“Un’edizione del Festival quasi ascetica”
Locarno inaugura una nuova era, con un nuovo direttore e un nuovo palinsesto. La riduzione delle proposte cinematografiche è il dato più emergente.
Critico cinematografico, Gianfranco Helbling è un assiduo frequentatore del Festival e un apprezzato conoscitore del cinema svizzero. Abbiamo raccolto una sua prima analisi.
Membro della commissione di selezione della Settimana della critica, una delle “storiche” sezioni del Festival internazionale del film di Locarno, Gianfranco Helbling valuta con interesse l’aria di cambiamenti che soffia sulle rive del Verbano. Intervista.
swissinfo: Come giudica, sulla carta, questa prima edizione firmata da Frédéric Maire?
Gianfranco Helbling: Maire ha fatto seguire i fatti alle parole. Al momento della sua nomina aveva promesso meno film, e c’è stata una loro netta riduzione.
Aveva annunciato che avrebbe costruito un festival in cui il fulcro di ogni interesse fosse il cinema e così ha fatto, ad esempio abolendo la sezione “Human Rights” e creando “A proposito di Cinema”.
Aveva detto di voler rinsaldare i legami col mondo del cinema svizzero ed è quanto è avvenuto: la Giornata del cinema svizzero, ma non solo lei, lo dimostra.
Sulla carta è il tipico primo festival di un nuovo direttore, che propone una retrospettiva intrigante ma furbetta su Aki Kaurismäki non avendo per forza di cose avuto il tempo di proporre qualcosa di più articolato e filologicamente fondato.
Inoltre il primo festival dell’era Maire non brillerà per il glamour. Nel complesso il festival di Maire si presenta più strutturato, più leggibile, più coerente, quasi ascetico in confronto a quello di Irene Bignardi che, forse corrispondendo al suo carattere, voleva essere onnicomprensivo, ricco di stimoli anche contraddittori, opulento e sfarzoso.
A Bignardi si poteva rimproverare di non fare una selezione sufficientemente rigorosa. Maire ha fatto un primo passo nella giusta direzione, contenendo il programma. Vedremo il 12 agosto se con meno film avrà saputo fare un festival migliore.
swissinfo: I film svizzeri quest’anno sono più numerosi rispetto a qualche anno fa. Quanto è importante per il Festival la presenza dei film svizzeri?
G.H.: La domanda è interessante: in effetti di solito ci si chiede quant’è importante il Festival per il cinema svizzero. Temo purtroppo che la scarsa considerazione di cui ingiustamente gode attualmente il cinema svizzero in patria e all’estero in realtà sia una palla al piede per il Festival.
Oggi nessun ospite straniero direbbe che viene a Locarno per il cinema svizzero. Ora però il cinema svizzero vive una lenta ripresa, di cui stiamo cominciando ad accorgerci almeno in patria.
Se la ripresa terrà, il cinema svizzero fra qualche anno potrebbe costituire un atout in più per il Festival. Non dimentichiamo che un momento di forte vitalità del Festival corrispose, negli anni ’70, con l’affermazione a livello internazionale di quello che allora era il giovane cinema svizzero, con i vari Tanner, Goretta, Yersin, Hermann e così via che erano uno dei motivi principali che giustificavano una trasferta a Locarno.
swissinfo: In cartellone c’è anche parecchia Italia. E la domanda è analoga: per un Festival che si tiene nella Svizzera italiana quanto conta la dimensione dell’italianità?
G.H.: Spero proprio che non conti nulla! Il dibattito molto cantonticinese sul più o meno elevato grado di italianità del Festival fa abbastanza orrore: quello di Locarno è un Festival internazionale che ha uno dei suoi punti di forza nella compresenza di genti di culture e lingue diverse, nessuna delle quali è predominante sull’altra.
Una specie di Nazioni Unite del cinema secondo la felice definizione proprio di Irene Bignardi. Il Festival è una straordinaria isola di multiculturalità praticata e vissuta, sono altre le sedi appropriate per difendere l’italianità del Ticino.
Quanto ai film italiani a Locarno, la loro presenza più che dal Festival, che ne ha bisogno, dipende dall’intelligenza di registi e produttori, che devono capire che Locarno per certi film garantisce una visione più protetta e migliore che non Venezia. Ma, comprensibilmente, per molti di loro il richiamo della Laguna è irresistibile. Col rischio di andare al massacro.
swissinfo: Cosa ne pensa delle proposte della produzione cinematografica svizzera, compreso Appellations Suisse?
G.H.: Le proposte del cinema svizzero a Locarno ’06 sono molto intriganti. Già solo i film delle Appellations Suisse meritano di essere visti tutti (ma imperdibili sono almeno “Das kurze Leben des José Antonio Gutierrez” di Heidi Specogna, “Grounding” di Michael Steiner, “Nachbeben” di Stina Werenfels e “Vitus” di Fredi Murer).
Ma c’è molta attesa soprattutto per i debutti nei lungometraggi di finzione del bravissimo documentarista Jean-Stéphane Bron (in Piazza con “Mon frère se marie”) e di Andrea Staka al suo primo lungometraggio (nel Concorso internazionale con “Das Fräulein”): potrebbero essere due pietre miliari della rinascita del cinema svizzero.
Senza dimenticare “Die Herbstzeitlosen” di Bettina Oberli (in Piazza) e “La vraie vie est ailleurs” di Frédéric Choffat (Concorso cineasti del presente).
swissinfo, Françoise Gehring, Locarno
Il Festival internazionale del film di Locarno si tiene dal 2 al 12 agosto
170 i lungometraggi che saranno proiettati
10 i film svizzeri proposti nella sezione “Appellations Suisse 2006”.
8 agosto: la data scelta per la giornata ufficiale del cinema svizzero.
L’edizione di quest’anno del Festival avrà anche un Pardo maculato con i colori della bandiera svizzera: bianco e rosso. La presenza del cinema svizzero è infatti molto importante.
L’arguto critico cinematografico Gianfranco Helbling, direttore del settimanale di critica sociale “area”, segue con attenzione e da anni il cinema svizzero. Cinema che, secondo lui, si sta lentamente riprendendo.
Locarno deve comunque rimanere una vetrina del cinema emergente mondiale, quello che ha scritto la sua storia e costruito il suo successo.
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