Zep, una superstar modesta
Milioni di libri venduti, l’effige di Titeuf sui francobolli svizzeri ed il Gran Premio 2004 al Festival internazionale del fumetto di Angoulême…
I successi si accumulano per il disegnatore e soggettista ginevrino Zep, intervistato nel suo atelier da swissinfo.
Aspettando l’uscita del decimo volume di Titeuf e di altri tre libri, Zep -alias Philippe Chappuis- raggiunge l’apice della sua giovane carriera. Il Gran Premio 2004 al Festival internazionale di Angoulême lo ha incoronato re del fumetto.
swissinfo: Zep, come riesce a tenere i piedi per terra?
Zep: Bisognerebbe porre la domanda a quelli che mi conoscono… Diciamo che al rientro da una manifestazione del genere, ci si ritrova in fretta con i piedi per terra. Era il compleanno di mio figlio e ci siamo dovuti occupare di una quindicina di bambini che correvano come matti in tutte le direzioni. Quindi, Gran Premio di Angoulême o no, si ritorna velocemente alla realtà!
swissinfo: Come reagiscono i compagni di suo figlio, quando si trovano davanti al “papà” di Titeuf?
Zep: Sono molto giovani, solo sette anni. Conoscono quindi il personaggio dei fumetti, ma probabilmente sfugge loro la nozione di autore. Quando avevo quell’età, ero un fan di Lucky Luke. Se mi avessero proposto di incontrare colui che lo disegna, credo che non mi sarebbe interessato. Non realizzavo ancora cosa ci fosse ditro ad un fumetto.
swissinfo: Il Gran Premio di Angoulême corona solitamente la carriera di un autore…
Zep: Forse vogliono mandarmi in pensione! Scherzi a parte, è un premio che mi fa molto piacere. La giuria del festival è composta dai vincitori degli anni precedenti, tutti grandi nomi del mondo dei fumetti. Basti pensare a Margerin, Mandryka, Gotlib, Moebius o a Juillar, autori che ho sempre sperato di incontrare, per vedere se esistevano veramente. Ed ora mi ritrovo a ritirare un premio direttamente dalle loro mani. È magnifico!
Al di là di questo, la particolarità ad Angoulême è che il vincitore del Gran Premio svolgerà la carica di presidente l’anno seguente. Il suo compito è di fare da supervisore alle esposizioni, spesso delle grandi manifestazioni internazionali. E ciò mi stimola molto.
swissinfo: Nei giornali si legge che la riconoscenza della dimensione artistica del suo lavoro la gratifica molto. Zep non è dunque solo un recordman di vendite…
Zep: La cosa certa è che la giuria di accademici del fumetto, che mi ha offerto il premio, non lo ha fatto per il numero di libri che ho venduto. Quest’aspetto non interessa più. Non mi dispiace affatto che si parli del mio lavoro come di un successo, ma è vero che, negli ultimi due anni, quasi tutte le interviste e gli articoli erano focalizzati sui record di vendita.
swissinfo: L’impressione è che lei è altrettanto bravo nel marketing quanto lo è nel disegno. Senza parlare della rivista “Tchô” e del merchandising, Titeuf è tradotto in 14 lingue, è appena approdato in Cina e si appresta a conquistare il mercato russo…
Zep: Innanzitutto, non sono io che mi occupo direttamente di quest’aspetto. Non si tratta neanche di marketing in senso stretto. Non c’è mai stata nessun’idea di commercializzare Titeuf all’estero. Sono piuttosto gli editori stranieri che si fanno vivi, richiedendolo per il loro paese.
Il successo di Titeuf è cresciuto nel corso degli anni anche grazie al passaparola. L’unica promozione è stata organizzare delle sessioni di autografi nelle librerie.
All’inizio, la serie non era affatto destinata ai giovani. Il fumetto era venduto, in modeste quantità, solo nei negozi specializzati. Con il tempo ci siamo poi accorti che molti bambini conoscevano il personaggio ed accorrevano nelle librerie per ottenere un autografo. Quindi è il pubblico che ha scelto Titeuf.
swissinfo: E oggi?
Zep: Mi occupo sempre meno della promozione dei miei fumetti. Oggi non c’è più bisogno di fare il giro delle librerie. Anzi, sarebbe quasi fuori luogo. L’aspetto importante quando si vuole far conoscere un libro è attirare ogni volta una ventina di persone e concedersi il tempo per discutere e scambiarsi le opinioni.
Durante le mie ultime sessioni di autografi, ciò non era più possibile. Bisognava lavorare sempre più in fretta e disegnare rapidamente. Adesso devo utilizzare altri mezzi di comunicazione, come per esempio la televisione. E questo è un po’ frustrante, siccome non si ha più il contatto con la gente. Ma sono le regole del gioco: a volte si deve cambiare strategia.
swissinfo: Ecco la sindrome della rockstar!
Zep: Esattamente!
swissinfo: A proposito di rockstar, lei si occuperà del manifesto dell’edizione 2005 del Festival Jazz di Montreux. Assisteremo anche ad un concerto degli Zep n’Greg?
Zep: Per questo bisognerebbe convincere il direttore del festival Claude Nobs… ma ho i miei dubbi!
swissinfo: Trova ancora il tempo per dedicarsi alla musica?
Zep: Sì. C’è un aspetto magico nella musica, perlomeno nel rock. Ho suonato per tanti anni con dei musicisti. Quando ci ritroviamo, anche se è passato parecchio tempo dall’ultimo incontro, non abbiamo difficoltà a riprendere in mano gli strumenti. E se cominciamo a suonare, qualcosa salta sempre fuori. Trovo che i codici siano più facili nella musica che nel disegno. Il disegno richiede molta pratica ed un lavoro più lungo e laborioso.
swissinfo: L’album “L’enfer des concerts” è stato il suo contributo al mondo del rock. Prevede un ritorno alla musica?
Zep: Forse… In ogni caso è un soggetto che mi interessa. Ma non è sempre facile trasmettere agli atri ciò che ci appassiona.
Mi reputo comunque un autore che non ha ancora raggiunto la propria maturità. Credo che molti aspetti, che ancora non conosco, verranno a fare parte del mio lavoro. Per questo sono molto fiducioso per il futuro. Ciò non significa che l’attuale successo mi accompagnerà per sempre, ma perlomeno sono sicuro che mi dedicherò a quello che più mi interessa e diverte.
swissinfo, intervista di Bernard Léchot
(traduzione dal francese: Luigi Jorio)
1993: primo album di Titeuf, 7’000 copie
2002: nono volume in 1,4 milioni di esemplari.
Titeuf è tradotto in 14 lingue, tra cui cinese e russo.
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