“La Tunisia ha fatto enormi progressi”
In Tunisia oggi si svolgono le prime elezioni a livello comunale. È un primo significativo passo verso la democratizzazione del Paese. La Svizzera sostiene lo Stato del Nord Africa dalla rivoluzione dei gelsomini del 2011. L'ambasciatrice a Tunisi, fino alla prossima estate, Rita Adam, stila un bilancio del contributo elvetico.
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In Tunisia si guarda con grandi speranze alle prime elezioni locali dall’indipendenza, conquistata nel 1956. Dal voto molte persone si augurano un miglioramento delle condizioni di vita, a volte precarie. La legge per le elezioni a livello comunale stabilisce che sulle liste dei candidati vi sia lo stesso numero di donne e di uomini. Inoltre prevede un’adeguata rappresentanza di giovani nei consessi comunali. Buona parte dei tunisini ha meno di 35 anni.
Nonostante le innumerevoli difficoltà – attentati terroristici, crisi economiche e finanziarie, corruzione – la Svizzera ha accompagnato lo Stato nordafricano. Finora è l’unico Paese arabo che si è dotato di una Costituzione democratica, nel processo volto a dare maggiori libertà alla popolazione.
swissinfo.ch: Come giudica la collaborazione svizzero-tunisina dopo sette anni di transizione democratica?
Rita Adam: Dopo la caduta di Ben Ali nel 2011, il governo svizzero si è rapidamente reso conto delle sfide con cui era confrontata la Tunisia. La Svizzera ha immediatamente deciso di sostenere le riforme poiché questo impegno rientra negli obiettivi della politica estera della Confederazione. La promozione della democrazia e dei diritti umani a livello internazionale è un mandato sancito nella Costituzione federale.
A livello politico, la collaborazione si concentra sul rafforzamento dei processi democratici e dei diritti umani. Sul piano economico si pone l’accento invece sulle riforme economiche e sulla creazione di posti di lavoro. La nostra attenzione è rivolta anche alla migrazione e alla protezione delle persone vulnerabili.
Berna e Tunisi hanno già concordato un primo partenariato in materia di migrazione nel 2012 grazie a cui è stato possibile discutere le questioni relative alla migrazione e al ruolo di quest’ultima nello sviluppo socioeconomico. Nel 2016, quando si è concluso il programma di cooperazione del 2011, abbiamo fatto il punto della situazione e abbiamo deciso di continuare a sostenere la Tunisia.
Durante la sua visita in Tunisia nell’ottobre 2017, la consigliera Simonetta Sommaruga ha lanciato la seconda fase della collaborazione. Si tratta di una nuova strategia di collaborazione per il periodo 2017-2020. Oggi la collaborazione elvetica è ben ancorata nel Paese nordafricano, dove la Svizzera viene considerata un partner affidabile e rispettato.
swissinfo.ch: Il processo democratico in Tunisia è accompagnato da enormi problemi politici, economici e sociali. Oggi a che punto è il Paese?
R. A.: In qualità di osservatrice esterna ho notato importanti passi avanti in Tunisia dal 2011 per quanto riguarda la libertà e la democrazia.
Alla base delle elezioni comunali c’è l’articolo 130 della Costituzione tunisina.
I numeri del voto:
11,3 milioni di abitanti
candidati: 53 668
uomini: 50,74%
donne: 49,26%
liste: 2074
liste di partiti: 1055
liste indipendenti: 860
coalizioni: 159
candidati d’età inferiore ai 35 anni: 52%
candidati d’età inferiore ai 45 anni: 76%
candidati con disabilità: 13 uomini e 5 donne
In questo processo vanno sicuramente ricordate le elezioni dell’Assemblea costituente nel 2011, l’adozione della nuova Costituzione democratica e le elezioni presidenziali e legislative nel 2014.
Voglio inoltre evidenziare gli enormi progressi in ambito di sicurezza pubblica raggiunti dalle autorità tunisine negli ultimi tre anni.
Spesso ho l’impressione che molti tunisini pecchino di impazienza quando dicono che i risultati raggiunti sono ancora insufficienti. Se considero i grandi problemi socioeconomici e le richieste della piazza durante la rivoluzione, posso però capire questo stato d’animo.
Occorre ricordare che le transizioni non sono semplici e che spesso richiedono molto tempo. Per questo motivo si deve evitare di alimentare aspettative eccessive e fissare solo obiettivi realizzabili.
Nel contempo tutti gli attori tunisini coinvolti – del mondo politico, della società civile e del settore privato – devono impegnarsi per tenere viva questa voglia di cambiamento. Penso soprattutto alla piena applicazione della Costituzione del 2014 e alle riforme economiche, sempre più impellenti.
swissinfo.ch: Qual è stato il contributo concreto della Svizzera nell’ambito di questo processo di democratizzazione?
