Il potere del popolo passa dai pedali
I promotori dell’iniziativa popolare “per la bici” vogliono che la Confederazione si impegni di più per rendere l’uso delle due ruote più sicuro e attrattivo. In che modo la montagnosa svizzera può trasformarsi in un paradiso per gli appassionati di bici?
Spetterà probabilmente al popolo decidere il futuro della bicicletta in Svizzera. A inizio marzo, i promotori dell’iniziativa “per la bici”Collegamento esterno hanno infatti consegnato alla Cancelleria federale le 100mila firme necessarie.
Lanciata da Pro Velo Svizzera, l’iniziativa popolare “per la bici” ha raccolto complessivamente 121mila sottoscrizioni. Poco più di 105mila sono state consegnate alla Cancellerie federale a inizio marzo 2016.
Dopo il dibattito in parlamento, il governo dovrà fissare una data per sottoporre il testo a votazione popolare.
Attualmente vi sono oltre venti iniziative popolari pendenti.
Attualmente non esistono dati esaustivi sulla rete di piste ciclabili in Svizzera, fatta eccezione per i percorsi promossi a livello turisticoCollegamento esterno.
Ciò malgrado, i sostenitori della mobilità a due ruote concordano che la Svizzera può fare di più per promuovere l’uso della bicicletta, in particolare nelle regioni francofone e italofone, dove la maggior parte della popolazione preferisce ancora spostarsi in automobile.
“C’è una mentalità diversa rispetto alla Svizzera tedesca, anche se le cose stanno lentamente cambiando”, afferma Jean-François Steiert, presidente di Pro Velo SvizzeraCollegamento esterno e deputato in parlamento per il Partito socialista. Steiert sottolinea in particolare i progressi registrati negli ultimi anni a Losanna e in alcune cittadine vicine al confine con la Francia, dove i bisogni dei ciclisti sono stati presi maggiormente in considerazione nella pianificazione urbana.
Membro del comitato d’iniziativa, il deputato Marco Romano (PPD, centro) ammette che il suo cantone – il Ticino – è rimasto parecchio indietro. Per quanto riguarda la mobilità dolce, ha lo statuto di “un paese in via di sviluppo”, scherza Romano, sottolineando la necessità di investire maggiormente nelle infrastrutture per i ciclisti, anche a scopo turistico.
Non solo piste ciclabili
Rispetto a paesi come l’Olanda o la Danimarca, la topografia della Svizzera non è certo favorevole ai ciclisti che non amano inerpicarsi sulle colline. Solo un terzo del territorio è infatti pianeggiante.
Per quanto riguarda le infrastrutture per i ciclisti, la Svizzera si situa nella media rispetto alla maggior parte dei paesi, ma vi è un notevole potenziale di sviluppo. Una persona su dieci lavora nel raggio di 5 km dalla sua abitazione, una distanza ideale per gli spostamenti in bicicletta, afferma Steiert.
Promuovere l’uso della bici non significa però unicamente costruire delle piste ciclabili qua e là, ma anche prevedere parcheggi a sufficienza, zone a traffico limitato (30 km/h), piste veloci e lente, meno semafori. Più in generale la pianificazione urbana dovrebbe tenere maggiormente in considerazione i bisogni dei ciclisti.
Nuove possibilità con le e-bike
Anche Evi Allemann, presidente dell’Associazione traffico e ambiente (ATA) , ritiene che ci sia un grande potenziale di sviluppo nelle aree urbane pianeggianti. “Sono necessarie piccole e grandi misure per rendere più attrattivo l’uso della bicicletta”, afferma la deputata socialista, sottolineando che la chiave è la messa a disposizione delle infrastrutture necessarie.
Ovviamente chi abita in zone collinari incontra maggiori difficoltà, ma la popolarità delle biciclette elettriche ha aperto nuovi orizzonti. “Si possono scalare montagne con le e-bike”, afferma Steiert.
I promotori dell’iniziativa per la bici chiedono di iscrivere nella Costituzione la promozione delle piste ciclabili e delle infrastrutture necessarie su tutto il territorio nazionale, un po’ come accade per i sentieri alpini. Stando all’Ufficio federale di topografia, la Svizzera conta attualmente una rete di sentieri di montagna di circa 24mila chilometri.
Sostegno da destra a sinistra
I promotori dell’iniziativa per la bici hanno impiegato otto mesi – sui 18 previsti – per raccogliere le 100mila firme necessarie. Il testo è sostenuto da esponenti della sinistra e del centro-destra.
Daniel Bachofner afferma che la reazione della popolazione è stata molto favorevole. “La nostra proposta risulta abbastanza ragionevole anche agli occhi degli automobilisti. Abbiamo cercato di spiegare che è anche nel loro interesse avere meno biciclette sulla strada”, dice il leader della campagna.
(Traduzione dall’inglese, Stefania Summermatter)
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