“Sappiamo che non ci saranno nuove trattative”
“Niente è gratis. Lo status quo non è più un’opzione, ci sono solo un sì o un no”. È con queste parole che il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis ha riassunto la situazione dell’accordo istituzionale tra Svizzera e Ue durante le Giornate della democrazia di Aarau 2019Collegamento esterno. Intervista.
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“È quasi come con la Bibbia: nessuno ha davvero letto il contenuto dell’accordo quadro istituzionaleCollegamento esterno“, ha affermato Ignazio Cassis di fronte al folto pubblico che giovedì sera si è riunito nella sala del Centro culturale e dei congressi di Aarau (Argovia).
Nel quadro dell’evento organizzato dal Centro per la democrazia di Aarau (ZDA), il ministro svizzero degli affari esteri ha fatto il punto sulle relazioni tra Svizzera e Unione europea e in particolare sull’accordo istituzionale, il grande e spinoso dossier dell’agenda politica elvetica. La votazione popolare si svolgerà al più presto nel 2021, secondo Cassis, “ma soltanto nel migliore dei casi”.
swissinfo.ch: Il messaggio di Bruxelles è chiaro: nessuna nuova trattativa sull’accordo istituzionale e niente più tergiversazioni. La Svizzera è con le spalle al muro?
Ignazio Cassis: Di sicuro siamo sotto pressione. Ma non ci facciamo ricattare. Siamo impegnati in un dialogo. In una democrazia diretta non serve a nulla correre, se non si è pronti a farlo. Ogni decisione ha la sua dimensione temporale. Presto o tardi, l’Ue lo accetterà nel modo appropriato.
Al termine delle consultazioni in corso continueremo a portare avanti i colloqui con la Commissione europea. Sono fiducioso che saremo in grado di discutere di molti punti che al momento sono considerati controversi. Questo non nel senso di nuove trattative: sappiamo che non ce ne saranno più. C’è però ancora la possibilità di apportare correzioni, aggiunte o precisazioni. È questa la strada da seguire.
swissinfo.ch: Questa settimana ha ottenuto un certo sostegno in parlamento: la Commissione della politica estera del Consiglio Nazionale (Camera del popolo) ha accolto l’accordo istituzionale con un “sì, ma”. Si tratta del piccolo grande passo in avanti che sperava?
I. C.: È una decisione importante. La commissione sostiene il Consiglio federale [governo svizzero, ndr]. Questo nel senso di “andiamo avanti, ma guardiamo ancor più nel dettaglio i punti controversi”. Prima di Natale, nemmeno i più ottimisti avrebbero potuto sperare che ci sarebbe stato ancora margine per un’intesa con un “sì” o un “sì, ma”.
Abbiamo visto che negli ultimi tre anni il dibattito è diventato più obiettivo e costruttivo. Siamo consapevoli del prezzo di un sì o di un no. È una valutazione dei costi e dei profitti.
swissinfo.ch: Parliamo della Brexit. È oramai chiaro che per i britannici non c’è una chiara e semplice via di uscita dalla decisione del 2016. Che cosa significa tutto questo per la Svizzera?
I. C.: Più la tensione tra la Gran Bretagna e l’Ue è grande, più difficile sarà la situazione per noi. Quando la situazione è tesa tutti sono irrequieti e nessuno è disposto a fare concessioni. Spero che i britannici troveranno un modo ordinato per uscire dall’Ue.
swissinfo.ch: Un altro tema che interessa gli svizzeri all’estero è il rapporto del Controllo federale delle finanze che mette in dubbio l’utilità di 31 piccole rappresentanze elvetiche, anche nei paesi europei. Queste rappresentanze verranno chiuse?
I. C.: No, non abbiamo intenzione di chiudere queste piccole ambasciate. Per noi, il principio dell’universalità continua ad essere importante. Gli ‘ambasciatori volanti’ sono la soluzione giusta in determinati paesi. Non abbiamo bisogno di avere dieci collaboratori ovunque. A volte, è la presenza stessa ad essere un segnale politico importante, e non il numero di rappresentanti che vi lavorano.
Roadmap dell’accordo istituzionale
In dicembre, il governo svizzero ha avviato la procedura di consultazione per l’accordo istituzionale con l’Unione europea. Partiti e ambienti interessati possono esprimersi fino al mese di maggio. Poi il governo valuterà i risultati e tenterà di chiarire e precisare i punti controversi assieme alle autorità dell’Ue.
Il testo dell’accordo seguirà in seguito il consueto iter legislativo: esame preliminare da parte delle commissioni parlamentari, dibattiti alle camere e decisione finale del parlamento.
L’accordo è assoggettato a referendum facoltativo. Il ministro degli esteri Ignazio Cassis prevede che un’eventuale votazione popolare avverrà al più presto nel 2021.
Nel caso di un’accettazione alle urne, il testo entrerà in vigore nel 2024-2025. Ma questo solo nella migliore delle ipotesi, sottolinea Cassis.
Traduzione dal tedesco di Luigi Jorio
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