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Il piano di generalizzare l’e-voting in Svizzera non fa l’unanimità

Ein Mann vor einem Bildschirm
In collaborazione con il Dipartimento d'informatica dell'università di Lucerna e la società Luxoft Holding Inc, la città di Zugo sta sperimentando in questi giorni un sistema di voto elettronico basato sulla tecnologia blockchain. Keystone

Il governo svizzero ha dato il via ieri al processo legislativo per introdurre il voto online come normale canale di suffragio, alla stessa stregua del tradizionale voto alle urne e a quello per posta. "È un grande progresso", si rallegra l'Organizzazione degli svizzeri all'estero, che da anni si batte per l'e-voting. Le opposizioni però non mancano e i commentatori della stampa elvetica vi si focalizzano.

In Svizzera “la fase sperimentale ha mostrato che il voto elettronico può essere esteso in modo sicuro e affidabile e introdotto su tutto il territorio nazionale”, sottolinea il Gruppo di esperti sul voto elettronico (GEVE) nel rapportoCollegamento esterno in base al quale l’esecutivo elvetico ieri ha deciso di imboccare la strada per il passaggio del voto tramite internet dalla fase di test a una modalità ordinaria.

I requisiti di sicurezza saranno determinati dalla Confederazione, cui competerà il rilascio della certificazione per i sistemi di e-voting. Ogni cantone resterà libero di decidere se, quando e come introdurre questo canale di voto. Questo dovrà in ogni caso essere un complemento, non potrà essere un canale sostitutivo: i cittadini dovranno poter decidere liberamente se votare online, per corrispondenza o recandosi al seggio per mettere personalmente la scheda nell’urna.

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Sollievo per gli svizzeri all’estero

La decisione governativa “mostra una vera volontà politica di andare avanti su questo canale di voto, che è diventato normale per molti svizzeri, sia dell’estero, sia dell’interno, e che diventerà sempre più importante negli anni futuri”, commenta la direttrice all’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSECollegamento esterno) Ariane Rustichelli.

“È un’eccellente notizia tanto più nel contesto attuale in cui in parlamento si sono levate delle voci critiche un po’ in tutti i partiti”, puntualizza la direttrice dell’OSE, secondo la quale “occorre seguire il progresso, non solo delle tecnologie ma anche delle abitudini della società”. Una società nella quale tutte le pratiche amministrative si fanno per via elettronica.

Nei media svizzeri oggi c’è però chi solleva dubbi in proposito. In un commento congiunto, i quotidiani zurighese Tages-Anzeiger e bernese Der Bund, rilevano che c’è una notevole differenza tra operazioni online per i propri pagamenti bancari o la compilazione della dichiarazione fiscale e il voto elettronico: “Nell’e-voting è letteralmente in gioco tutto: la democrazia e la sua credibilità, decisioni tangibili che riguardano tutti”, scrivono i due giornali, rilevando che non esiste una sicurezza assoluta contro la manipolazione e che altri paesi vi hanno rinunciato proprio per questo.

La Svizzera dovrebbe assumersi il rischio solo se la portata dei benefici lo giustifica, cosa che i due quotidiani svizzeri tedeschi mettono in discussione, pur riconoscendo qualche vantaggio. In particolare consentirebbe di votare agli svizzeri all’estero che si trovano in paesi in cui oggi ricevono troppo tardi il materiale di voto a causa della lentezza dei servizi postali locali. Inoltre, con l’e-voting “non ci sono più voti nulli e i risultati sono disponibili più rapidamente”.

Danneggiare la fiducia nella democrazia diretta

Ancora più severo è il giudizio della Luzerner Zeitung, secondo cui il voto elettronico metterebbe a repentaglio uno dei principali fattori di successo della Svizzera: la fiducia nella formazione democratica delle opinioni. Nell’era delle fake-news e dei teorici della cospirazione, il semplice pericolo della manipolazione dei dati minaccia di minare la fiducia nella democrazia diretta.

