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Una scoperta che desta sensazione

Le ricerche sul rivellino del Castello visconteo, attribuito a Leonardo da Vinci, hanno destato interesse.

In qualche caso però anche cautela, invitando alla prudenza per mancanza ancora di prove definitive.

Le ricerche di Marino Viganò, frutto di due anni di lavoro, sono state accolte con vivo interesse. E sono in fase di ultimazione, pronte per la pubblicazione.

“Ho chiesto – afferma a swissinfo Marino Viganò – un parere a un’autorità in questo campo, Pietro Cesare Marani, esperto del da Vinci ingegnere militare, autore dell’edizione critica di tutti i disegni di architettura militare di Leonardo presso Olschki di Firenze; e cioè il suo punto di vista sui risultati delle mie ricerche. I termini da lui usati sono: una proposta assai suggestiva e fondata”.

Domenico Taddei, studioso di fortificazioni toscane coeve, scrive “si ritengono totalmente valide le conclusioni, specie riguardo all’attribuzione del ‘modello’ del rivellino ad un ‘architettore’ di area toscana come Leonardo da Vinci”.

“Ma ora sarà necessario attendere – commenta Viganò – la critica di altri leonardisti quali Carlo Pedretti, Amelio Fara, ciascuno nel proprio campo. Di Augusto Marinoni potranno essere considerati i suoi scritti, poiché è deceduto nel 1997”.

Un monumento di grande importanza



“Vorrei fosse chiaro – ci tiene a sottolineare Viganò – che da parte mia non c’è la furia di attribuire l’opera a Leonardo. Sarebbe fra l’altro grottesco attendersi una prova: sarebbe come pretendere la firma di Caravaggio su opere che gli sono attribuite, appunto, dalla critica in assenza di documenti. C’è semmai una constatazione e la proposta di fare i nomi di altri ingegneri, se ce ne fossero”.

“Ciò che conta è che il monumento esiste, ed è di grande significato. Specie in una terra come l’attuale Canton Ticino, già territorio del ducato di Milano, dove baluardi del genere allora non c’erano. Il rivellino ha insomma un valore intrinseco, di portata culturale, se la parola cultura vale ancora qualcosa”.

Dal laboratorio archeologico di Bellinzona si invita alla prudenza. L’archeologa Moira Morinini, citata dall’agenzia telegrafica svizzera, afferma “che gli attuali indizi non permettono di confermare la presenza di un’opera del genio universale”.

swissinfo, Françoise Gehring, Locarno

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