Una petizione chiede l’e-voting per tutti gli svizzeri all’estero
Il presidente dell'Organizzazione degli svizzeri all'estero (OSE), Remo Gysin, ha consegnato venerdì alla Cancelleria federale una petizione munita di 11'500 firme che chiede "il voto elettronico per tutti gli svizzeri che risiedono all'estero".
Attualmente sono dieci i cantoni che offrono ai loro cittadini all’estero la possibilità di partecipare alle votazioni con un click. Entro il 2021, tutti i cantoni della Svizzera dovrebbero introdurre il voto elettronico per i loro cittadini che non vivono in patria, chiede la petizioneCollegamento esterno depositata oggi pomeriggio a Berna.
Il testo è stato sottoscritto da quasi il 7% degli oltre 172’000 svizzeri all’estero iscritti in un registro elettorale, indica l’OSECollegamento esterno. Il numero di firme corrisponde a quello delle persone con diritto di voto nel canton Turgovia. La petizione era stata lanciata in agosto dal Consiglio degli svizzeri all’estero (CSECollegamento esterno), il portavoce riconosciuto della Quinta Svizzera.
In questo modo s’intende risolvere un problema vecchio quanto il diritto di voto per gli svizzeri all’estero. Sebbene sia stato introdotto nel 1977, numerosi svizzeri residenti all’estero continuano a ricevere il materiale elettorale in ritardo. A causa della lentezza dei servizi postali, molti cittadini svizzeri che non vivono in patria sono quindi praticamente esclusi dall’esercizio dei loro diritti politici, come ricorda Ariane Rustichelli, direttrice dell’OSE.
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Cosa è successo finora?
La petizione dell’OSE giunge alla fine di una settimana assai turbolenta per il voto elettronico. Mercoledì, il canton Ginevra ha annunciato l’abbandono della sua piattaforma di e-voting. Il motivo: gli investimenti troppo elevati per lo sviluppo del sistema.
Ciò rappresenta un “colpo alla reputazione del voto online”, ha commentato Ariane Rustichelli. La decisione di Ginevra concerne da vicino gli svizzeri all’estero, dal momento che il suo sistema viene utilizzato da sette cantoni su dieci. Gli altri tre cantoni hanno optato per il sistema sviluppato dalla Posta svizzera.
La bomba ginevrina dovrebbe dare un ulteriore slancio ai detrattori dell’e-voting, che già in passato avevano annunciato il lancio di un’iniziativa popolare per vietare il voto online in Svizzera (la raccolta delle firme dovrebbe iniziare nel 2019). Secondo loro, tutti i sistemi di voto elettronico presentano lacune nella sicurezza e sono quindi delle “minacce per la democrazia”. Nel corso di un test di pirateria informatica effettuato un mese fa, degli hacker erano effettivamente riusciti a manipolare il sistema di Ginevra.
Ci sono però anche buone notizie per i sostenitori del voto elettronico: venerdì, le autorità della città di Zugo hanno comunicato che i test effettuati sul primo sistema di e-voting al mondo basato sulla tecnologia blockchain si sono conclusi “con successo”.
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Traduzione e adattamento dal tedesco di Luigi Jorio
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