Quanto alle probabilità che il voto online possa portare miglioramenti in questo campo sono scarse: anche il Consiglio federale non si aspetta un aumento dell’affluenza alle urne. E l’agevolazione nell’esercizio del voto è minima.

“Ciò consente di trarre una sola conclusione: l’introduzione del voto elettronico è tutt’altro che una priorità per la Svizzera”, conclude il commentatore della Luzerner Zeitung, che non tiene ovviamente conto degli svizzeri all’estero, una comunità di oltre 750mila persone, che equivarrebbe al quarto cantone della Svizzera in termini di popolazione.

Fronda in parlamento

Nella stessa direzione vanno anche alcuni politici. Capofila dell’opposizione all’e-voting è il deputato nazionale dell’Unione democratica di centro (UDC) e imprenditore informatico Franz Grüter, che ha depositato un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno in cui chiede una moratoria di quattro anni, ad eccezione del voto elettronico per gli svizzeri all’estero.

Secondo Ariane Rustichelli, se la proposta fosse accettata, di fatto “segnerebbe la fine del voto online: considerati i costi generati, i cantoni non spenderebbero così tanto unicamente per i loro compatrioti all’estero”, osserva. La direttrice dell’OSE replica ai timori sulla sicurezza, ricordando che nella fase sperimentale la Cancelleria federale ha sempre dato prova di estrema cautela e affidabilità: “dunque ritengo che possiamo darle piena fiducia”.

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Un’iniziativa per vietare l’e-voting

Dal canto suo, Franz Grüter è determinato a vincere la sua battaglia. Sta già preparando un’iniziativa popolareCollegamento esterno per bandire il voto online dalla Svizzera, che intende lanciare se in settembre la Camera del popolo dovesse bocciare la sua proposta

L’imprenditore informatico vede nel voto elettronico una minaccia per la democrazia. “Con i sistemi odierni, solo pochi esperti hanno una visione d’insieme. Perciò potrebbe anche non essere constatato un rischio di manipolazione, mettendo così in grave pericolo la nostra fiducia nelle elezioni e nelle votazioni”, ha dichiarato al programma informativo della televisione pubblica svizzera tedesca SRF “10vor10”.

Benché il governo abbia spianato il primo tratto, sulla strada per la generalizzazione del voto online in Svizzera restano ancora degli ostacoli.

A Zugo si vota con un’app, ma è un test 

La città di Zugo, prima in Svizzera, sta già esplorando una pista tecnologicamente più avanzata: votare con uno smartphone, utilizzando la propria identità digitale (ID). In questi giorni e fino alle 23:50 del 1° luglio, è in corso una votazione consultiva che funge da test. La sperimentazione si basa sulla tecnologia “blockchain”. Grazie a questa tecnologia le informazioni non vengono conservate su un server centrale, ma distribuite su molti computer in modo sicuro. Ciò dovrebbe impedire attacchi di hacker.

Zugo un anno fa ha proposto ai propri cittadini la possibilità di ottenere una ID. Anche questo progetto si trova ancora in fase sperimentale. Finora circa 240 abitanti hanno già installato sul proprio telefonino l’apposita applicazione.

La sperimentazione in corso servirà a verificare diversi aspetti legati alla sicurezza, alla protezione dei dati e alla segretezza del voto. I detentori di un’identità digitale possono rispondere a due quesiti con un “sì” o con un “no”. Possono dire se apprezzano i fuochi d’artificio organizzati durante la festa sul lago, ma anche se ritengono che il procedimento per il voto elettronico sia semplice. I risultati del test saranno resi noti fra due mesi, dopo le vacanze estive.

Fonte: ​​​​​​​ats

Per e contro a suon di click

Nell’era dei social, naturalmente, il dibattito si è immediatamente animato su Twitter. Ecco alcuni esempi:

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