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Verso l’Africa con Milano nel cuore

David Vogelsanger nel suo ufficio al Centro svizzero di Milano swissinfo.ch

Dopo quasi cinque anni di attività, il console generale David Vogelsanger lascia Milano alla volta di Abidjan. Swissinfo.ch l'ha incontrato per stilare un bilancio della sua attività e delle relazioni italo-svizzere.

Quello di Milano è un circondario assai importante per la Confederazione: dopo Lione e Parigi, rappresenta infatti la comunità di cittadini svizzeri all’estero più popolosa. Senza dimenticare il suo inserimento nel tessuto sociale di una regione, la Lombardia, tra le più dinamiche d’Europa.

In carica dall’ottobre del 2005, David Vogelsanger – recentemente nominato ambasciatore – si appresta a lasciare il capoluogo dopo un periodo di intensa attività. L’abbiamo incontrato al Centro svizzero, un imponente edificio situato proprio in centro città, voluto e costruito dagli Svizzeri di Milano subito dopo la fine della seconda guerra mondiale come segno di fiducia nel futuro politico ed economico dell’Italia.

swissinfo: La Svizzera e l’Italia sono due realtà confinanti, ma quanto è soddisfacente il grado di conoscenza reciproca? Cosa ha potuto constatare durante gli anni trascorsi a Milano?

David Vogelsanger: Premetto che personalmente sono giunto in Italia da svizzerotedesco, ma con una buona conoscenza della Svizzera italiana – dove ho anche abitato – e dell’Italia, in cui mi sono recato regolarmente in vacanza. Vivere in un paese è però ovviamente diverso da soggiornarvi per le ferie.

Ho potuto constatare due elementi: in primo luogo, la grande passione e simpatia che esiste in Svizzera – soprattutto in quella tedesca – per l’italianità in tutte le sue forme, ad esempio cucina, cultura, moda. Contemporaneamente, però, la consapevolezza della realtà economica e politica italiana è piuttosto superficiale. Nella Svizzera italiana questi aspetti sono noti, ma – per ragioni storiche ed economiche – esistono alcune resistenze nei confronti della Penisola.

Mi sono poi reso conto che l’immagine della Confederazione nel Norditalia – segnatamente in Lombardia, dove la conoscenza della realtà svizzera è maggiore – è ottima. A questo proposito, va sottolineato che noi svizzeri – come recentemente sottolineato da Carlo De Benedetti [proprietario di Repubblica] in un’intervista al Tages Anzeiger – abbiamo spesso una tendenza esagerata all’autocritica, mentre in Italia ho sempre riscontrato grande simpatia e ammirazione, talvolta con un pizzico d’invidia.

swissinfo: Negli ultimi tempi non sono però mancati i motivi d’attrito tra la Confederazione e l’Italia, per esempio lo scudo fiscale e la questione libica. L’immagine svizzera ne ha risentito?

D. V.: La vicenda libica è molto importante per la Svizzera, ma a dire il vero l’opinione pubblica italiana si è interessata pochissimo alla questione.

Per quanto concerne lo scudo fiscale, va ricordato che si tratta di un atto sovrano dell’Italia che la Svizzera non ha mai contestato, anche se alcune misure di accompagnamento sono state poco apprezzate da parte svizzera e anche da parte di tanti italiani.

swissinfo: Nel governo svizzero manca da tempo un rappresentante italofono. Ciò influenza negativamente i rapporti tra i due paesi?

D. V.: Il fatto che la Svizzera condivida con l’Italia lingua e cultura costituisce per noi un vantaggio enorme. Essere console generale svizzero a Milano – in quella che è la città estera di gran lunga più importante per la Confederazione – è quindi sicuramente un privilegio.

Ovviamente avere un italofono in governo rappresenta una facilitazione per i rapporti istituzionali, ma questi aspetti non vanno enfatizzati: anche uno svizzero francese o uno svizzero tedesco possono farsi capire in Italia e rappresentare l’italianità della Confederazione.

swissinfo: Milano si prepara all’esposizione mondiale del 2015. La Svizzera, e il Ticino in particolare, potranno trarre profitto da questo evento?

D. V.: Questo tema figurerà certamente tra le prime priorità del mio successore. La Svizzera – che aveva sostenuto la candidatura milanese – è interessata a partecipare all’Expo, sfruttando questo evento in particolare per promuovere l’economia dei due cantoni italofoni della Svizzera – il Ticino e i Grigioni – a livello di appalti e di turismo.

In questo senso sono già stati firmati importanti accordi tra città come Lugano, Locarno e Milano e hanno avuto luogo incontri tra i governi dei due cantoni citati e Milano. Chiaramente la parte più importante del lavoro resta da svolgere, ma sono convinto che tutto funzionerà a dovere. Sarebbe impensabile non sfruttare un’occasione simile a una quarantina di chilometri dal confine.

swissinfo: Parlando di cantieri, ve ne è un altro che interessa i due paesi: Alptransit. In Italia si è coscienti dell’importanza strategica di quest’opera? Quali sono le prospettive per la continuazione oltre il confine?

D. V.: Quando sono arrivato qui nel 2005 ho fatto del Gottardo una priorità assoluta. Ho quindi organizzato incontri per promuovere e far conoscere in Italia questa realizzazione del secolo, di particolare importanza per l’area settentrionale del paese, e ho partecipato a tutte le iniziative organizzate da altri su questo tema.

