Heidi è giapponese
Quando nel mondo si pensa ad Heidi, è molto probabile che si tratti della versione giapponese. Il cartone animato di Heidi ha dato forma al personaggio creato dalla svizzera Johanna Spyri e ha segnato l'inizio dell'intrattenimento per bambini con i film d'animazione. La serie del 1974 'Heidi, la ragazza delle Alpi' è ora al centro di una mostra al Museo nazionale svizzero.
‘Heidi in Giappone’
Inaugurata il 17 luglio, la mostraCollegamento esterno al Museo nazionale svizzero a Zurigo si concentra sulla commistione di due culture e sulla genesi della serie di cartoni animati giapponese.
La serie animata che racconta della ragazza delle montagne svizzere riveste infatti un ruolo importante in quanto ha dato origine alla fiorente industria anime di oggi, facendo di Heidi un fenomeno globale, si legge sul sito del museo.
L’esposizione è aperta fino al 13 ottobre.
In realtà, doveva essere Pippi Calzelunghe e non Heidi. All’inizio degli anni Settanta, Isao Takahata e Hayao Miyazaki stavano lavorando a un cartone animato in cui la protagonista era l’impertinente proprietaria di una villa svedese. I due avevano già creato le prime bozzeCollegamento esterno, ma Astrid Lindgren, la creatrice di Pippi, disse di no: Lindgren era infatti fortemente contraria all’animazione delle sue storie ed è solo negli anni Novanta che rinunciò ad opporvisi.
Dopo questo rifiuto, in Europa apparve un nuovo personaggio fiabesco: HeidiCollegamento esterno. Takahata aveva letto il libro da bambino, come molti altri piccoli giapponesi. Le storie per bambini europee sono state tradotte in lingua nipponica fin dal XIX secolo. La traduzione del romanzo di Johanna SpyriCollegamento esterno è però giunta relativamente tardi, nel 1920, quarant’anni dopo la pubblicazione della versione originale. Malgrado il ritardo, il successo fu enorme.
Una terra di pace in cui si producono armi
La storia diventò molto popolare come contro-idillio alla modernizzazione che si stava diffondendo in Giappone. Nel paese asiatico, veicolò l’immagine di una Svizzera in pace e in armonia con la natura.
Questa immagine era così forte che durante un suo viaggio in Svizzera nel 1938, la femminista Nogami Yaeko, la traduttrice di Heidi, si indignò profondamente nel notare che la Svizzera era attiva nel commercio di armi. “Mentre noi turisti guardiamo meravigliati questa terra di pace, questa utopia lontana dal trambusto del mondo, i suoi abitanti assemblano segretamente mitragliatrici e costruiscono cannoni e bombe!”, affermò.
Il suo punto di vista non riuscì ad imporsi ed Heidi diventò una delle traduzioni europee più lette. Furono soprattutto le ragazze a divorare la storia proveniente dalle montagne svizzere.
Pura come l’aria delle Alpi
Negli anni Sessanta, l’industria giapponese del cartone animato si trovava in una situazione difficile. A causa della pressione della concorrenza, i profitti sul mercato interno erano calati. Tentò così di aprirsi al mercato europeo.
Per fare questo, si fece ricorso a storie che avrebbero interessato sia il pubblico giapponese che quello internazionale. ‘Heidi’ fu il prodotto faro che spalancò le porte del mercato ai film d’animazione giapponesi. Grazie alla sua eroina, pura come l’aria delle Alpi, la serie riuscì a contrastare i pregiudizi nei confronti di fumetti e cartoni animati, reputati dannosi per i bambini.
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Il desiderio di scoprire la Svizzera grazie ad Heidi
I creatori di ‘Heidi’ lasciarono pressoché intatta la trama ideata da Johanna Spyri. Si limitarono a inventare il cane san Bernardo ‘Nebbia’ quale divertente animale da compagnia e omisero le vicende religiose. I produttori di Tokyo presumevano che in Asia non sarebbero state comprese.
La serie animata ottenne successo a livello internazionale: fu trasmessa in venti lingue e diffusa in ancor più paesi. Con ‘Heidi’, iniziò il boom dell’intrattenimento giapponese per bambini con film di animazione e serie quali ‘Vicky il vichingo’ o ‘L’ape Maia’, che negli anni Ottanta dominarono anche la televisione per bambini in Europa.
All’inizio del successo dei film di animazione, ‘Heidi’ era sinonimo di intrattenimento di qualità. In precedenza, i cartoni animati erano invece spesso prodotti a basso costo e con poche immagini. Non c’erano soldi per fare di più. Anche gli episodi di ‘Heidi’ furono prodotti di settimana in settimana, ha rammentato Isao Takahata, deceduto nel 2018. Poi le cose cambiarono.
Il successo di ‘Heidi’ gettò le basi finanziarie per la creazione dell’oggi famoso studio cinematografico giapponese Ghibli, che sforna regolarmente film d’animazione campioni di incassi.
Non solo. Heidi alimentò anche il desiderio di scoprire la Svizzera di un’intera generazione di giapponesi. Anche in tempi economicamente difficili, centinaia di migliaia di turisti giapponesi vengono ogni anno in Svizzera e si recano a Maienfeld, dove Takahata e Miyazaki fecero le loro ricerche quasi 50 anni fa. Alcuni di loro ascoltano con delle cuffie la melodia iniziale di ‘Heidi, la ragazza nelle Alpi’.
Traduzione dal tedesco di Luigi Jorio
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