La formula magica svizzera: fiducia e stabilità

Populismo, disgregazione e tendenze autoritarie stanno cambiando il mondo. In Svizzera, invece, regna una certa stabilità. Come mai? Un'analisi di Benjamin von Wyl.
Nel 2025, il mondo è di fronte a cambiamenti sostanziali. Sul fronte della geopolitica, alleanze tradizionali sono messe alla prova. In molti Paesi, nello scorso anno movimenti populistici hanno conquistato le urne e in qualche caso, addirittura il Governo.
Negli Stati Uniti Elon Musk, l’uomo più ricco del pianeta, sta portando la sua filosofia di modifica radicale nelle stanze dell’amministrazione pubblica.
Intanto in Svizzera, i quattro maggiori partiti condividono l’arte del governare, come d’altronde è per lo più avvenuto a partire dal 1959.

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A scrivere di democrazia in salsa svizzera per un pubblico internazionale, spesso ci si ritrova ad argomentare attorno al tema della stabilità, per una narrazione in punta di piedi fra l’immagine scintillante del Paese e le sue zone grigie.
Resta il fatto, e continuiamo a raccontarlo, che nella Confederazione la percezione della politica e delle istituzioni è più positiva di quanto si osservi nel contesto internazionale.
La grande fiducia nel Governo che regna in Svizzera
C’è che viviamo in un momento storico nel quale la fiducia nelle istituzioni politiche è a repentaglio. A livello nazionale, e addirittura sovranazionale. Negli Stati Uniti, per esempio, nel 2023 meno di un terzo della popolazione diceva di avere fiducia nel Congresso, quota che saliva a due terzi quanto a quella riposta nelle istituzioni governative locali.
Un dato per certo anche dovuto al fatto che a livello locale, in genere si conoscono più da vicino le personalità politiche e si toccano con mano gli effetti del loro impegno: nuove strade e parchi, o quel parcheggio negato.
Nell’ultimo sondaggio condotto dall’OCSE, meno del 40 per cento delle persone interpellate ha indicato di avere fiducia nel proprio Governo nazionale. I risultati sono stati pubblicati nel luglio 2024Collegamento esterno.
In un sondaggio realizzato in Svizzera nel novembre 2023, il 61,9% ha dichiarato di riporre molta o moderata fiducia nel Governo federale. Solo il 23,6% ha indicato poca o scarsa fiducia. Il 13,1% ha risposto di non avere un’opinione netta sul tema, e l’1,4% di non sapere cosa pensarne.
La fiducia crea stabilità
Qualche tempo fa, il gruppo “democrazia” della redazione di SWI swissinfo.ch si è chinato sulla questione, e anzitutto si è chiesto quali siano gli ingredienti che portano la Svizzera a raggiungere cotanti risultati.
Gioca forse un ruolo il fatto che nel Paese molte persone godano di un relativo benessere economico? O magari è la cultura politica, che fa sì che il Consiglio federale viaggi in treno come le persone comuni? Oppure c’entra la democrazia diretta?
A seguire, la redazione ha prodotto sul tema tanti articoli, ognuno dei quali dedicato a uno di queste componenti. Una sorta di collage creativo, alla scoperta della formula svizzera.
Se oggi torno a riflettere sulla questione e provo a ricomporre i pezzi di questo curioso puzzle, mi ritrovo a concludere che la fiducia crea stabilità, e che la stabilità rende possibile la fiducia. Senza stabilità, non c’è fiducia. Ma in una democrazia stabilità non significa certo che sia impossibile introdurre cambiamenti.

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Questo significa però che i meccanismi di funzionamento delle istituzioni politiche devono essere solidi e trasparenti. Fattore essenziale, d’altronde, perché una democrazia possa funzionare.
Noémie Roten, direttrice dell’iniziativa “Service Citoyen”, ha portato alla ribalta delle cronache lo scandalo delle firme false. Avrebbe avuto ottime ragioni per esprimersi criticamente sull’operato delle autorità svizzere. E invece, quando l’ho intervistata mi ha detto che un episodio del genere è in fondo un’opportunità per una democrazia. L’unica cosa importante, ha sottolineato, è come poi venga gestita la partita.

