La storia d’amore tra Peter Zumthor e l’architettura
Nonostante un numero ristretto di opere realizzate, l'architetto svizzero Peter Zumthor dispone di una grande reputazione internazionale. "Come architetto, sono un autore", scrive nella sua monografia, da lungo attesa. Precisione e arte sono le sue parole d'ordine.
“Disegno i miei edifici dall’interno verso l’esterno e dall’esterno verso l’interno. E poi ancora una volta dall’interno verso l’esterno fino a quando tutto è giusto”, spiega Zumthor nell’introduzione della monografiaCollegamento esterno, che illustra circa 30 anni della sua carriera.
Vi figurano 43 progetti – alcuni ben noti e altri che non hanno mai lasciato il tavolo da disegno – presentati attraverso fotografie, piani, schizzi e acquerelli. I testi di accompagnamento sono stati scritti dallo stesso architetto, vincitore del premio PritzkerCollegamento esterno.
I progetti e i materiali proposti dalla monografia sono stati selezionati dall’editore Thomas Durisch, in collaborazione con Zumthor. I due si conoscono da oltre 20 anni, da quando Durisch, che dispone ora di un proprio studio di architettura, andò a lavorare con Zumthor per la costruzione del Museo d’arte di BregenzCollegamento esterno, in Austria, delle Terme di ValsCollegamento esterno, nel canton Grigioni, e di altri edifici.
“Normalmente un autore vuole scrivere lui stesso una monografia autobiografica, come questa”, rileva Durisch. “Alcuni amici artisti mi hanno chiesto, come funziona questo lavoro? È possibile che Zumthor lasci ad un altro il compito di scegliere e presentare i propri lavori nella sua monografia?”.
“Nel libro ho quindi cercato di esporre le opere senza essere quasi visibile. Questo procedimento è insolito perché normalmente un editore classifica e mette le cose in un certo ordine. L’idea era di avere un approccio intimo, vicino all’autore e alla sua opera”.
Zumthor è una persona riservata, che concede poche interviste – ha respinto anche la domanda di swissinfo.ch, spiegando che i suoi progetti in corso lo occupano intensamente. Secondo Durisch, la monografia va intesa come una dichiarazione di Zumthor.
Peter Zumthor
Nato nel 1943 e cresciuto nei pressi di Basilea, Zumthor ha seguito dapprima un apprendistato di ebanista. Ha poi studiato architettura presso la Scuola di Arti applicate di Basilea e il Pratt Institute di New York.
Ha lavorato per la conservazione del patrimonio storico del cantone dei Grigioni, prima di aprire il proprio studio di architettura a Haldenstein, in Svizzera, nel 1978.
Tra il 1996 e il 2008 Zumthor è stato docente presso l’Accademia di architettura della Svizzera italiana. È stato inoltre visiting professor in diverse università internazionali, tra cui la Harvard Graduate School of Design.
Peter Zumthor ha ricevuto numerosi dei più prestigiosi premi di architettura del mondo: Mies van der Rohe Award for Architecture (1998), Praemium Imperiale (2008), Pritzker Architecture Prize (2009) e la medaglia d’oro del Royal Institute of Royal British Architects (2012).
Nel 2009 è stato nominato membro onorario straniero dell’Accademia americana delle Arti e delle Scienze.
Alti e bassi
La monografia si apre con la costruzione dell’atelier di Zumthor – in cui lavora ancora oggi – eseguita nel 1985-86 nella città di Haldenstein, nel cantone dei Grigioni. L’architetto, che ha seguito dapprima una formazione di ebanista e ha poi studiato architettura a Basilea e New York, non ha voluto includere nessun opera realizzata prima del 1985, quando stava ancora cercando la sua via architettonica.
Durante la sua carriera, Zumthor ha lavorato principalmente su piccoli e complessi progetti. Tra i più noti a livello internazionale vi sono il Museo d’arte di Bregenz, il Museo d’arte Kolomba a Colonia e il Serpentine Gallery Pavilion di Londra.
La monografia include alcuni insuccessi nella carriera di Zumthor, come il progetto per il Centro di documentazione della Topografia del terrore a Berlino, sul sito dell’ ex quartier generale della Gestapo. Il progetto è stato abbandonato in seguito a difficoltà finanziarie e resistenze politiche.
