La 5a Svizzera s’interroga sulla democrazia diretta
Citata sovente come la culla della democrazia diretta, la Svizzera non offre a tutti i suoi cittadini nel mondo gli strumenti per esercitarla. Gli espatriati ribadiscono la necessità del voto elettronico.
Nell’anno delle elezioni federali, la democrazia diretta nel contesto internazionale è stata al centro dell’89° Congresso degli svizzeri all’estero svoltosi sabato a Lugano. I circa 400 presenti hanno avuto modo di esaminare pregi e difetti del modello elvetico, come pure di discutere dell’opportunità di adattarlo alle esigenze contemporanee.
Assieme al federalismo e alla neutralità, la democrazia diretta è solitamente considerata l’essenza stessa della Svizzera. Contrariamente a quanto suppongono taluni, non è però un’esclusiva elvetica. Nel mondo esistono altri modelli, ha rammentato lo storico René Roca. Tutti hanno comunque in comune una caratteristica: nascono da una volontà dal basso verso l’alto. Se imposta, la democrazia diretta non può funzionare, ha rilevato lo studioso.
Pur non essendo l’unico, il modello svizzero risponde benissimo alle esigenze di un paese multilingue e multiculturale, poiché “è un fattore di rispetto delle minoranze e delle differenze”, ha osservato l’ex vicecancelliere della Confederazione ed ex portavoce dell’esecutivo federale Achille Casanova.
Esso offre “il grosso vantaggio di obbligare a un dialogo politico conseguente e continuo fra il governo e il popolo”. E ciò presuppone tolleranza, comprensione e rispetto reciproci. Valori che oggi sono minacciati, si è rammaricato Casanova.
Gli strumenti indispensabili
D’altra parte, “la democrazia diretta per gli svizzeri all’estero non è ancora realizzata”, ha sottolineato l’ex vicecancelliere, che ha definito “ancora ampiamente insoddisfacente” le condizioni d’esercizio dei diritti politici per gli espatriati. Nonostante i progressi conseguiti negli ultimi anni e le riforme in corso, di fatto molti espatriati non partecipano agli scrutini a causa delle complicazioni amministrative e di ritardi nella consegna del materiale di voto.
La rivendicazione del voto elettronico da parte della Quinta Svizzera, agli occhi di Casanova è dunque giustificata. L’ex vicecancelliere ha salutato come “un passo di grande importante”, la possibilità di votare per internet offerta per la prima volta a livello di elezione federale il 23 ottobre prossimo. Una possibilità certo limitata a quattro cantoni – Grigioni, Basilea Città, Argovia e San Gallo – ma che si spera preludio di una svolta decisiva.
Questo anche alla luce della crescita continua del numero di svizzeri all’estero iscritti nei registri elettorali. Attualmente sono circa 135mila, ossia “il 25% degli espatriati in età di votare e il 2,4% di tutto il corpo elettorale svizzero. A titolo di confronto, il canton Grigioni ha lo stesso numero di aventi diritto di voto”, ha evidenziato il presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero Jacques Simon Eggly.
Pur non potendo promettere che l’e-vote diventerà una realtà per tutta la Quinta Svizzera alle elezioni del 2015, la ministra delle infrastrutture Doris Leuthard ha assicurato che le autorità federali sostengono questa rivendicazione. In particolare la Cancelleria federale s’impegna a fondo in questa direzione.
“Biglietto da visita”
Ospite d’onore al Congresso, la consigliera federale ha sottolineato che le autorità elvetiche prendono molto sul serio le preoccupazioni e gli interessi della Quinta Svizzera. Quali risposte della Confederazione ai suoi cittadini residenti fuori dai confini nazionali, oltre all’e-voting, ha citato la creazione del cosiddetto sportello amministrativo unico e l’istituzione di una hotline, entrambi accessibili 24 ore su 24, che sono in fase di preparazione.
“Siete il nostro biglietto da visita nel mondo”, ha affermato la Leuthard, illustrando l’importanza accordata da Berna alla Quinta Svizzera. Un’importanza ancora maggiore in tempi estremamente difficili come quelli che corrono, ha spiegato la consigliera federale che ha incentrato il suo discorso sulla crisi economica finanziaria mondiale e sulle sfide cui è confrontata la Svizzera.
Auspicando che la Svizzera possa continuare a contare sul contributo dei propri cittadini nel mondo per restare stabile e competitiva, la ministra ha concluso augurando agli espatriati di avere molto “coraggio civile”.
Interrogata da swissinfo.ch al termine dei lavori congressuali, Doris Leuthard si è detta impressionata della grande partecipazione e della vastità degli interessi dimostrati dai connazionali residenti all’estero.
La ministra ha fra l’altro apprezzato la risoluzione adottata venerdì dal Consiglio degli svizzeri all’estero in cui si chiede la salvaguardia e il rafforzamento dell’accordo sulla libera circolazione delle persone fra la Confederazione e l’Unione europea. Ciò costituisce la piena approvazione della linea seguita dal governo federale, ha dichiarato.
Il Congresso degli svizzeri all’estero è la riunione annuale nella Confederazione degli espatriati. I partecipanti dibattono su un tema prestabilito, si aggiornano sull’attualità svizzera, si scambiano informazioni e si incontrano con autorità elvetiche. Visite e animazioni completano il programma.
Ogni anno il congresso si svolge in una località diversa. Nel 2012, il 90° congresso si terrà a Losanna.
Al Congresso a Lugano l’ex presidente del Collegamento svizzero in Italia Roberto Engeler sabato ha annunciato una buona notizia: il 5 settembre a Cadorago, in provincia di Como, sarà aperta una scuola svizzera. La cerimonia d’inaugurazione è in programma il 1° ottobre.
Engeler ha ricordato che le scuole svizzere all’estero sono state fra le grandi vittime delle misure di risparmio della Confederazione negli ultimi decenni. “Negli ultimi 27 anni ne sono state chiuse sei – a Genova, Firenze, Napoli, Luino, Domodossola e Rio de Janeiro – e ne sono state aperte solo 2 – entrambe in Messico, a Cuernavaca e Queretaro -“.
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