Matthieu Cortat ha ideato il carattere Basetica nel 2013, nell'ambito del progetto Open Switzerland, per BaseGVA, la filiale di Ginevra di una rete internazionale di studi di creazione. swissinfo.ch ha intervistato il designer grafico 32enne sul processo di creazione di un nuovo carattere e le sfide tecniche per "risvegliare" l'icona Helvetica.
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Nato a Londra, Thomas ha lavorato come giornalista per The Independent prima di arrivare a Berna nel 2005. Gli piace viaggiare e parla le tre lingue ufficiali della Confederazione, praticandole un po' dappertutto: nei pub, nei ristoranti e nelle gelaterie.
Open Switzerland invita il pubblico a creare i propri cartelloni sul tema dell’identità svizzera. I partecipanti hanno una scelta di immagini di sfondo correlate con la Svizzera su cui scrivere una didascalia, scegliendo la dimensione, il colore e l’allineamento.
Mattieu Cortat ha risposto via e-mail alle domande di swissinfo.ch.
swissinfo.ch: Sul sito internet Open Switzerland si precisa che il carattere Basetica vuole essere una sorta di “Helvetica per il 2013” – aperto, ordinato e moderno. A volte un po’ grezzo, ma sempre pulito e discreto. Basetica ricorda ironicamente lo Swiss International Style degli anni ’50 e ’60. Come si può fare un carattere che è “un po’ grezzo, eppure sempre pulito e discreto”?
Mattieu Cortat: Essendo consapevoli del ruolo fondamentale della tipografia in stile svizzero, BaseGVA ed io abbiamo discusso di come avremmo potuto creare un font che sarebbe stato fedele alla precisione della tipografia svizzera, alla sua discrezione e coerenza.
La grande epoca dello stile svizzero, negli anni 1950 e 1960, ha prodotto caratteri funzionali e di buon taglio. Lo ha fatto così bene che il legittimo orgoglio della Svizzera per questo periodo d’oro sembra a volte a inibire la creatività: “noi abbiamo la migliore immagine di marca del mondo. Perché cambiarla? ” Ma il mondo cambia e lo stesso fa il design grafico. Come anche la tipografia. Senza perdere le qualità dei suoi gloriosi antenati, Basetica vuole essere il ragazzo ribelle della famiglia. Ma di una famiglia svizzera – lui è semplicemente quello che attraversa la strada senza utilizzare il passaggio pedonale!
swissinfo.ch: Basetica come può “richiamare ironicamente” lo Swiss International Style degli anni ’50 e ’60?
M. C.: Penso che i caratteri tipografici svizzeri degli anni ’50 e ’60 siano, prima di tutto, seri: le lettere sono moderne, ma senza i capricci dogmatici del Bauhaus, il tradizionalismo alla base della tipografia britannica, e delle tradizioni calligrafiche dei Paesi Bassi.
Sono stati fatti da uomini onesti e rispettabili, con uno spirito ordinato e metodico, che lavoravano con fervore per costruire una grafica pragmatica, in cui quasi nulla è lasciato al caso o alla frivolezza. Sono puliti come un paesaggio svizzero, discreti come un sermone della domenica… e altrettanto noiosi!
swissinfo.ch: Come può distinguersi Basetica da Helvetica?
M. C.: Con piccoli tocchi, volevo pizzicare Helvetica e risvegliarlo. Ad esempio, la ‘a’ è molto simile ma la minuscola arrotondata (b, c, d, e, o, p, q) è quasi simile alla forma di un cerchio.
I suoi contatori sono un po’ più grandi. Ma la perdita di spazio orizzontale è bilanciata da una grande altezza x [l’altezza delle lettere minuscole che non hanno ascendenti o discendenti], che consente a Basetica di essere utilizzata in dimensioni più piccole a parità di leggibilità.