Il lavoro di architetto comporta non pochi rischi: dei 43 progetti presentati nella monografia, 19 sono stati costruiti, 16 sono rimasti allo stadio della progettazione ed 8 sono ancora in fase di costruzione. Complessivamente, nel corso di tutta la sua carriera, Zumthor ha portato a termine 52 progetti, mentre 17 sono ancora in fase di realizzazione e 70 sono stati abbandonati.
Dimensione mistica
Per Zumthor è importante mantenere il controllo del proprio lavoro. “L’autore vuole trascorrere il tempo necessario a un progetto, riflettere sulla localizzazione della sua opera nello spazio architettonico e sulla sua utilizzazione, approfittando di tutte le conoscenze che ha accumulato col tempo”, spiega Durisch.
I suoi edifici evidenziano la ricerca di una qualità atmosferica quasi sensuale. Le Terme di Vals, un labirinto di piscine costruite tra il cemento e minerali estratti dalle colline circostanti, vengono descritte come una storia d’amore tra la pietra e l’acqua.
Altri sviluppi
L’atmosfera mistica di Peter Zumthor
Queste opere, scelte con cura da Zumthor, infondono una dimensione mistica all’architettura. L’architetto è raramente raffigurato nella monografia. È visibile quasi solo su alcune immagini, mentre sta lavorando su dei piani architettonici nel proprio atelier o in un cantiere. Tenendo conto della volontà di Zumthor di proteggere la sua privacy, sorprende il fatto che nella monografia venga esposta anche la sua casa famigliare, edificata a Haldenstein.
“Costruire e progettare la propria casa è un privilegio e un lavoro diverso da quello realizzato per un cliente”, spiega Durisch. “Un architetto si pone delle domande personali ed esistenziali per sapere come sarà la propria casa”.
Per questo motivo, la casa a Haldenstein e altre costruzioni familiari di Zumthor sono state incluse nella monografia “quali opere importanti e caratteristiche di tutto il lavoro di Zumthor”.
Architetto e artista
“Zumthor è un convinto esponente del concetto di architetto-artista, che vive pienamente”, afferma Köbi Gantenbein, caporedattore della rivista di design e architettura HochparterreCollegamento esterno.
L’architetto controlla egli stesso i suoi progetti e ha standard elevati. Ciò non significa però che sia difficile lavorare con Zumthor. Vuole solo ottenere il meglio da tutti, compreso se stesso.
Per Gantenbein, Zumthor è uno dei pochi architetti svizzeri contemporanei che si è costruito una solida reputazione all’estero. Oltre a lui, vi sono riusciti il ticinese Mario Botta e i basilesi Herzog & de Meuron, che hanno realizzato tra l’altro lo Stadio olimpico di Pechino, in forma di nido d’uccelli.
Mentre Herzog & de Meuron dispongono di uffici in tutto il mondo, Zumthor lavora solo con 25 collaboratori. Questi effettivi saranno notevolmente aumentati nei prossimi tempi per la ricostruzione del campus del museo Los Angeles County of Art (LACMA), la più grande opera progettata finora da Zumthor.
Il suo piano originale, incluso nella monografia, ha suscitato delle polemiche, poiché avrebbe gettato un’ombra su La Brea Tar Pits, un parco ricco di fossili dell’Era Glaciale.
In giugno è stato annunciato che Zumthor aveva modificato la forma del suo palazzo, distaccandolo dai pozzi di catrame di La Brea. Il progetto, che prevede una spesa di 650 milioni di dollari, deve ancora ottenere via libera dalle autorità. Con la riprogettazione del LACMA si aggiunge un altro capitolo importante all’opera e alla vita di Zumthor.
La monografia
Questa panoramica in cinque volumi presenta 43 edifici e progetti realizzati da Peter Zumthor.
La monografia, pubblicata in tedesco, francese e inglese, conta oltre 850 pagine con 750 fotografie, schemi, schizzi, disegni e acquerelli, nonché con testi scritti appositamente da Peter Zumthor.
L’editore è Thomas Durisch, un architetto che ha lavorato con Zumthor nel periodo 1990-94. Nel 1995 ha fondato il proprio studio a Zurigo.
Durisch è stato anche curatore di diverse mostre dedicate a Peter Zumthor, tra cui l’ultima presentata dal Kunsthaus di Bregenz nel 2012-2014.
Traduzione di Armando Mombelli
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