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Verbier, 20 anni di eccellenza musicale ad alta quota

Mischa Maisky e sua figlia Lily sul palco del Festival di Verbier. Nicolas Brodard

Gli accordi della 9a sinfonia di Beethoven, accompagnati dalla bacchetta dello svizzero Charles Dutoit, hanno segnato l'apertura della 20esima edizione del Festival di Verbier. Con questo evento, la stazione vallesana si è guadagnata una reputazione mondiale tra gli appassionati di musica classica.

Il Festival di Verbier festeggia il sogno visionario del suo fondatore, Martin Engstroem, uno svedese carismatico e poliglotta che ha fatto carriera come promotore di concerti, prima di occupare cariche importanti nell’industria discografica.

«Lavoravo a Parigi come agente di concerti. Poi però a metà degli anni Ottanta, la presenza di gruppi terroristi ha reso impossibile la vita in città. Per questo con la mia famiglia abbiamo deciso di lasciare la Francia e di installarci a Montreux. Era il 1986. Degli amici ci avevano parlato di Verbier. Nel 1991 ho affittato uno chalet e mi sono innamorato di questo luogo», racconta il direttore del festival.

Il Festival di Verbier è stato lanciato nel 1994. Con gli anni, è diventato uno dei principali eventi in Svizzera nel campo della musica classica, accanto ai festival di Lucerna e Gstaad.

La rassegna vallesana si distingue per la sua accademia e per la sua orchestra, dove vengono formati musicisti di meno di trent’anni provenienti dal mondo intero. Il direttore d’orchestra del Festival di Verbier è lo svizzero Charles Dutoit.

Nell’accademia, i giovani sono accompagnati da alcuni tra i migliori direttori d’orchestra al mondo. Imparano a suonare musica sinfonica e da camera.

Il festival è finanziato dalle autorità comunali e cantonali, così come dagli sponsor privati. La 20esima edizione, in programma dal 19 luglio al 9 agosto 2013, può contare su un budget di 9,3 milioni di franchi.

Sviluppare il turismo estivo

All’epoca Verbier non era ancora una stazione alla moda. Le autorità locali chiesero dunque a Martin Engstroem di pensare a un progetto in grado di attirare turisti durante l’estate e dare un’immagine diversa alla stazione alpina, ritenuta di seconda categoria.

«Ho pensato a un festival musicale perché volevo un tipo di evento che mi permettesse di avere sempre l’ultima parola», spiega Martin Engstroem. Per raggiungere il suo scopo, ha potuto contare sul sostegno provvidenziale del segretario generale dell’Orchestra filarmonica d’Israele, Avi Shoshani, uno degli uomini con la più ampia rete di contatti nell’universo chiuso della musica classica.

«Avi Shoshani è come un fratello, dichiara il direttore del festival. Nel 1991 era venuto a Verbier per trascorrere le vacanze estive con la famiglia. Dopo aver visto il progetto, ha deciso di aiutarmi. È anche grazie alla sua amicizia che fin dall’inizio siamo riusciti a dare al festival un gran livello artistico».

Una buona formula

«I primi tempi, tutti i musicisti accettavano di venire soprattutto per amicizia, come il direttore d’orchestra Zubin Mehta o il violinista Pinchas Zukerman. Poi le cose sono cambiate. A spingerli ad accettare non era più tanto il legame che ci univa, quanto l’importanza crescente del festival e il fatto che il modello Verbier stava diventando un marchio riconosciuto», spiega Avi Shoshani.

«Credo che abbiamo trovato la giusta formula. La sfida più grande sarà quella di conservare l’attuale livello di qualità. Abbiamo raggiunto il massimo e sarà difficile far meglio».

I musicisti sembrano apprezzare Verbier anche come occasione per trascorrere qualche giorno tranquillo assieme a famiglia ed amici. Inoltre ne approfittano per incontrare in privato altri artisti e scambiarsi idee e progetti. Un’occasione rara in una professione dove lo stress, gli spostamenti in aereo e le camere d’hotel solitarie sono moneta corrente.

Festival Verbier

Ricordi indimenticabili

Verbier non accoglie unicamente artisti di musica classica. Le sue sale hanno visto passare anche personalità del mondo della letteratura (Yasmina Reza o Paulo Coelho), del cinema (Vanessa Redgrave o la svizzera Marthe Keller), o della canzone, come Ute Lemper o Rufus Wainwright, star di questa 20esima edizione.

Avi Shoshani ricorda con un pizzico di nostalgia alcuni «momenti indimenticabili»:  la visita della cantante pop islandese Björk, la lettura della lettera del compositore russo Dmitri Chostakovitch, con la voce del leggendario attore britannico Sir Ben Kingsley o ancora il recital del violinista Maxim Vengerov, durante il quale un violento temporale spinse gli spettatori a salire sul palco per poterlo sentire. «Questa prossimità e questa intimità hanno creato un momento di magia», sottolinea Avi Shoshani.

Un altro aneddoto ruota attorno al re denaro, così indispensabile per realizzare progetti internazionali come quello di Verbier. «Non dimenticherò mai quando Helmut Maucher, l’allora direttore generale di Nestlé, ci assicurò il suo sostegno finanziario ancora prima di iniziare. Maucher ci disse: “Credo in voi e nel vostro progetto e lo sosterrò sulla base di questa relazione di fiducia”».

Nato a Stoccolma nel 1953, studia storia della musica e slavistica, prima di lanciarsi nell’organizzazione di concerti nella sua città natale.
 
Negli anni Settanta si trasferisce a Londra e poi a Parigi, dove lavora come agente di talenti e organizzatore di concerti.
 
Nel 1987 si trasferisce a Montreux e lavora come consulente per la EMI Francia. Tra il 1999 e il 2003 è vice presidente della Deutsche Grammophon.
 
Lavora nell’industria discografica fino al 2005, reclutando molti artisti che oggi sono considerati stelle della musica classica.

Formare le generazioni future

«I soldi sono sempre al centro di tutti i problemi e di tutte le possibilità», sottolinea Martin Engstroem. Anche se lui, con un budget annuo di quasi dieci milioni di franchi, non ha certo difficoltà a portare avanti i suoi progetti, in particolare nel campo dell’educazione musicale, uno dei punti forti di Verbier.

«Credo che il futuro passerà da una piattaforma di apprendistato permanente per giovani musicisti. I campi estivi per i bambini sono molto apprezzati. Verbier è come un’isola dove i giovani possono trovare stimoli e ispirazioni. Vogliamo anche sviluppare attività nel campo della danza e della letteratura».

 In Svizzera ci sono molti festival di musica classica. È possibile mantenerli tutti in tempi di crisi? «Ci sono anche molti musicisti e i conservatori ne formano sempre più. Non è tanto diverso da quanto accade esempio con avvocati o architetti. Alla fine sopravvivranno coloro che hanno più talento, o creatività. E la stessa cosa succederà coi festival musicali»¸ risponde Martin Engstroem.

«Siamo riusciti a trasformare Verbier nel più grande festival d’Europa organizzato al di fuori di  una grande città, si rallegra. Combiniamo educazione, natura e vacanze culturali e integriamo i bambini nel programma. Credo che coloro che ci criticano, accusandoci di alimentare lo star system, sono soltanto gelosi del nostro successo».

(Traduzione e adattamento, Stefania Summermatter)

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