L’altezza x è stata un punto essenziale del progetto sin dall’inizio. Con l’influsso dei caratteri tipografici ITC [International Typeface Corporation] degli anni ’70 e ’80 e di tutti i font ideati per i giornali negli ultimi 20 anni, oggi siamo abituati a ascendenti e discendenti più piccoli. Penso che sia una caratteristica generale della tipografia, all’inizio del 21° secolo.
C’è più ritmo nel Basetica che nell’Helvetica: alcune lettere sono tipicamente strette, per esempio ‘f r s t’. Nelle maiuscole, mi sono chiesto perché ‘B’, ‘E’ e ‘L’ erano così grandi nell’Helvetica, e ho scelto di pareggiare le mie. Perché non avere un angolo di 45 gradi nella coda della ‘Q’? È assolutamente necessario avere una curva nella parte inferiore della ‘y’?
swissinfo.ch: Quali sono state le maggiori influenze in questo lavoro e in generale?
M. C.: Mi sono principalmente lasciato ispirare dai miei umori. Naturalmente anche i font esistenti hanno un grande influsso: Helvetica e la tradizione svizzera, come anche l’odierna scena tipografica svizzera. Soprattutto, penso di avere avuto un buon dialogo con BaseGVA. Mi hanno spiegato quello che volevano; abbiamo condiviso idee, schizzi. E così il carattere è emerso gradualmente.
swissinfo.ch: Qual è la più grande sfida nella creazione di nuovi caratteri tipografici?
M. C.: Ci vorrebbero decine di pagine per rispondere a questa domanda! Qual è la sfida più grande nella creazione di un nuovo capo di abbigliamento? Di una nuova sedia? Di una nuova auto? Di un nuovo edificio?
È come per la creazione in generale. Come si può essere originali in un mondo globalizzato che ci fornisce migliaia di foto scattate in tutto il mondo ogni giorno? Le nuove tecnologie come modificano la creazione di forme di lettere? E le loro percezioni? Come possiamo inserirci nella storia della tipografia senza avere la ingenuità di pensare che potremmo essere rivoluzionari, o anche d’avanguardia, ma anche senza ripetere il passato?
swissinfo.ch: Come vede la Svizzera oggi?
M. C.: Sono svizzero ma vivo in Francia da dieci anni, guardando la Svizzera dall’estero. Alcuni aspetti della vita svizzera ora mi sembrano sorprendenti, o talvolta irrazionali. Sono anche spesso sconcertato quando cerco di spiegare ai miei amici francesi il sistema politico svizzero e i 26 diversi parlamenti cantonali e sistemi scolastici …
L’identità grafica della Svizzera è fatta di decenni di turismo, di esportazioni di orologi, meccanica di precisione (ed evasione fiscale!). Questa immagine era praticamente la stessa già negli anni ’60. Anche se io non vivo in Svizzera, so che tutti questi luoghi comuni sono in parte veri, ma che ci sono anche molte altre cose in questo paese: energia, idee e la volontà di cambiare le cose. È quel che fa Basetica, in maniera svizzera naturalmente, a piccoli passi. Potreste immaginare una rivoluzione in Svizzera?
Matthieu Cortat
Nato nel 1982 a Delémont, nel canton Giura, Matthieu Cortat ha studiato alla Scuola universitaria di arte e design di Losanna (ECAL) e all’Atelier national de recherche typographique (ANTR) di Nancy, in Francia.
Attualmente vive a Lione. Crea nuovi caratteri tipografici, lavora come tipografo con diverse case editrici e organizza visite guidate al Musée de l’imprimerie di Lione.
Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi
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Svizzera, una fonte di creatività tipografica
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Con la produzione di caratteri quali Helvetica e Univers, che hanno conquistato il pianeta, la Svizzera sessanta anni fa era il centro del mondo tipografico. Le nuove tecnologie hanno rivoluzionato il settore, ma arte e design svizzeri rimangono molto richiesti.
