Un rifugio svizzero per scrittori perseguitati
Diverse città, in tutto il mondo, accolgono scrittori vittime di persecuzioni in seguito alle loro opinioni. La Svizzera non fa parte di questa rete. Degli scrittori svizzeri di lingua tedesca e la città di Ginevra vogliono colmare questa lacuna: il loro progetto sarà presentato alle Giornate letterarie di Soletta.
Naeimeh Doostdar Sanaye si trovava a Kuala Lumpur con il suo bambino e il marito quando è arrivata la notizia: la sua domanda di asilo era stata accettata in Svezia. La città di Malmö invitava lei e la sua famiglia a stabilirsi nel paese scandinavo. La scrittrice e attivista dei diritti umani iraniana, imprigionata nel 2010, deve il suo “salvataggio” alla Rete Internazionale delle città d’asilo (International cities of refuge network, ICORN). La sua testimonianza è stata raccolta dal sito di questa organizzazione con sede in Norvegia, fondata nel 2006.
Ciò che Malmö ha concesso alla scrittrice iraniana, nessuna città svizzera, per ora, può permettersi di farlo. Difatti la Svizzera è totalmente assente dalla mappa di ICORN, che attualmente conta 44 città rifugio a livello mondiale, tra cui Tromsø ( Norvegia), Miami, Città del Messico e Parigi.
Per Adi Blum, musicista, autore e direttore dell’organizzazione di scrittori PEN della Svizzera tedesca, questa assenza non è giustificabile. “La Svizzera è orgogliosa della sua tradizione umanitaria”, sottolinea. “Ma, nonostante la sua ricchezza, non partecipa all’ICORN. Ci sembrava quindi chiaro che qualcosa doveva essere fatto”.
La Rete Internazionale delle città rifugio (ICORN) è nata nel 2006 sulle ceneri di una prima rete dissolta nel 2005. Grazie ad un’organizzazione più professionale è riuscita a cancellare le brutte esperienze del primo tentativo.
Oggi, all’ICORN partecipano un totale di 44 città rifugio di tutto il mondo, ma soprattutto in Europa. Lo scrittore Russell Banks si occupa attualmente dello sviluppo della rete nel Nord America, che ha solo una città rifugio (Miami) .
Finora 81 scrittrici e scrittori sono stati sostenuti dalle città rifugio dell’ICORN.
Dibattito a Soletta
Alla fine dell’anno scorso, assieme alle due scrittrici Melinda Nadj Abonji e Ulrike Ulrich, Adi Blum ha lanciato un appello su internet per raccogliere contributi finanziari. “Abbiamo ricevuto più di 6’000 franchi in 40 giorni. Ciò dimostra che il nostro progetto suscita grande interesse”, si rallegra Adi Blum. La sua iniziativa viene sostenuta dall’Associazione delle autrici e degli autori della Svizzera (AdS).
Il progetto sarà discusso durante le Giornate letterarie di Soletta, in programma questa fine settimana. PEN ha invitato per l’occasione lo scrittore Chenjerai Hove, riuscito a fuggire dallo Zimbabwe grazie alla rete delle città rifugio.
Un dossier contenente un budget è stato inviato a diverse città e fondazioni. Zurigo ha rifiutato, sostenendo di ospitare già scrittori perseguitati nell’ambito del suo programma di accoglienza di scrittori stranieri. Anche Berna gestisce un programma del genere.
Lucerna ha invece risposto positivamente, indica Adi Blum. L’ufficio culturale comunale non vuole fornire precisazioni, dal momento che la decisione finale non è stata ancora presa. Le spese per il soggiorno degli scrittori potrebbero essere coperte da una fondazione culturale.
Non basta però aderire all’ICORN (1’500 euro all’anno) e trovare un appartamento per gli scrittori. “Bisogna offrire un accompagnamento a queste persone per la vita quotidiana, aiutarle nei rapporti con le autorità, far loro conoscere la cultura letteraria svizzera, organizzare conferenze, dibattiti, incontri e scambi con altre città rifugio. Per coordinare queste attività è necessaria un’occupazione del 10-15 %”, spiega Adi Blum. Il bilancio per il primo anno di gestione potrebbe ammontare a 136’000 franchi.
Lezioni da una prima esperienza
La sezione svizzero tedesca di PEN, come d’altronde anche l’ICORN, vuole evitare gli errori che hanno portato al fallimento di un primo progetto di accoglienza, lanciato nel 1994 in seguito alla fatwa emessa contro lo scrittore indiano naturalizzato britannico Salman Rushdie. Mal gestita, questa esperienza è durata solo dieci anni. Berna ha ospitato due autori prima di abbandonare il programma, Losanna uno.
Nato dalle ceneri di questo primo test, ICORN ha completamente professionalizzato le attività di organizzazione del rifugio, a monte e a valle. La scelta dei “rifugiati” viene effettuata congiuntamente dal Comitato degli scrittori imprigionati di PEN International, che tiene aggiornata una lista di autori perseguitati (oltre 800 oggi) .
La collaborazione con la città partecipanti è oggetto di un contratto. La sede della rete supporta la città nei suoi sforzi, ma è quest’ultima a dover fornire permessi di soggiorno, assicurazioni e borse di studio.
La lunghezza standard del soggiorno è di due anni. “Per le persone traumatizzate, ci vuole tempo”, rileva Helge Lunde, direttore dell’ICORN, che conosce i progetti svizzeri. “Un anno passa in fretta”.
Domande in crescita
L’ICORN riceve ogni anno un numero sempre maggiore di richieste. “Il loro numero è salito da 40 a 70 nel 2013”, dice Helge Lunde. “Abbiamo bisogno di altre città! Ma è la qualità che conta, non la quantità. Le città devono essere ben preparate”.
“Terminato il soggiorno, alcuni ritornano a casa, altri ottengono un diritto di soggiorno dai paesi in cui sono ospitati”, indica Helge Lunde. “Per altri ancora cerchiamo soluzioni in rete. Ma le sfide sono molteplici, anche perché le difficoltà per ottenere un visto non stanno diminuendo …”.
Decisione attesa a Ginevra
Helge Lunde ha si è già recato a Ginevra, dove è stato avviato un progetto diversi anni fa. “Sarebbe molto importante per noi che la città di Jean-Jacques Rousseau faccia parte della nostra rete”. È proprio qui, nel casa di nascita di Rousseau, che gli scrittori perseguitati potrebbero presto trovare un rifugio.
Diventata Casa di Rousseau e della letteratura (MRL), l’istituzione prevede di espandersi. “Ci aspettiamo che i due piani superiori vengano impiegati per accogliere gli scrittori, soprattutto per coloro che sono costretti all’esilio”, dice Isabelle Ferrari, responsabile del dossier ICORN presso la MRL.
“Ma è molto importante per noi che Ginevra si impegni formalmente in questo processo, unendosi alla rete ICORN”, aggiunge Isabelle Ferrari. “Non si tratta infatti solo di mettere un appartamento a disposizione di uno scrittore, ma di affermare pubblicamente, nel quadro di un organismo internazionale, il desiderio di Ginevra di essere fedele alla sua tradizione di accoglienza e di rifugio”.
Le speranze della MRL potrebbero diventare realtà. Sami Kanaan, sindaco della città a partire dal 1° giugno, desidera presentare un progetto concreto per l’adesione all’ICORN entro la fine dell’anno, con una possibile ricerca di fondi esterni per equilibrare il bilancio. “Sarebbe quasi assurdo che la città dei diritti umani non sia coinvolta in questo processo”, dichiara Kanaan.
Traduzione di Armando Mombelli
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