Dalla metropoli all’alpe
L'idillio è perfetto, la giornata lunga, il lavoro pesante. Chi vuole trascorrere l'estate sull'alpe, deve possedere resistenza e tanto idealismo, caratteristiche che non mancano certo a Christiana di Berlino, Marlene di Vienna e Carolyn di Monaco. Reportage dall'alpe Ludera nei Grigioni.
Sono le cinque di mattina. La sveglia suona e le tre alpigiane lasciano senza esitazioni il tepore del letto. Le aspetta, infatti, una lunga giornata. Fuori dalla cascina sta albeggiando e finalmente la montagna svela tutta la sua magnificenza.
Christiana, la pastora, riunisce le 60 mucche al pascolo e le conduce nella stalla, dove ogni animale ha la sua lettiera, un numero e un nome. 20 vacche, prossime a partorire un vitello, possono invece continuare a pascere tranquille.
Intanto, Marlene, la 27enne casara, accende il fornello a legna e si prepara per fare il formaggio. Poi, le tre ragazze consumano un’abbondante colazione prima di mettersi al lavoro di buzzo buono.
Uno su tre è straniero
L’alpe Ludera si trova a 1798 metri sul livello del mare e fa parte del paese di Fanas, in Prettigovia, nel cantone dei Grigioni. La baita è nuova e ottimamente organizzata con lavastoviglie, doccia e un caseificio moderno.
Le 80 mucche sull’alpe appartengono a otto contadini del villaggio in fondo alla valle. Le hanno affidate alle tre alpigiane estere.
Marlene ha studiato agricoltura biologica a Vienna e ha imparato a fare il formaggio in Svizzera. Degli allevatori di Fanas ha un’ottima opinione: «Ci sostengono e ci apprezzano. Sono contadini impegnati e simpatici». Inoltre, a differenza di altri alpeggi, la paga non è per nulla male: circa 8’000 euro per i quattro mesi di attività in montagna.
«Fanno bene il loro lavoro. Due giorni dopo che la nostra falce si è rotta ce ne hanno portato una nuova. Ci mettono a disposizione l’infrastruttura, che è naturalmente nel loro interesse. Vogliono che le mucche ritornino dall’alpe in piena forma e che il formaggio sia buono», dice Carolyn.
Da anni, la professione di alpigiano non è particolarmente ambita in Svizzera. Così, i contadini svizzeri si sono rivolti all’estero per reclutare il personale necessario per accudire le mandrie sull’alpe. Stando alle stime, un alpigiano su tre è straniero.
Non tutti tuttavia accettano di buon grado questa evoluzione. A Cristiana, 32enne ingegnera agronoma, è capitato, per esempio, di incontrare escursionisti svizzeri irritati dalla sua presenza sull’alpe. «Conosco questo posto come le mie tasche e mi sento a casa, non straniera. I turisti dovrebbero essere felici del fatto che svolgiamo questa attività con entusiasmo».
Una giornata pesante
Con i 750 litri di latte degli ultimi tre giorni si sono ottenute 15 forme di formaggio a pasta semidura. La loro stagionatura avviene in cantina, dove nel corso delle settimane vengono controllate e pulite. «Ad inizio estate, la produzione di latte era di circa 900 litri al giorno», ricorda Marlene. Ora, invece, la quantità di latte è diminuita visto che l’erba nei pascoli inizia a scarseggiare.
Intanto, la mungitura delle mucche si è conclusa e Christiana può riportare le mucche al pascolo. Le invita ad uscire dalla stalla, assestando qualche bastonata alle recalcitranti. Carolyn, invece, le richiama con uno squillante “hoppa, hoppa”. Il cane fa la sua parte, abbaiando.
«Qui, si è straordinariamente vicine alla natura e agli animali. E quando, incrociando lo sguardo di una collega, ci si scambia un sorriso complice, beh, a quel punto ho la consapevolezza di non essere la sola pazza sull’alpe. Sono piccoli momenti di piena felicità», afferma la 41enne Carolyn, educatrice sociale di Monaco.
Sull’alpe, è importante entrare in fretta in sintonia e collaborare, poiché il lavoro è molto pesante, specialmente le prime settimane quando si è chiamati a sgobbare 15 ore al giorno. «È tutto nuovo per noi, ma anche per le mucche», spiega Carolyn, che trascorre per la seconda volta l’estate sull’alpe.
Uno shock culturale programmato
«Qui, sono il sole e le mucche a dare il la alla giornata. Quando sarò di nuovo a Vienna, mi chiederò, quale senso abbia il frastuono, la massa di gente, la sovrabbondanza di stimoli. Occhi e orecchie sono sollecitati troppo. Qui, invece, è il ritmo della natura a regnare».
Per Carolyn, l’alpe è una specie di paesaggio ancestrale, dove si vive in sintonia. «Qui non c’è nessuno che ci dice cosa fare. Abbiamo un compito, ma siamo noi a decidere come portarlo a termine».
Ora, lei ha voglia di metropoli, ma sa già che le mancheranno le montagne. «Sull’alpe, mi allargo, nella città mi devo di nuovo restringere, per non disturbare».
L’alpe Ludera si trova a 1798 metri in Prettigovia, valle nel cantone dei Grigioni.
Sull’alpeggio, gestito da una cooperativa di contadini, trascorrono l’estate circa 80 mucche di otto allevatori di Fanas, villaggio di 400 abitanti.
Oltre alle vacche, a Ludera ci sono 30 maiali e capre, un paio di galline e un cane.
Il caseificio dell’alpe produce 1000 forme di formaggio a pasta semi dura di 5 chili, così come centinaia di chili di burro.
Nel 1994, è stata inaugurata la nuova cascina con un caseificio moderno e una cantina per la stagionatura del formaggio.
Nella Svizzera, ci sono 7300 alpeggi, il cui numero continua a diminuire.
Nel 2010, 384’988 bovini hanno trascorso l’estate su un alpeggio, tanti quanti l’anno precedente. Sono 93’000 mucche da latte, 31’000 mucche nutrici, circa 260’000 giovenche e vitelli, 4’400 cavalli, 29’000 capre, 180’000 pecore, 600 bufali, yak, lama e 300 oche.
Non ci sono dati statistici esatti sul numero di persone che trascorrono i mesi estivi sugli alpi, tuttavia, stando alle stime, dovrebbero essere circa 14’000, di cui un terzo provenienti dall’estero (Germania, Austria e Italia).
Il numero di alpigiani esteri è minore sulle alpi private che in quelle gestite da una cooperativa.
Lo stipendio dei casari o pastori varia molto. Gli indici salariali (casaro: 155-200 franchi al giorno, pastore: 135-175 franchi al giorno) non vengono sempre rispettati.
(Fonte: zalp.ch, sito degli alpigiani svizzeri)
(traduzione dal tedesco, Luca Beti)
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