La Svizzera, una democrazia a doppio binario
La Svizzera è una democrazia molto rispettata, ma lo è diventata a tutti gli effetti soltanto nel 1971, quando gli uomini hanno approvato il suffragio universale. Le persone straniere residenti tuttavia, che equivalgono a un quarto degli 8,6 milioni di abitanti del Paese, non hanno alcun diritto politico sul piano nazionale.
In Svizzera, le persone senza passaporto rossocrociato pagano le tasse, versano i contributi previdenziali e per l’assicurazione contro la disoccupazione e con i loro consumi alimentano l’economia interna. Siccome sono privi di diritti politici, in Svizzera un quarto della popolazione è composto tuttavia di cittadini e cittadine di seconda classe.
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La trequarticrazia svizzera
Tra di essi si annovera anche Paola Palmieri. “Sono nata qui a Basilea nel 1977. Sul mio libretto per stranieri la data di entrata è la mia data di nascita. Ho frequentato la scuola qui ed è in questo luogo che mi sento a casa”, afferma Palmieri. A livello politico però può dire la sua soltanto in Italia, Paese d’origine dei genitori. In Svizzera infatti i diritti politici sono legati alla cittadinanza.
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Al livello politico appena sottostante le cose sono leggermente diverse: due dei 26 Cantoni della Confederazione – Neuchâtel e Giura – accordano anche alle persone straniere il diritto di voto e di eleggibilità sul piano cantonale.
E sul piano comunale – il terzo livello dello Stato nel sistema federalistico elvetico – sono cinque i Cantoni ad estendere il diritto di voto alle persone straniere. Oltre al Giura e a Neuchâtel si tratta di Friburgo, Vaud e Ginevra. Su questo punto esiste dunque un fossato tra la Romandia e la Svizzera di lingua tedesca.
Perlomeno tre Cantoni della Svizzera germanofona, Appenzello Esterno, Basilea Città e i Grigioni, autorizzano i rispettivi comuni a contemplare il diritto di voto facoltativo per chi è straniero.
Complessivamente, stranieri e straniere possono impegnarsi a livello politico in circa 600 dei 2202 Comuni della Svizzera.
Sul piano nazionale il diritto di voto per chi non ha il passaporto rossocrociato non ha alcuna possibilità di spuntarla. “Senza passaporto rossocrociato nessuna voce in capitolo”: è quanto sostiene la maggioranza di centro-destra. “La cittadinanza svizzera non va concessa alla leggera, ma solo dietro una controprestazione, vale a dire la naturalizzazione”, afferma Thomas Burgherr, consigliere nazionale del partito conservatore di destra Unione democratica di centro (UDC).
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Per questa ragione i pragmatici si concentrano sul livello comunale. Un loro esponente è Joachim Blatter, professore di scienze politiche all’Università di Lucerna. La Svizzera escluderebbe più gente dal sistema democratico della maggior parte degli altri Paesi europei, afferma, e sostiene il diritto di voto per tutti coloro che risiedono in un Comune da almeno cinque anni.
Joachim Blatter è parte di un nuovo movimento che si manifesta soprattutto nelle aree urbane come Zurigo e Basilea. Il diritto di voto alle persone straniere viene però discusso anche nelle regioni alpine, ad esempio a St. Moritz.
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Il Comune aeroportuale di Kloten organizza delle ‘Landsgemeinde’ aperte a tutti, svizzeri e straniere, cui sono esplicitamente invitati anche gli individuoi che non hanno ancora raggiunto i 18 anni, l’età in cui si acquisisce il diritto di voto.
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Jan, il volto dei vincitori a Kloten
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