"Le parole non possono descrivere il mio disgusto!" "È un giorno triste". "Così prevedibili, così monotoni". Queste furono alcune reazioni alla notizia shock nel 2009 che Ikea cambiava il suo carattere tipografico, passando da Futura, il classico intramontabile utilizzato da Volkswagen, Calvin Klein e molti altri, a Verdana, il carattere onnipresente sullo schermo progettato per Microsoft.
Quella "fontroversia" scoppiò lontano dalla Svizzera. Ma la culla dello stile tipografico internazionale (detto anche stile svizzero o scuola svizzera) – dove si sviluppò l'uso di layout asimmetrici, griglie e caratteri senza grazie, negli anni '50 – ebbe la sua dose di contraccolpi.
Ciò fu il caso "negli anni '80 e '90, quando Helvetica divenne fuori moda per i grafici d'avanguardia", dice a swissinfo.ch Robert Lzicar, storico del design grafico e direttore del programma di Master in design della comunicazione alla Scuola universitaria delle arti di Berna.
L'età d'oro della tipografia svizzera iniziò nel 1957, quando il design funzionale influenzato dal Bauhaus portò alla creazione di Helvetica e Univers. Questi caratteri tipografici essenziali, puliti e leggibili colsero lo spirito del tempo e catturarono l'attenzione di grafici di tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti.
Helvetica, il carattere di scelto da Nestlé, Lufthansa, metropolitana di New York, McDonald e tantissimi altri, è stato persino oggetto di un documentario nel 2007.
Glossary
A typeface (also known as font family) is a set of one or more fonts each composed of glyphs (characters) that share common design features. In digital typography, the font is a digital file which contains the typeface; the typeface is what you see.
Each font of a typeface has specific characteristics, including weight, style, stroke width, stroke contrast, italicisation, ornamentation (and formerly size, in metal fonts). For example, the Neue Helvetica Complete Family Pack on fonts.com comprises 51 fonts.
Fonts are either serif (rhymes with sheriff, also known as “Roman”) or sans-serif (rhymes with bans sheriff, also known as “Grotesque” or “Gothic”). A serif is a short line or finishing stroke that crosses or projects from stems or strokes in a character.
"La Svizzera è stata certamente molto creativa nell'ideazione di caratteri, ma non ha mai avuto una grande industria", rileva Robert Lzicar. "E oggi la situazione è ancora la stessa: in Svizzera ci sono molte piccole fonderie che creano caratteri innovativi, ma non c'è un grande attore, come ad esempio Monotype negli Stati Uniti, i cui marchi Linotype e FontShop International vendono e accordano licenze su caratteri a livello internazionale".
Sperimentazione
Una delle "più grandi" piccole fonderie svizzere è la Swiss Tipefaces di Losanna, il cui 38enne co-fondatore, Ian Party afferma che il settore gode di "ottima salute".
"I disegnatori di caratteri tipografici hanno avuto un periodo difficile all'inizio degli anni 2000, quando è esplosa la produzione ma non la domanda", spiega a swissinfo.ch. Questa esplosione è stata una conseguenza dell'arrivo di Internet e di software che hanno permesso a chiunque, da un giorno all'altro, di generare i propri caratteri con un computer.
"Ci siamo veramente ritrovati al crocevia quando tutti i grafici hanno avuto un PC. In precedenza, i caratteri tipografici erano qualcosa di molto complesso e molto professionale, creati da persone con specifiche competenze artistiche e tecniche", osserva Party. "Poi, improvvisamente, tutti si sono accorti che, seppur non facilmente, era possibile sviluppare rapidamente i caratteri tipografici e digitalizzare i disegni fatti da altri. C'era davvero una tendenza tra i grafici pubblicitari di creare il proprio carattere".
