dei vicini, mentre i ragazzi discutono a voce sommessa. Cos’è una poesia brutta? Quella scritta da una ragazza suona più o meno così:
“Tutto quello che mi piace, sono i pantaloni.
Perché?
Nessuna idea.
Indosso ogni giorno pantaloni freschi”.
Il compito successivo è di recitare la poesia nel peggior modo possibile. Buser distribuisce i ruoli: “Tu inviti il pubblico a partecipare, anche se non ne ha assolutamente voglia”, dice a una ragazza. “Mentre tu parli a voce troppo bassa”, dice a un altro. Un ragazzo incarica Buser di recitare una poesia come se fosse assolutamente convinto della sua qualità.
Che figuraccia!
L’esperimento potrebbe essere penoso. Invece i ragazzi stanno al gioco, senza sussurri, risatine o insulti. Grazie al suo umorismo e ai suoi modi rilassati, Laurin Buser riesce a spingere i giovani a “fare delle figuracce”, in modo intenzionale. Un successo notevole se si pensa che durante la pubertà gli adolescenti cercano di evitare ogni possibile imbarazzo.
Dal canto suo, Buser non si lascia andare durante il workshop. Malgrado l’insistenza degli allievi che lo vorrebbero vedere in azione, l’artista fa il prezioso. D’altronde, dice, la classe potrà vederlo l’indomani durante uno spettacolo ufficiale.
Come “risarcimento”, mostra loro il video di un esperimento: durante un concorso ha cercato di ottenere il minor numero di punti possibili, farfugliando, dimenticandosi parte del testo e tossendo. La videocamera inquadra l’imbarazzo del pubblico di fronte a questa figuraccia. Buser gioca volentieri con tutto ciò che può essere spiacevole.
E così alla fine del workshop gli allievi non hanno soltanto imparato a conoscere la Poetry Slam, ma hanno soprattutto ricevuto una lezione di vita: chi riesce a vedere l’imbarazzo negli occhi, non deve temere le figuracce!
Giornate letterarie di Soletta (6-8 maggio)
Dal 1978 la città di Soletta ospita ogni anno un festival letterario che riunisce autori, editori e giornalisti delle quattro regioni linguistiche. Durante tre giorni, il pubblico può assistere a letture, dibattiti, mostre e workshop.
(Traduzione dal tedesco, Stefania Summermatter)
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