Gli occhi degli osservatori svizzeri dell’OSCE sulle spinose elezioni americane
In un clima elettorale estremamente teso, con accuse di brogli e frodi, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha inviato quasi 250 osservatori e osservatrici internazionali negli Stati Uniti, tra cui il ticinese Sascha Alderisi, esperto elvetico, e il consigliere nazionale Jean-Luc Addor. La missione ha l'obiettivo di rafforzare la fiducia nel processo elettorale. Come funziona?
“Ho raggiunto gli Stati Uniti il 3 ottobre. Dopo un briefing a Washington, mi sono spostato a Salem, la capitale dell’Oregon. Attualmente mi trovo a Burns”, spiega Sascha Alderisi. È mattina presto negli Stati Uniti e al telefono, l’esperto ci racconta che da oltre due settimane viaggia da cittadina in cittadina con un altro osservatore norvegese. “Visitiamo gli uffici elettorali della contea, incontriamo i funzionari, le organizzazioni della società civile e verifichiamo come procedono i preparativi in vista del voto del 5 novembre”.
Alderisi fa parte della missione di osservazione elettorale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in EuropaCollegamento esterno (OSCE). Creata nel 1990 con l’adozione della Carta di Parigi per una Nuova EuropaCollegamento esterno, ha il mandato di osservare il rispetto degli standard democratici internazionali e garantire elezioni libere e corrette nei 57 Stati membri dell’OSCE. Dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine della Guerra fredda, molti Paesi dell’Europa dell’Est, dell’Asia centrale hanno avviato processi di democratizzazione che OSCE ha deciso di appoggiare per rafforzare la fiducia dell’elettorato nelle istituzioni.
Nel 1989, la Svizzera partecipa per la prima volta a una missione di osservazione elettorale, inviando esperte ed esperti nell’ambito di una missione ONU in Namibia.
Con la fine della Guerra fredda, numerosi nuovi Stati intendono dotarsi di nuove istituzioni democratiche e legittimare i propri governi tramite elezioni libere ed eque. Un processo che la Svizzera vuole accompagnare per promuovere la pace e la democrazia.
Questo impegno si traduce in numerose missioni OSCE ogni anno. Il gruppo di esperti ed esperte monitorano le elezioni e i processi democratici in vari Paesi.
Fonte: DFAECollegamento esterno
Alderisi, cresciuto in Ticino e con una consolidata esperienza in campo internazionale, non è alla sua prima missione elettorale. Dal 2008 fa parte del gruppo di esperti della Svizzera e ha osservato elezioni in diverse parti del mondo, ma mai quelle americane. “In totale siamo 64 osservatrici e osservatori di 17 Paesi, di cui 6 svizzeri, suddivisi in squadre di due esperti, a cui sono stati assegnati due Stati”, racconta Alderisi.
“Con un altro membro della missione seguo il processo elettorale in Oregon e Washington”. Le elezioni e la possibilità di osservazione sono regolate da leggi locali: ad esempio, il Tennessee, così come altri 17 Stati, vieta la presenza di osservatori internazionali, mentre altri Stati come California, Missouri o Nebraska la autorizzano esplicitamente.
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“Non sono un poliziotto”
Sascha Alderisi è un cosiddetto osservatore elettorale di lungo periodo, impegnato in una missione di circa un mese durante la quale segue la fase pre-elettorale, il giorno dello scrutinio e il periodo successivo alle elezioni.
Si tratta di un incarico di grande importanza, soprattutto dopo le accuse di brogli e frodi sollevate da Donald Trump nelle elezioni presidenziali del 2020; uno scenario che potrebbe ripresentarsi anche quest’anno. “Nel mio ruolo di esperto tecnico, mi occupo di osservare l’applicazione del quadro legislativo locale”, spiega. “Prendo nota di ciò che vedo, senza interferire nel processo elettorale. Non sono un poliziotto. Redigo però un rapporto che include le mie osservazioni, eventuali irregolarità e raccomandazioni”.
In gennaio, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) stabilisce a quali missioni di osservazione elettorale parteciperà la Svizzera, in base a criteri quali la situazione politica e la sicurezza nei Paesi interessati.
Le osservatrici e gli osservatori, selezionati dal pool di esperti, seguono una formazione di una settimana prima di svolgere la prima missione.
Le organizzazioni partner (l’Unione europea, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e l’Organizzazione degli Stati americani) informano il pool di esperti elvetici sulle missioni previste, specificando il Paese d’impiego, la lingua richiesta, la durata e le condizioni di sicurezza.
Dopo la preparazione logistica, che include visti, voli e briefing, le osservatrici e gli osservatori di lungo termine partono per primi, seguiti, a distanza di sei-otto settimane, da quelli di breve termine. Alla fine della missione, le esperte e gli esperti elettorali riassumono le osservazioni in un rapporto per il DFAE.