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I risultati elettorali scorretti del 2023
Per il sondaggio OCSE che ha visto la Svizzera trionfare, nel nostro Paese le interviste si sono svolte fra il 25 ottobre e gli ultimi giorni di novembre 2023. In quel momento, eravamo all’indomani delle votazioni nazionali, a margine delle quali le autorità avevano comunicato risultati rivelatisi scorretti. Tre cantoni avevano sbagliato a fare di conto, e l’errore è stato pubblicamente ammesso dalle autorità proprio il 25 ottobre.
Il pasticcio non avrebbe comunque avuto conseguenze sull’assegnazione dei seggi, elemento questo che ha probabilmente contribuito al fatto che l’episodio dei risultati scorretti non ha fatto scandalo. Ma è possibile abbia giocato un ruolo, che le autorità abbiano chiaramente ammesso l’errore, e spiegato in maniera trasparente come fosse potuto accadere.
La stabilità delle società autoritarie
Tuttavia, la stabilità da sola non basta a creare fiducia. Notoriamente, anche in società a guida autoritaria ci può essere una notevole stabilità. E in fondo, bisogna ammetterlo, forse è proprio l’aspirazione alla stabilità a far sì che in molti Paesi sempre più persone scelgano di votare per partiti orientati all’autoritarismo. Persino laddove le loro figure di punta siano persone note per essere delle bugiarde patentate.
Eppure, laddove c’è fiducia, difficilmente si finisce per votare un partito che punta alla distruzione o al populismo. La fiducia diffusa nella società finisce, di fatto, per generare anche stabilità democratica.

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Perché l’AfD è interessato alla democrazia diretta in Svizzera
Un altro sondaggio ha di recente mostrato che la maggioranza in Svizzera ritiene che il sistema elvetico, una parziale democrazia diretta, sarebbe il migliore del mondo. La popolazione partecipa al dibattito politico e nel farlo, impara a capire cosa significhi esattamente.
È possibile che ci sia un equivoco di fondo, su quale sia il vero significato per il vivere insieme del diritto che regola iniziative e referendum. Spesso le votazioni popolari vengono apprezzate soprattutto per un loro peculiare aspetto: quel consentire un dibattito ampio nella popolazione su un determinato argomento, dibattito che poi condurrà a prendere una decisione. Come dire: che bello che ne abbiamo parlato ma ora, che sia la maggioranza a decidere.
Il malcontento della minoranza
Forse, però, l’effetto più incisivo degli strumenti di democrazia diretta sulla compattezza sociale non risiede nelle decisioni della maggioranza. Anzi, magari è proprio il contrario: la minoranza è in condizione di esplicitare il suo malcontento, e l’intero consesso sociale è tenuto a farci i conti.
C’è letteratura su quanto i diritti così come sono costituiti in un sistema di democrazia diretta, abbiano un impatto sul tasso di soddisfazione della minoranza politica.
Il politologo Julien Jaquet nella sua dissertazione li ha studiati alla luce della democrazia diretta svizzera e statunitense. Dal suo studio è emerso che negli Stati americani a guida democratica, è soprattutto il campo repubblicano a puntare sulle votazioni popolari. Jaquet è giunto alla conclusione, inoltre, che ci sono più votazioni di questo tipo, laddove la popolazione non si sente adeguatamente rappresentata.
Nell’intervista concessa a SWI swissinfo.ch, il politologo mi ha detto che laddove questo accade, le iniziative popolari sarebbero in buona sostanza un modo per compensare la sensazione di non essere adeguatamente rappresentati.
Democrazia diretta e il diritto di pensarla diversamente
La democrazia diretta alla svizzera significa che chiunque può sottoporre un quesito al popolo, che si tratti di un socialdemocratico di un’assemblea comunale del conservatore Oberland bernese, o di una cittadina di destra a Bienne, una città piuttosto orientata a sinistra. Certo, questi tentativi potranno fallire miseramente, alla luce delle maggioranze locali. Tuttavia, spesso accade invece che quell’argomentazione alternativa finisce per fare presa e si arriva a un compromesso. E talvolta, quell’idea può arrivare ad imporsi.
E se la proposta cade nell’acqua, in ogni caso il Governo locale tenderà quanto meno a prestare maggiore attenzione a non commettere errori. Perché chi ha un’opinione differente è consapevole del suo diritto, è determinato a farne uso e sa bene che quel diritto è intoccabile.
Una comunità unita
In Svizzera, il fattore fiducia è probabilmente così forte perché la popolazione è consapevole che la democrazia è una rete, nella quale giocano un ruolo anche i media, così come la galassia del volontariato, dalle associazioni ai sindacati.
La Svizzera è una rete della quale fanno parte a pieno titolo la cittadinanza e il Governo. E succede, neanche poi così di rado, che il popolo faccia la parte del leone. Per esempio, quando in una domenica alle urne ci si ritrova con l’elettorato che manda ai piani alti un messaggio inequivocabile che invita alla riflessione.
Questo significa anche che in Svizzera è diffuso il sentire che politica locale, cantonale e nazionale sono collegate. Chi ha fiducia nelle autorità locali, non è detto che per questo comprenda a pieno il funzionamento del Parlamento o dell’esecutivo federale. Ma è consapevole del fatto che il Governo locale è parte della stessa comunità. Il fattore fiducia alla svizzera è, insomma, un gioco di collaborazione che coinvolge tutti i livelli del vivere insieme.

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La nostra newletter sulla democrazia
Articolo a cura di Giannis Mavris
Traduzione di Serena Tinari
Questo articolo si basa su una conferenza tenuta da Benjamin von Wyl, rappresentante di SWI swissinfo.ch, al Politforum Thun nel marzo 2025.

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