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Un nuovo sguardo sulla tragedia di Seveso

Jörg Sambeth circondato da figlia, moglie e nipote. A destra la regista del film "Gambit" Sabine Gisiger swissinfo.ch

"Gambit", presentato al Festival del film di Locarno nella sezione "Settimana della critica", è un film che propone una lettura diversa di quei tragici momenti.

Attraverso il racconto di uno dei reali protagonisti, la regista zurighese Sabine Gisiger ripercorre dolorose pagine di storia, scavando nel passato.

Il personaggio centrale del film è Jörg Sambeth, direttore tecnico della Givaudan di Ginevra, di cui l’Icmesa di Seveso era una società affiliata e che a sua volta è affiliata al gigante svizzero della chimica Roche.

Con la condanna di Sambeth per “l’incidente di Seveso” del 1976 – quando l’Icmesa inquinò con diossina altamente tossica vaste zone attorno al piccolo comune lombardo – la giustizia colpì un pesce di media grandezza.

Il documentario di Sabine Gisiger – intenso, a tratti sconvolgente e pieno di umanità – mostra che Jörg Sambeth era in realtà una semplice pedina (Gambit) in un gioco molto più grande di lui. E, soprattutto, il capro espiatorio che liberasse dalle colpe tutti i suoi diretti superiori, troppo occupati a gestire il successo.

Il peso della solitudine

Attraverso i racconti di Sambeth e un’accurata rilettura di documenti e materiali di archivio, la regista zurighese conduce lo spettatore in un avvincente viaggio nel tempo, coniugato sempre al presente.

Così scopriamo un uomo che in un’assordante solitudine ha portato il peso di responsabilità che non erano solo sue.

Un uomo con un macigno nel cuore che continua a mostrare un sincero pentimento e che ha sempre soltanto desiderato la ricerca della verità.

Un uomo solo, dunque, di fronte all’Olimpo dei potenti, avvolti nei veli dorati della ricchezza ma incapaci di spendere un solo franco per migliorare la sicurezza dell’Icmesa.

Eppure Sambeth, condannato per aver volontariamente trascurato la sicurezza, aveva chiesto alla Roche 12 milioni di franchi per rimettere in condizioni decorose l’Icmesa, che lui aveva scoperto “in uno stato miserabile”.

Oggi il protagonista di quei tragici avvenimenti appare un uomo sereno. “Ci sono voluti diversi anni – confida a swissinfo Jörg Sambeth all’uscita della proiezione – per elaborare questa esperienza, che ha coinvolto pesantemente anche tutta la mia famiglia. Ma adesso sto bene”.

“E’ stato meraviglioso lavorare con Sabine. Questo film – continua Sambeth – non solo getta un nuovo sguardo sulla vicenda e riconcilia con la vita. Ma mostra che la Svizzera è un paese esattamente come un altro. Né migliore, né peggiore”.

Dedicato alle vittime della catastrofe

Il film, dedicato alle vittime del disastro, si apre con immagini di festa: l’inaugurazione di un parco, il Bosco delle Querce, offerto alla popolazione di Seveso.

Il sindaco parla di “ferita rimarginata”: “Non dobbiamo avere paura, questo è ora un posto sicuro”.

Ma è davvero così? La ferita è veramente rimarginata? “Dipende per chi. Io credo – spiega a swissinfo la regista Sabine Gisiger – che questo film in un certo senso abbia riaperto la ferita. Esplorando dietro le quinte di un evento tragico come quello di Seveso, sono infatti emersi nuovi scenari e nuove verità”.

“Credo tuttavia, da quello che ho potuto constatare girando il film, che per la popolazione di Seveso si possa comunque parlare di ferita rimarginata. Il terreno è stato bonificato. Ma è vero che sotto il nuovo parco c’è, e rimane, la storia sotterrata. I ricordi di persone che hanno dovuto abbandonare le loro case”.

Sì perché quello di Seveso, secondo la regista, non è un passato completamente chiarito. “Con questo film spero di aver contribuito ad aggiungere qualche tessera nel mosaico della verità”.

L’ingiustizia e la superbia

Nel suo lavoro investigativo Sabine Gisiger ha potuto muoversi liberamente, senza nessuna forma di pressione da parte della Roche.

“Ho voluto parlare con i protagonisti di allora della Roche. Ma di quelli ancora in vita, nessuno ha però voluto incontrarmi”.

Questa storia ha colpito molto la regista zurighese; prima di tutto come cittadina svizzera e come madre.

“L’ingiustizia, la superbia e l’arroganza della Roche, l’ingenuità di molti giornalisti che hanno bevuto tutte le informazioni senza cercare oltre: sono molti gli aspetti che si intrecciano, che devono far riflettere”.

“Rileggendo gli articoli di allora – racconta ancora la cineasta – è stato interessante rilevare come per la stampa svizzero tedesca i pasticcioni erano i soliti italiani, così imprecisi… Ma poi veniamo a sapere che la ricca Svizzera ha risparmiato sulla sicurezza”.

“Gambit” getta nuova luce su molti lati oscuri di una storia passata, ma tutt’altro che lontana. E denuncia, con serietà e sobrietà, i meccanismi di manipolazione della verità e delle responsabilità. Un film di bruciante attualità.

swissinfo, Françoise Gehring, Locarno

10 luglio 1976: dagli impianti dell’Icmesa, a Seveso, fuoriesce una nube tossica
14 luglio 1976: le analisi dei campioni rivelano che si tratta di diossina
15 luglio 1976: prima riunione di crisi a Basilea
18 luglio 1976: Sambeth rompe il silenzio e informa i medici italiani
23 luglio 1976: Icmesa e Givaudan suggeriscono alle autorità italiane di fare evacuare la zona

Distribuito dalla “Look Now!” di Zurigo, il film “Gambit” dura 107 minuti.

Nella sale della Svizzera tedesca sarà proiettato a partire dal prossimo 6 ottobre. E’ coprodotto con le tre televisioni nazionali (DRS/TSR/TSI).

Giornalista, Sabine Gisiger è attiva come regista indipendente. Ha realizzato documentari tutti premiati sia in Svizzera che all’estero.

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