Un rifugio per il genio del cinema
In fuga dalla „caccia alle streghe“ anticomunista in atto negli Stati Uniti, nel dicembre 1952 Charlie Chaplin arriva a Corsier-sur-Vevey e s’installa nel sontuoso castello di Ban.
L’interprete del celebre e sempre amatissimo Charlot trascorre gli ultimi 25 anni della sua vita sulle rive del lago Lemano. Il panorama è imponente: le acque increspate del lago, particolarmente agitato dal vento, le montagne che dominano l’intera scena e, sullo sfondo, delle minacciose nuvole scure. Che s’avvicinano.
In una giornata d’agosto quasi autunnale, sono insolitamente rari i turisti a sfilare sul magnifico lungolago di Vevey. I pochi che lo fanno, senza eccezioni, si soffermano davanti ad una piccola statua che raffigura un uomo, con bombetta e bastone, al centro di una variopinta composizione floreale. A due metri dall’acqua.
È la piazza “Charlie Chaplin”, inaugurata il 16 aprile 1989 in occasione del centenario della nascita del grande cineasta (attore, regista, sceneggiatore, produttore, compositore…). Un britannico poi divenuto vodese d’adozione.
Un gruppo di tre turisti italiani si mette in posa, piedi rigorosamente divaricati, accanto al monumento dedicato a Chaplin. Qualcuno gli ha infilato una rosa tra le mani. “Sapete che Charlie Chaplin ha vissuto a lungo proprio in questa zona?”, chiedo. Sorpresa generale.
Tutt’altro che in pensione
Altri sviluppi
Sotto i riflettori
Oltre alla piazzetta, i due comuni di Vevey e Corsier sur Vevey hanno attribuito al più illustre dei propri abitanti pure una stele ed un futuro spazio-museo che sarà inaugurato soltanto nel 2006.
Nel 1952, in tournée in Europa per presentare il suo nuovo film “Luci della ribalta”, Chaplin è impossibilitato a rientrare negli Stati Uniti dove viene accusato di simpatie per il comunismo. In America, esplode il maccartismo. Nei suoi confronti regna ostilità. Ed allora, Charlie Chaplin, allora già 63enne, scopre un’isola di tranquillità sui pendii che ornano il Lemano: il castello di Ban.
Verso una pensione dorata? Tutt’altro. Dalla sua nuova dimora (24 locali, 1’150 metri quadrati di superficie abitativa ed un parco di 14 ettari), l’artista continua a produrre pellicole e a comporre colonne sonore che accompagnano i suoi film muti. Vi scrive pure la sua autobiografia.
“Lo ricordo sempre attivo. A casa non stava mai senza far nulla”, afferma il figlio Michael che, da una decina d’anni, è tornato a vivere nel castello. “Quando scriveva, sedeva alla scrivania o sulla poltrona della biblioteca e dettava alla sua segretaria”.
Passeggiate e circo
“Il fatto di essere lontano da Hollywood, gli permise di avere una vita di famiglia, con abitudini regolari ed una stabilità emotiva”, aggiunge Michael Chaplin. “Tutto ciò avvenne qui in Svizzera”.
A Corsier sur Vevey, l’interprete di Charlot elabora “King in New York”, film di violenta condanna dell’oscurantismo del maccartismo americano. Vi concepisce pure il suo ultimo film: “La contessa di Hong Kong”, pellicola marcata anche dal tema dell’esilio.
Quando non lavora, Chaplin si gode la propria famiglia (otto figli!) e la campagna svizzera. “Mia madre lo portava spesso a passeggiare nei dintorni di Friborgo o nella Gruyères”, dice Michael. Spesso, i Chaplin fanno due passi sul lungolago di Vevey. Il cineasta, uno tra gli artisti più amati e prolifici del 20esimo secolo, amava molto potersi muovere in pubblico senza essere assalito dai fan, come invece accadeva spesso all’estero.
E così, nella quiete, Charlie Chaplin s’integra nella regione. Quasi come si trattasse di un rito annuale, assiste regolarmente agli spettacoli del circo Knie, dove è sempre oggetto di ovazione da parte del pubblico che lo circonda.
Il giorno di Natale del 1977, il grande interprete muore all’età di 88 anni nel suo castello. Lascia un’eredità senza precedenti per la storia del cinema. Da allora è sepolto, accanto alla moglie, nel cimitero di Corsier sur Vevey.
Chaplin nasce il 16 aprile 1889 a Londra. La sua prima apparizione su un palco risale al 1894, quando sostituisce la madre ammalata.
Inizia la carriera di attore in un teatro inglese nel 1903. Va in tournée negli Stati Uniti nel 1910.
Il personaggio del vagabondo, che lo trasforma in una stella, appare per la prima volta sullo schermo nel cortometraggio “Kid Auto Races” del 1914.
Sfida l’arrivo del sonoro con due successi commerciali muti: “Luci della città” (1931) e “Tempi moderni” (1936).
Nel 1947 è accusato di essere un simpatizzante del comunismo. Nel 1952 lascia definitivamente gli USA per poi stabilirsi in Svizzera.
Nel 1973 torna ad Hollywood per ricevere un oscar speciale e due anni dopo viene nominato baronetto dalla regina d’Inghilterra.
Muore nel suo castello a Corsier sur Vevey il 25 dicembre 1977.
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