L’arte di pubblicare libri d’arte, in modo indipendente
Questo fine settimana la Kunstalle di Zurigo ospita la sesta edizione di VolumesCollegamento esterno. La manifestazione di editori indipendenti di libri d'arte è iniziata con un piccolo gruppo di giovani artisti che l'hanno vista espandersi oltre le loro più rosee aspettative. Quest'anno, Volumes conta oltre 100 partecipanti dalla Svizzera, l'Europa e, per la prima volta, da oltreoceano. Ma più la manifestazione cresce, più aumentano le sfide che deve affrontare.
La Svizzera ha una lunga tradizione di editoria indipendente. Agli albori dell’epoca moderna, diversi studiosi e artisti, come Erasmo da Rotterdam e Alberto Duro si sono recati a Basilea per stampare i loro lavori, considerati offensivi dalla Chiesa cattolica.
Con la Riforma, dopo gli anni ’20 del 1500, protestanti, anabattisti e altri autori anticlericali hanno cercato rifugio nella città elvetica, attratti anche dalle sue tipografie. Sono stati poi seguiti da anarchici, socialisti e rivoluzionari provenienti da lontano.
Oggi, il mercato dell’editoria indipendente ha poco a che fare con la politica o la religione. Si tratta di una nicchia sempre più esplorata da artisti più o meno rinomati, così come da designer che usano questo medium come una forma d’arte a pieno titolo.
“L’editoria indipendente non è solo auto-pubblicazione”, spiega Anne-Laure Franchete, che dirige Volumes con Patrizia Mazzei, un’insegnante di arti visive, e Gloria Wismer, editrice. “Qui a Volumes accogliamo con piacere, libri di artisti e zine, ma anche piccoli editori, riviste indie, collettivi di poeti e performance artist che si occupano in qualche modi di editoria”, dice.
La manifestazione sta allargando il suo orizzonte internazionale, ma con prudenza. Gli stand non sono organizzati da determinati paesi e non tutti i continenti sono rappresentati. Detto ciò, è presente la maggior parte dell’Europa, così come la Turchia e un paio di editori giapponesi. Quest’anno ad essere sotto i riflettori è il Cile, con cileni della fiera del libro “ImpresionanteCollegamento esterno“, che qui presentano il loro lavoro con il motto “Sin ninguna vergüenza” (Senza alcuna vergogna).
Le organizzatrici dicono che il successo della manifestazione ha avuto come risultato delle richieste da parte di grandi gruppi editoriali svizzeri, e si sono dunque confrontate con un dilemma. “Non volevamo chiudere loro la porta, ma d’altra parte dobbiamo restare una piattaforma al servizio di chi davvero ne ha bisogno”. Franchette sottolinea che la manifestazione Volumes Zurich include il nome della città, un chiaro segno dell’intenzione di essere una finestra per tutti gli editori del luogo.
Nomi riconosciuti e nuovi arrivati
L’arte della pubblicazione artistica è già ben stabilita a Zurigo. Patrick Frey era un giovane critico d’arte quando ha deciso di pubblicare i lavori di amici artisti. Quella iniziata nel 1986 era una piccola, e poco ambiziosa, operazione. Oltre 30 anni dopo, Edition Patrick Frey è un marchio ben riconosciuto a livello internazionale con oltre 300 pubblicazioni distribuite in diversi paesi.
Tuttavia, Frey continua a gestire la sua casa editrice in modo indipendente: finanziariamente tranquillo, Frey ha tutta la libertà che vuole per decidere cosa vuole pubblicare o meno. In un certo senso, è anche curatore: ogni pubblicazione ha il suo formato e la sua particolarità. Alcune, ad esempio, non contengono nessun tipo di testo.
Altri sviluppi
Patrick Frey: il veterano
Al lato opposto dello spettro, troviamo Nicolas Polli che rappresenta una nuova generazione di designer/fotografi indipendenti. Sono nativi digitali che usano la tipografia come strumento di promozione della loro arte. Nato nel cantone Ticino e ora attivo a Losanna, Polli ha vinto quest’anno il Gran Premio svizzero del design per la sua YET Magazine (fotografia, pubblicata con Salvatore Vitale). Polli ha una passione per la fisicità della forma del libro.
Con “Ferox – The Forgotten Archives 1976-2010”, il primo libro da lui firmato, Polli ha abbattuto il confine tra realtà e finzione attraverso una fittizia ricerca visiva su delle immagini astronomiche: Ciò che sembra ingegneria spaziale, è in realtà un’esplorazione estetica. Un’immagine di un pianeta lontano, ad esempio è la foto in primissimo piano di una patata.
Il successo di Volumes può essere la prova di un rinato interesse dei nativi digitali per il libro stampato? “Dal nostro punto di vista”, dice Franchette, “questo nuovo fascino per ciò che è solido e materiale viene dalla percezione che tutto ormai è diventato digitale e alla gente mancano gli “oggetti reali” da scambiarsi”. Tuttavia, Mazzei è in disaccordo con Polli quando questo dice che “la parola stampata è morta”.
“Niente è morto”, risponde lei, “anche se è chiaro che alcune attività non sono più così popolari, come le zine che sono diventate blog”.
Nonostante le differenze metodologiche e generazionali, Volumes è la prova che la scena editoriale indipendente gode di nuove libertà che offrono gli strumenti digitali e che gli artisti continuano a ritenere importante la fisicità dei libri e del contatto personale.
Dall’archivio
Volumes tiene un registro di tutte le pubblicazioni presentate durante la manifestazione, dedicando una spazio separato per esporre dei lavori selezionati, come gli esempi che trovate qui sotto.
Traduzione dall’inglese, Zeno Zoccatelli
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