"Alla fine degli anni '80 e ai primi anni '90, dei progetti di design grafico hanno anche messo in dubbio la leggibilità dei caratteri!" aggiunge Lzicar, che parla di una "reazione" contro i tradizionali caratteri tipografici di stile svizzero. "C'era molta più sperimentazione rispetto ad oggi."
Successo mondiale
Ma non si può mettere in disparte un buon carattere tipografico. Così, dopo i selvaggi anni sperimentali della rivoluzione informatica, i disegnatori sono tornati ai collaudati caratteri senza grazie.
Nel 2004 Laurenz Brunner, un giovane grafico pubblicitario svizzero, ha pubblicato Akkurat, che ha procurato un enorme successo mondiale alla sua fonderia, la Lineto. Brunner ha scritto: "Nel 2006 e nel 2007, tra i designer è cresciuto l'interesse per lo stile tipografico 'oggettivo', che reinterpreta molti principi del design svizzero classico. Akkurat si è quindi trasformato in una sorta di modello per questo movimento".
Robert Lzicar concorda sul fatto che gran parte del successo di Akkurat è dovuta al fatto che "adatta i principi collaudati dei suoi predecessori alle esigenze di un'economia globale". Spiega: "Non ha limiti di caratteristiche, quindi i grafici lo possono usare per molte applicazioni diverse. Ciò ha fatto di Akkurat uno dei successi mondiali del design tipografico contemporaneo svizzero".
Piano economico
Quindi, se si vogliono fare soldi, si dovrebbe diventare un disegnatore di caratteri tipografici? "No. Affatto! Il lavoro di design di un'intera famiglia di font è enorme. Si dovrebbe piuttosto avviare una fonderia di caratteri, che è molto più redditizia perché così si amministrano le licenze", risponde Robert Lzicar.
Secondo Ian Party, i designer sanno che i sans serif si vendono bene, "quindi se si progetta un carattere simile a Helvetica, in larga misura si tratta di una decisione economica". "Ma anche in questo caso, è altamente improbabile che si riesca a produrre 'un bestseller' come Akkurat. Ci sono tantissimi tipi di caratteri [più di 150'000 solo su fonts.com]. È dunque veramente difficile avere a lungo successo sul mercato".
"Dietro ad ogni carattere c'è un business plan. Si analizza il mercato, si cerca di vedere quello che si vende bene, si decide quali sono le esigenze del mercato e come si può realizzare un profitto".
Ian Party, che insegna anche all'ECAL, la scuola universitaria di arte e design di Losanna, ha ideato Suisse, che è diventato il più grande successo dei caratteri tipografici svizzeri. Si tratta di un senza grazie come Helvetica.
"C'è chiaramente uno stretto legame tra i due", ammette. "C'è una influenza, nel senso che noi siamo impregnati di cultura elvetica e che abbiamo studiato grafica pubblicitaria in Svizzera. La cultura tipografica svizzera comprende Helvetica e Univers, che erano molto presenti nella nostra formazione".
Rivoluzione della risoluzione
In effetti, la tendenza che ha avuto il più grande impatto sulla tipografia contemporanea svizzera è il passaggio dalla carta allo schermo, con sempre più dispositivi mobili, in atto tra i consumatori in tutto il mondo.
"Questo riguarda l'intero concetto di un carattere tipografico, perché sullo schermo non si vedono linee e superfici, si vedono pixel. Ora gli schermi sono sempre più piccoli, mentre la loro risoluzione aumenta. Tuttavia, è ancora diverso leggere qualcosa sullo schermo che sulla carta. Per i testi lunghi, i caratteri con grazie stampati restano i miei preferiti", precisa Robert Lzicar.
Egli spera che con l'aumento della potenza dei pixel, ci possa essere una rinascita del serif. "Il mezzo cambia totalmente il modo in cui le cose vengono percepite".
In definitiva, secondo Lzicar, la scelta del font giusto è "come la scelta del brano giusto per un DJ": dipende dal contesto, dallo stato d'animo e dal pubblico.
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