Fonte: DFAECollegamento esterno
Un primo rapporto intermedioCollegamento esterno è stato pubblicato dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani ODIHR/OSCE il 23 ottobre 2024. Oltre a riepilogare gli obiettivi della missione e le regole del processo elettorale, il documento evidenzia le questioni principali, tra cui la copertura mediatica. Le esperte e gli esperti esprimono preoccupazione per le diffuse campagne di disinformazione, promosse da attori nazionali e stranieri.
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“La campagna è polarizzata e caratterizzata da una retorica aggressiva e conflittuale, con attacchi personali e linguaggio incendiario”, si legge nel testo. Viene inoltre presentato il quadro giuridico per la risoluzione delle controversie elettorali, mettendo in risalto l’elevato numero di cause giuridiche intentate da candidati, partiti politici e organizzazioni a loro affiliate, che riguardano, ad esempio, le procedure di registrazione delle elettrici e degli elettori.
180 parlamentari dell’OSCE in missione
Le missioni di osservazione elettorale sono coordinate dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’OCSE. Per le attuali elezioni americane non è prevista la presenza di osservatrici e osservatori a breve termine, che solitamente vengono inviati poco prima del 5 novembre per osservare unicamente le operazioni di voto e lo scrutinio. Tuttavia, circa 180 membri dell’Assemblea parlamentare dell’OSCECollegamento esterno – una piattaforma per il dialogo e la cooperazione che riunisce più di 320 parlamentari – seguiranno le elezioni. Per la delegazione svizzeraCollegamento esterno sarà il consigliere nazionale Jean-Luc AddorCollegamento esterno a scrutare il voto. “Mi recherò il 1° novembre negli Stati Uniti e il giorno dopo avrò un briefing a Washington”, spiega il politico dell’UDC, che alle precedenti elezioni del 2020 aveva espresso la sua preferenza per TrumpCollegamento esterno. “Insieme ad altri 15 parlamentari, e in coppia con un collega del Bundestag, avrò il compito di osservare lo scrutinio nel Nevada, uno degli Stati in bilico”.
Il parlamentare di Sion, nel Canton Vallese, è entrato a far parte della delegazione svizzera presso l’Assemblea parlamentare dell’OSCE con l’inizio dell’attuale legislatura nel dicembre 2023. Questa è quindi la sua prima missione come osservatore elettorale. “La nostra attenzione sarà naturalmente rivolta sul giorno del voto, il 5 novembre”, ricorda. “Sarà una giornata intensa, che inizierà alle prime ore dell’alba e si concluderà in tarda serata, con la chiusura dei seggi”. Di professione avvocato, Addor dovrà visitare il maggior numero possibile di seggi elettorali per verificare, ad esempio, se il personale presente è sufficiente o se le elettrici e gli elettori possono votare senza restrizioni. Al termine, il consigliere nazionale invierà le sue osservazioni al core team della missione dell’OSCE a Washington.
OSCE; un’istituzione poco nota negli USA
“La posta in gioco è alta, non solo per gli Stati Uniti ma per il mondo intero”, sottolinea Addor. “L’esito delle elezioni definirà la politica internazionale dei prossimi anni e si ripercuoterà, ad esempio, sulla posizione degli USA rispetto alla guerra in Ucraina, sul conflitto in Medio Oriente o sull’impegno americano in seno alla NATO”. Il consigliere nazionale UDC ricorda il voto di quattro anni fa, quando Donald Trump non aveva accettato l’esito dello scrutinio, parlando di elezioni truccate e corrotte. “La presenza degli osservatori dell’OSCE può rafforzare la fiducia della popolazione e la credibilità del voto”, afferma Addor. “Non siamo un’autorità internazionale e non spetta a noi decretare la validità dell’elezione anche perché l’OSCE è un’istituzione poco conosciuta negli USA. Sarà il popolo americano a giudicare la legittimità del risultato”. Gli esperti internazionali non sono gli unici a osservare il voto. Infatti, il processo viene seguito da osservatori nazionali appartenenti alla società civile, ai partiti o al mondo accademico.
La missione della delegazione dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE si concluderà il 6 novembre 2024 con la pubblicazione di un rapporto preliminare e una conferenza stampa congiunta con l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR). I responsabili delle due missioni, Tamás Meszerics, esperto ungherese a capo della missione ODIHR, e Pia Kauma, parlamentare finlandese, presenteranno una prima valutazione delle elezioni. “Alcuni mesi dopo verrà pubblicato il rapporto finale dell’OSCE sulle elezioni statunitensi”, spiega Alderisi. “Il testo includerà un’analisi completa di tutte le fasi elettorali e le raccomandazioni per migliorare i processi”. Per il ticinese, la missione di osservatore elettorale giungerà al capolinea il 10 novembre, quando, dopo oltre un mese, rientrerà dagli Stati Uniti.
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Articolo a cura di Daniele Mariani e Benjamin von Wyl
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