Da carcere a faro internazionale della democrazia
Dopo la forte mobilitazione popolare in occasione del voto sull’espulsione dei criminali stranieri ("Iniziativa per l’attuazione"), da più parti ci si interroga su come stimolare il dibattito politico – centrale in un sistema di democrazia diretta – anche tra una votazione e l’altra. swissinfo.ch ha cercato una risposta dietro le spesse mura di un’antica prigione, nella capitale svizzera Berna.
Chi sale le scale a chiocciola della Käfigturm, una torre fortificata del 13esimo secolo, scopre non solo un centro d’informazioni sulla democrazia, ma anche uno spazio espositivo e un luogo di incontro e di dibattiti. E ciliegina sulla torta: è la Confederazione a mettere gratuitamente a disposizione dei cittadini e delle cittadine questi locali, a due passi da Palazzo federale, sede del governo e del parlamento. A gestire questo Forum politico sono la Cancelleria federale e i Servizi del parlamento.
Qui regna un principio semplice e repubblicano: “Chi prenota per primo, ottiene uno spazio, indipendentemente dal fatto che sia panettiere, ministro degli esteri, cittadino svizzero o turista australiano. E tutto ciò a costo zero”, afferma Michael Fritsche. Assieme ad Andreas Schilter e a una piccola squadra, dal 1999 Michael Fritsche gestisce il Forum politico nell’ambito del quale vengono organizzati ogni anno oltre 400 eventi. “Chi vuole parlare di un tema politico è al posto giusto. Si va dalle grandi associazioni che vogliono catturare l’attenzione dei media, alle ONG e ai piccoli comitati d’iniziativa, fino ai dibattiti sul Medio Oriente, con rappresentanti dell’ambasciata israeliana”.
La fiducia viene prima del controllo. Capita dunque che agli organizzatori vengano consegnate le chiavi della torre, per chiudere le porte al termine dell’evento. Malgrado i dibattiti spesso accesi, in tutti questi anni non c’è mai stato un problema di sicurezza. La Käfigturm non è dunque mai finita sulla prima pagina dei giornali.
Economizzato poco, perso molto
“Graziato” per un anno
Nel frattempo, il 6 aprile 2016, il governo svizzero ha deciso di prolungare fino al 2017 il contributo annuale al Forum politico Käfigturm. Il portavoce dell’esecutivo federale che si vuole così dare più tempo agli organizzatori per trovare nuovi sponsor.
Forse è proprio anche a causa di questo successo silenzioso che il Forum politico dovrà chiudere nel mese di giugno, vittima delle misure di risparmio della Confederazione. Il budget di poco meno di un milione, che ogni anno veniva messo da parte per le attività della Käfigturm, non può più essere garantito. E questo mentre la Confederazione prevede di spendere mezzo miliardo di franchi per il rinnovo di oltre 2000 veicoli dell’esercito.
La chiusura del Forum politico è un errore capitale, un passo in una direzione meno democratica. Il 28 febbraio ne è un esempio: è stato proprio il dialogo democratico a favorire l’importante mobilitazione della società civile.
La votazione del 28 febbraio 2016 ha avuto delle conseguenze: un tasso di partecipazione del 63,1%, il più alto degli ultimi venticinque anni; un dibattito pubblico che difficilmente ha lasciato qualcuno indifferente; e l’esito del voto, che ha suscitato vive reazioni in patria e all’estero.
Altri sviluppi
Democrazia spontanea, ma ben organizzata
Dopo il ‘no’ popolare all’iniziativa “Per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati” – bocciata al 58,9% – vincitori e vinti hanno lodato a gran voce i vantaggi della nostra democrazia diretta. Anche i dibattiti pubblici che precedono le decisioni hanno un ruolo fondamentale. E per questo, oltre ai diritti di partecipazione sanciti dalla Costituzione, è necessaria un’infrastruttura che permetta questi scambi.
In alcuni comuni queste strutture si ritrovano nelle associazioni o nei club. Ma nelle aree urbane densamente popolate, così come a livello federale, questi luoghi sono tutt’altro che un’evidenza. A questo va aggiunto l’importante ruolo dei media come piattaforma di dibattito costruttivo, dove non sono semplicemente coloro che hanno più mezzi finanziari a potersi esprimere.
I rapidi sviluppi tecnologici e sociali degli ultimi anni hanno messo in evidenza che ci vuole di più di una votazione popolare controversa – e una partecipazione eccezionale – per implementare le importanti conquiste della nostra moderna democrazia: la parola, lo Stato di diritto e una cultura dell’apertura e della tolleranza.
Oltre agli attori privati, particolarmente attivi nella fase precedente al voto del 28 febbraio, è necessario anche un intervento pubblico per favorire il dialogo proprio durante i “tempi morti” tra una votazione e l’altra.
E come per diritti popolari legati alla democrazia diretta, anche per quanto riguarda le infrastrutture partecipative – per così dire i servizi del parlamento per il popolo – la Svizzera gioca nella Champions League. Ma non ne è sempre consapevole. Queste infrastrutture includono, in particolare, il leggendario, unico e ormai quarantenne opuscolo informativo del Consiglio federale, che aiuta a capire i temi in votazione, e l’introduzione progressiva del voto elettronico. E, senza dubbio, anche l’antica torre fortificata che nei suoi 800 anni di esistenza si è trasformata da luogo di difesa e isolamento a scena dell’inclusione politica.
Diffusione fino alla Corea del Sud
Poco importa se si tratta di un gruppo di giornalisti cileni, di parlamentari tedeschi o di avvocati coreani: chi visita la Svizzera per conoscere meglio la sua democrazia arriva prima o poi alla torre Käfigturm.
Risultato: il modello del Forum politico è stato ripreso in diversi paesi, tra cui al “Citizen Hall” di Seoul o al “Public Access Room” di Honolulu.
Anche in Europa il modello della Käfigturm – quale luogo di dibattito e incontro – ha fatto scuola. Ad esempio a San Sebastian, dove un’ex prigione franchista è stata trasformata in un luogo di partecipazione cittadina.
(Traduzione dal tedesco, Stefania Summermatter)
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