R. A.: Mi immagino che lei alluda alle imminenti elezioni a livello locale, in cui la cooperazione tra i due Paesi ha avuto un ruolo decisivo. Come nel 2011 e nel 2014 sosteniamo lo svolgimento dell’elezione.
Si è parlato molto delle urne elettorali messe a disposizione dalla Svizzera. Questo è stato un contributo tangibile, ma certo non il più importante. Fondamentale è stato il lavoro a livello istituzionale svolto in collaborazione con gli attori tunisini.
swissinfo.ch: Quali partner tunisini hanno approfittato maggiormente delle conoscenze e competenze della Svizzera?
R. A.: Abbiamo istituito dei comitati indipendenti per le elezioni, per esempio la Commissione elettorale suprema indipendente (ISIE) e l’Autorità indipendente di vigilanza sulle comunicazioni audiovisive (HAICA). Queste hanno un ruolo fondamentale durante le elezioni.
L’aiuto della Svizzera alla Tunisia
Dopo la caduta di Ben Ali, nel 2011, in seguito alla rivolta del popolo tunisino, la Svizzera ha reagito rapidamente. Da allora sostiene la delicata transizione dall’ex dittatura verso la democrazia.
Lo fa tramite oltre cento progetti, per un totale di quasi 170 milioni di franchi, che riguardano i settori della cooperazione economica, dell’istruzione e formazione, della promozione della pace e della sicurezza umana.
Tra i numerosi progetti vi è il programma di sostegno al processo elettoraleCollegamento esterno (4,1 milioni di franchi) che riguarda anche le elezioni locali del 6 maggio. Esso è focalizzato sulla creazione di due organi di controllo indipendenti, incaricati di monitorare le elezioni comunali.
Tra gli altri progetti completati o in corso figurano: l’elaborazione di una cosiddetta Carta volontaria (o codice d’onore) vincolante per le parti ai fini di un processo elettorale non violento ed equo; un meccanismo nazionale per la prevenzione della tortura; la promozione della formazione professionale e dell’occupazione; la responsabilità pubblica degli attori statali; il miglioramento dell’accesso al mercato per i prodotti agricoli e alimentari tradizionali e di alta qualità (ad esempio, harissa – designazione di qualità –, fichi di Djebba – AOC – e fichi d’india di Kasserine).
I due partner principali sono stati il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PSN) e la Fondazione internazionale per i sistemi elettorali (IFES). Continueremo a collaborare con loro anche in futuro.
swissinfo.ch: La collaborazione a livello politico si è intensificata tra i due Paesi nel corso degli anni. La Svizzera segue con grande attenzione il processo di democratizzazione in Tunisia.
R. A.: Sì, è così. L’allora presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey si è recata per la prima volta in Tunisia dopo la rivoluzione del 2011. La prima fase di transizione si è conclusa nel 2014 con l’adozione della Costituzione e la creazione di istituzioni, elette democraticamente. Questa evoluzione ha favorito le visite bilaterali di alto livello.
swissinfo.ch: L’immigrazione rimane un tema delicato. Si registrano dei passi avanti nonostante i punti di vista differenti dei due Stati riguardo a questo dossier?
R. A.: Per quanto riguarda le questioni migratorie, la collaborazione tra i due Paesi è buona. Nel 2012 la consigliera federale Simonetta Sommaruga ha dato inizio a un partenariato in materia di migrazione. È stato creato così un quadro istituzionalizzato che favorisce il dialogo e riunisce una volta all’anno gli esperti di ambedue le parti. Tale quadro contribuisce in maniera sostanziale alla comprensione reciproca.
Nell’ambito di questa cooperazione sono stati firmati due accordi migratori e sono state avviate varie altre forme di collaborazione.
Siamo molto soddisfatti di questo partenariato. È ovvio; ci sono divergenze e problemi che vengono però affrontati in maniera costruttiva e in un’atmosfera aperta.
swissinfo.ch: Che esperienza sta vivendo personalmente in Tunisia?
R. A.: Essere ambasciatrice della Svizzera in Tunisia è un’attività molto appagante. Per ogni diplomatica o ogni diplomatico è appassionante assistere in prima persona al processo di transizione che sta vivendo un Paese e una società.
Sono tre i motivi che rendono indimenticabile questa esperienza: dapprima perché mi permette di seguire un processo storico, poi perché è stato il mio primo incarico di capo missione e infine perché la Tunisia è un Paese straordinario.
Per il momento evito di pensare al giorno in cui dovrò lasciare Tunisi. Per fortuna, la mia prossima missione non mi porterà troppo lontano da qui.
(Traduzione di Luca Beti)
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