Prospettive svizzere in 10 lingue

L’insegnamento del francese alla prova delle urne

Prima l'inglese o il francese? Gli elettori del canton Nidvaldo dovranno rispondere domenica 8 marzo. Keystone

La controversia sull’insegnamento delle lingue alle elementari ritorna in primo piano. Nel canton Nidvaldo, un’iniziativa chiede di sopprimere uno dei due idiomi ‘stranieri’ insegnati. La priorità verrebbe verosimilmente data all’inglese. È la prima volta che gli elettori si esprimono su questo tema.

L’otto marzo, i cittadini del canton Nidvaldo sono chiamati ad esprimersi su un’iniziativa dell’Unione democratica di centro (UDC/destra conservatrice) che chiede che nei sei anni del ciclo scolastico primario sia insegnata una sola lingua ‘straniera’.

In pratica si tratterebbe di mettere fine all’insegnamento del francese (una delle quattro lingue nazionali in Svizzera) a partire dalla quinta, per mantenere solo l’inglese dalla terza.

I fautori della proposta affermano che per bambini fino ai 12 anni di età imparare simultaneamente due nuove lingue rappresenta un carico eccessivo.

«Gli allievi delle scuole elementari devono prima di tutto imparare correttamente il tedesco e la matematica», scrive l’UDC in un comunicato.

Nei cantoni della Svizzera francese, la prima lingua ‘straniera’ insegnata è il tedesco.

Nella Svizzera tedesca, invece, alcuni cantoni danno la priorità al francese, altri all’inglese.

In Ticino viene invece insegnato dapprima il francese, mentre nei Grigioni – cantone trilingue – si può scegliere tra tedesco, italiano e romancio.

L’inglese è la seconda lingua straniera insegnata nella maggior parte dei cantoni.

Il governo cantonale, capeggiato da Res Schmid, direttore del dipartimento dell’educazione e membro dell’UDC, sostiene la proposta, contrariamente alla maggioranza del parlamento, che l’ha respinta.

Secondo Schmid, i lunghi anni di esperienza di insegnamento di due lingue si sono rivelati deludenti.

Docenti contrari

La maggior parte dei docenti del cantone si oppone invece all’iniziativa. Gli insegnanti sostengono che i circa 2’300 allievi delle scuole elementari di Nidvaldo verrebbero a trovarsi in una posizione svantaggiata rispetto agli studenti della stessa età di altri cantoni.

Se l’iniziativa venisse accettata, gli sforzi di armonizzazione dell’insegnamento delle lingue straniere nei 26 cantoni svizzeri potrebbero subire una battuta d’arresto. «Ogni decisione di questo tipo da parte di un singolo cantone sarebbe disastrosa», afferma Jürg Brühlmann, dell’Associazione svizzera degli insegnanti.

«Per il momento non vi è un bisogno urgente di buttare all’aria la nostra politica in materia di lingue», aggiunge Hans-Peter Zimmermann, deputato nel parlamento cantonale di Nidvaldo per il Partito popolare democratico.

Turgovia è già uscito dai ranghi

L’insegnamento delle lingue è un tema ad alto contenuto emotivo e politico in un paese con quattro lingue ufficiali – tedesco, francese, italiano e romancio.

I diversi dipartimenti cantonali dell’educazione stanno da tempo cercando di armonizzare i curricula scolastici. L’idea è che tutti i bambini inizino ad apprendere una seconda lingua nazionale più l’inglese entro il quinto anno di elementari.

Il canton Turgovia è però uscito dai ranghi l’anno scorso, quando il parlamento ha deciso di sopprimere l’insegnamento del francese alle elementari, suscitando le ire dei cantoni della Svizzera francese.

Iniziative per ridurre il numero di lingue straniere insegnate nel ciclo primario sono pendenti anche in altri due cantoni, Lucerna e Grigioni.

Un rischio per la coesione nazionale?

In agosto, i direttori dei dipartimenti cantonali dell’educazione dovrebbero stilare un bilancio delle riforme, iniziate dieci anni fa.

I disaccordi stanno facendo planare lo spettro di un intervento delle autorità federale e di una limitazione dell’autonomia cantonale.

Il ministro dell’interno Alain Berset ha ripetutamente affermato che non intende tollerare attacchi all’insegnamento di una seconda lingua nazionale alle elementari. La coesione nazionale è a rischio se il francese fosse cancellato dai programmi, ha messo in guardia.

A inizio marzo, Berset ha indicato che prima di agire preferisce attendere l’esito del bilancio della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione. Tuttavia ha precisato che la Confederazione è pronta a fare la sua parte, appoggiandosi – se del caso – sull’articolo costituzionale in vigore dal 2006, che prevede una certa armonizzazione del sistema educativo svizzero.

(traduzione dall’inglese di Daniele Mariani)

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