In secondo luogo, mi sono impegnato per condurre sul cantiere vero e proprio importanti rappresentanti politici ed economici italiani: soltanto toccando con mano quest’opera ci si rende completamente conto del suo significato.

A questo proposito, devo sottolineare che il Gottardo contribuisce parecchio all’ottima reputazione della Svizzera in Italia: vedere un’impresa di queste dimensioni realizzata rispettando costi e tempi suscita infatti molta ammirazione.

La prossima sfida – a livello di rapporti tra governi – sarà invece quella di ottenere dall’Italia la garanzia della realizzazione del raccordo verso sud in tempo utile. Infatti, al momento vi sono studi pianificatori, ma mancano i finanziamenti. Sono fiducioso che la questione sarà risolta positivamente, ma al momento attuale non lo è ancora.

swissinfo: In Ticino vi è spesso un certo scetticismo nei confronti degli accordi bilaterali, in particolare la loro applicazione da parte italiana. Quale margini di miglioramento sussistono?

D. V.: Non si deve innanzitutto dimenticare che la Svizzera italiana non comprende solo il Ticino, ma anche le valli meridionali del canton Grigioni. Di conseguenza, non si tratta della relazione tra un cantone e un paese estero, ma tra la Svizzera e un altro Stato.

In questo contesto, va ricordato che il rapporto tra Svizzera italiana e Italia – così come quello tra Svizzera tedesca e Germania – è complesso, per circostanze storiche che risalgono al Novecento il cui ricordo è ancora vivo.

I punti critici sono comunque reali: i 45’000 frontalieri che ogni giorno svolgono un ruolo importantissimo per l’economia ticinese – e grigionese, anche se i numeri son ben diversi – generano però anche parecchio traffico, senza contare il fatto che vi sono cittadini svizzeri senza lavoro: tale contesto non facilita la situazione.

A ciò si aggiungono – nonostante l’ottima collaborazione tra le forze di polizia – i problemi legati alla sicurezza di un confine molto più aperto dopo l’entrata in vigore del Trattato di Schengen.

Attualmente sussistono dunque alcune difficoltà concrete di applicazione dei bilaterali, che necessitano un ulteriore sforzo: la credibilità di un accordo internazionale dipende infatti dalla sua implementazione.

swissinfo: Che ricordi porterà con sé in Costa d’Avorio dopo gli anni vissuti a Milano?

D. V.: Il periodo trascorso a Milano è stato finora il più affascinante della mia vita. Porto con me tantissimi ricordi positivi e un grande amore per l’Italia, un paese fatto da persone che lavorano, producono e hanno una grande simpatia per la Svizzera. Lascio questa città con grande tristezza, anche perché qui ho trovato degli amici veri.

Ora mi attende l’Africa, una realtà completamente diversa. Rappresenterò la Svizzera in ben cinque paesi che negli ultimi anni hanno conosciuto situazioni difficili: non si tratterà quindi di un pre-pensionamento, ma di una sfida che accetto con molto entusiasmo!

Andrea Clementi, Milano, swissinfo.ch

Nato nel 1954, David Vogelsanger ha concluso gli studi all’Università di Zurigo con un dottorato in storia e scienze politiche. A partire dal 1987 lavora per il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Dal 1989 al 1993 è stato impiegato nella Sezione ONU e organizzazioni internazionali. Nel 1993 ha ricevuto l’incarico di collaboratore per le questioni politiche e responsabile per la stampa all’ambasciata di Washington, prima di essere nominato nel 1997 primo collaboratore a Sofia.

Dal 2001 ha diretto la Sezione organizzazioni internazionali e politica di accoglienza presso la Direzione politica del DFAE a Berna. Dall’ottobre 2005 è Console generale a Milano.

Nominato dal Consiglio federale ambasciatore in Costa d’Avorio, Liberia, Sierra Leone, Guinea e Burkina Faso, con sede ad Abidjan, Vogelsanger assumerà la nuova carica nel settembre 2010.

Gli succederà il ticinese Massimo Baggi, attualmente responsabile della sezione Asia/Oceania presso la Segreteria di Stato dell’economia.

Con una quota pari al 9,5% del commercio estero svizzero, l’Italia è il secondo partner economico della Svizzera, dopo la Germania. Gli interscambi tra i due paesi ammontano a circa 40 miliardi di franchi all’anno.

L’Italia è il secondo principale fornitore (11% delle importazioni svizzere) e costituisce il terzo mercato d’esportazione (9% delle esportazioni svizzere).

La Svizzera è il sesto investitore svizzero in Italia (27 miliardi di franchi a fine 2008) e le imprese svizzere nella vicina Penisola danno lavoro a circa 78’000 persone.

Gliinvestimenti italianinella Confederazione, a cui sono legati 13’000 posti di lavoro, ammontano a 6 miliardi di franchi all’anno.

(fonte: Dipartimento federale dell’economia)

La colonia italiana è la comunità straniera più numerosa in Svizzera: oltre mezzo milione di persone possiedono la cittadinanza italiana o la doppia cittadinanza.

In Italia risiede la quarta comunità di svizzeri all’estero in ordine di grandezza, dopo quelle di Francia, Germania e Stati Uniti. Alla fine del 2009 erano registrati 48’638 cittadini svizzeri in Italia.

I due terzi vivono nel nord del Paese. In seguito alla chiusura del consolato generale di Genova, il circondario di Milano comprenderà – oltre alle 5 regioni attuali – anche Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, per un totale di circa 33’000 persone.

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